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Cinema & Teatro

Al Brancaccino di Roma “L’Uomo, la Bestia e la Virtù” di Luigi Pirandello – regia di Giancarlo Nicoletti – Con Giorgio Colangeli

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Come sempre Pirandello ci pone di fronte ad una situazione che ad una prima lettura parrebbe un solido triangolo tra moglie marito e amante ed invece il sentimento del contrario, definizione dell’umorismo pirandelliano, rovescia la morale borghese.

di Andrea Cavazzini

“Il pudore della casa!” in questa iniziale battuta tratta da “L’uomo, la bestia e la virtù” in scena dal giovedì 7 al Brancaccino, c’e tutto il disagio e la complessità che ruota intorno all’universo pirandelliano che in questa piéce assume i tratti della farsa boccaccesca votata  semplicemente, nelle intenzioni di Pirandello,  a  divertire il pubblico ma senza nasconderne la profonda drammaticità.

L’idea di dover vedere “macchiata” la sua immagine perbenista fa tremare le vene nei polsi al “trasparente”Professor Paolino, un uomo mite, accomodante, per dirlo alla Verga un vinto dalla scarsa autorevolezza, che vive di lezioni private, alle prese con studenti e serva spesso insolenti.

“Come si dice attori in greco chiede Paolino ai ragazzi”? Una parola chiave della commedia: hypocrités, e Pirandello ci  mostra bene come nell’attualità di tutti i giorni siano le persone più serie e rispettabili a recitare con falsità e ipocrisia.

La commedia narra la paradossale e grottesca situazione in cui viene a trovarsi il rispettabile e integerrimo Prof. Paolino (l’Uomo) che ha una relazione con la “Virtuosa Signora Perella” incinta del professore di due mesi. Il prof. Paolino si trova costretto a cercare in tutti i modi che il Capitano di marina Perella (la Bestia), che trascorre grande parte dell’anno  in mare a bordo  della Segesta, compia il suo dovere coniugale, anche se il Capitano è completamente insensibile al fascino della moglie (ha una famiglia illegittima a Napoli) e si sottrae ostinatamente al suo compito di marito. E’  necessario  quindi attuare un piano perché la paternità del marito sia plausibile e quel figlio non rovini le vite della moglie e dell’amante.

“E lo spettacolo della virtù costringa la morigerata signora Perella a prostituirsi” sentenzia Paolino.

La vis comica pirandelliana porterà ad un susseguirsi di scene grottesche e anche di tensione angosciosa fino al raggiungimento dell’obiettivo dei due amanti. Lui, la Bestia spaparanzata nel suo autocompiacimento  e Lei la Virtù soddisfatta a sistemare i vasi sul balcone.

Come sempre Pirandello ci pone di fronte ad una situazione che ad una prima lettura parrebbe un solido triangolo tra moglie marito e amante ed invece il sentimento del contrario, definizione dell’umorismo pirandelliano, rovescia la morale borghese. E’ infatti paradossalmente l’amante che cerca in tutti i modi di buttare la moglie tra le braccia del marito.

Giorgio Colangeli da al suo Paolino una verve sanguigna, profonda, a tratti anche surreale con questa aurea di continuo “accomodamento”, pur di uscirne con la coscienza a posto.  Valentina Perrella è una signora Perella inizialmente rassegnata, indispettita dal mercanteggio della sua dignità operato dal Professore, brava nel saper leggere il personaggio che oscilla tra vinta e vincitrice.

Come anche il Capitano Perrella interpretato da un eccellente Filippo Gili forse una delle migliori maschere pirandelliane di questo splendido testo. Un violento, ma capace di “giocare” con il gatto con il topo con la moglie e  Paolino. Una Cristina Todaro strepitosa nel doppio ruolo della, la domestica sia del professore che di casa della Bestia), Alessandro Giova nei panni del dottore, Diego Refici e Alessandro Solombrino i nullafacenti studenti  del professore e lo stesso Giancarlo Nicoletti incisivo nelle due apparizioni come fratello del dottore, inguaribile scroccone. Plauso anche al giovanissimo Francesco Petit-Bon che ha già le stigmate per diventare un bravissimo attore.

Plauso alle luci per aver saputo cogliere i vari stati d’animo soprattutto della sobria Perella, bella la scenografia senza troppi eccessi e la bella regia di Giancarlo Nicoletti che ha saputo cogliere al meglio l’essenza di questo testo.

Fino a domenica 17 febbraio. (da giovedì)

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