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Diritti umani

Buon Natale, con la proposta di inclusione e neutralità dell’UE nella “European Commission Guide-Lines for Inclusive Communication” 

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Helena Dalli : “dobbiamo offrire una comunicazione inclusiva, garantendo che tutti siano apprezzati e riconosciuti, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dall’origine etnica, dalla religione, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale…”.

di Damiana Cicconetti

Il 30  novembre è stato reso noto un documento interno della Commissione Europea che ha suscitato non poco scalpore: una serie di regole redatte dalla commissaria maltese per l’uguaglianza Helena Dalli, da osservare in comunicazioni interne alle aule dell’Euro-parlamento e delle Commissioni, affinché i funzionari si uniformino ad una comunicazione più inclusiva e neutrale, nel pieno rispetto di una Union of Equality.

Perché, per la Commissione Europea “ogni persona in UE ha il diritto di essere trattata in maniera uguale, senza riferimenti di etnia, genere, razza, religione, disabilità ed orientamento sessuale…”: questo ha sottolineato Bruxelles nelle sue linee guida, dal titolo European Commission Guide-Lines for Inclusive Communication.

Scopo principe è, dunque, l’adozione di formule alternative, senza riferimenti religiosi e/o di genere, per rendere effettiva l’inclusività e la neutralità, pur senza imposizione di obblighi e proibizioni.

Eppure commenti e critiche sono stati a dir poco negativi, in quanto l’intento dell’UE è stato mal interpretato, soprattutto da taluni politici.

In effetti, molti hanno voluto intendere il documento come un divieto anche se, formalmente, l’UE non ha avuto la presunzione di vietare alcunché. Tanto più frasi di augurio quali “Buon Natale…”, o l’uso di nomi dai riferimenti religiosi quali “Giovanni e Maria…”, o, infine, affermazioni quali “Signori e Signore…”.  

Invero, l’unica raccomandazione dell’UE ha riguardato il linguaggio utilizzato nelle comunicazioni ufficiali, chiarendo che è preferibile “non usare nomi e pronomi legati al genere del soggetto; mantenendo sempre un equilibrio tra genere nell’organizzazione di ogni panel…”. Pertanto “se si utilizza  un contenuto audiovisivo o testimonianze bisogna assicurarsi che la diversità sia rappresentata in ogni suo aspetto…”.

Da qui la conseguenza logica di tal ragionamento, senza dubbio condivisibile: “Non rivolgersi alla platea con le parole ladies o gentlemen, perché è meglio usare un generico dear collegues…”. E, ancora, “quando si parla di transessuali è doveroso non identificarli con la loro indicazione. Ad esempio dire gay, perché è preferibile persona gay…”. Sconsigliabile, inoltre, l’espressione “the elderly…”, gli anziani, perché offensiva. Meglio, quindi, “older peaple… popolazione più adulta…”. Infine, “del tutto errato parlare di disabili anziché di persone con disabilità, come pure usare nomi tipici di una religione quali Maria e Giovanni, anziché Malika e Giulio…”.

E, poi, l’analisi dell’affermazione che, ancor più di ogni altra, ha causato tanto e tale scalpore: “evitare di fare gli auguri con la consueta frase “Buon  Natale”, perché è preferibile l’espressione “Buone Feste o Vacanze…”, nel pieno rispetto di ogni credo e fede, anziché della sola religione cattolica. E il motivo è fin troppo evidente: in Europa non vi sono solamente cattolici. L’Europa, come pure l’Italia, è oltretutto un’istituzione laica; quindi, non bisogna fare riferimento alla sola religione cristiana.

Senza dubbio, il pensiero di Helena Dalli è giusto e condivisibile, soprattutto quando chiarisce che “dobbiamo offrire una comunicazione inclusiva, garantendo che tutti siano apprezzati e riconosciuti, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dall’origine etnica, dalla religione, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale…”.   

Ancor più giusto e logico, poi, il punto in cui Helena Dalli incalza, arrivando a sostenere che “bisogna porre attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, oltre a non rivolgersi a uomini e donne in modo diverso. Ad esempio, evitare di chiamare un uomo per cognome e una donna per nome. E, ancora,  scegliere sempre con cura le immagini per accompagnare una comunicazione, assicurandosi che donne e ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi, mentre gli uomini nei soli ruoli attivi ed avventurosi…”.

…Una tabella in cui è presente una sorta di  decalogo di cosa si può dire e cosa no, seppur a livello di consiglio.

Pertanto, una volontà prettamente inclusiva quella dell’UE, che ha così inteso cancellare il solo genere maschile e femminile, anche se ha utilizzato esempi poco calzanti. Ad esempio, quando ha chiarito che è bene evitare frasi come “il fuoco è la più grande invenzione dell’uomo…”, perché è meglio parlare di “invenzione dell’essere umano…”, ovvero termini che ricordano l’odiato colonialismo, come “l’insediamento dell’uomo su Marte…”, doppiamente offensivo perché è meglio dire “l’invio di umani su Marte…”.

Certo è che, pur condividendo l’intento di inclusione e neutralità della Commissione, non può essere sottovalutato il conseguente  rischio di generare un profondo cambiamento nella società europea, cancellando le sue radici cristiane, alla base dell’Europa e della nostra identità e, al contempo, creando una nuova lingua che non ammette spontaneità e che, al di là dei termini utilizzati, non può non misurarsi coi fatti, ben più importanti.

Del resto, se il documento è stato immediatamente revocato significa che tanti e tali pensieri non sono, poi, così errati. Anzi, se ciò non fosse avvenuto, vi sarebbe stato un rischio ancor più grave: quello di non rispettare più nessuno, perdendo finanche il diritto di parola e di identità.

Ecco perché, proprio in considerazione del fatto che il Natale è oramai imminente, non si può fare a meno di usare l’espressione più classica per augurare a tutti, cattolici e non, un Buon Natale. E, per non rischiare di offendere e/o dimenticare alcuno, aggiungiamo Buone Feste e Serene Vacanze a ognuno. Nessuno escluso!

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