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A Palestrina un’analisi inedita degli anni di piombo con il libro “Chi sparò ad Acca Larenzia. Il settantotto prima dell’omicidio Moro”

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“Chi sparò ad Acca Larenzia. Il settantotto prima dell’omicidio Moro” di Valerio Cutonilli è stato protagonista il 7 settembre scorso degli incontri del Circolo Culturale Prenestino Roberto Simeoni APS con l’Associazione “Cuore Tricolore”, un momento di riflessione lucida e scevra da odi o rancori.

Una platea ricca di giovani ha accolto il 7 settembre la proposta culturale della sezione giovani del Circolo Culturale Prenestino Roberto Simeoni APS in collaborazione con l’Associazione “Cuore Tricolore”, che in accordo con la presidente Rita di Biase ha voluto presentare il libro “Chi sparò ad Acca Larenzia. Il settantotto prima dell’omicidio Moro”. Un’occasione davvero unica per approfondire un periodo storico controverso ancora oggi, il decennio tra metà anni ’70 e anni ’80, connotato da una violenza sanguinaria tra gruppi contrapposti, le cui motivazioni originarie non trovano risposte adeguate dopo tanti anni trascorsi. Perché se è vero che il ’68 segnò anche in Italia l’inizio di una diversa consapevolezza sociale nel mondo dei giovani, nel corso degli anni a venire contribuì anche a solcare un divario di inaudita violenza tra gli stessi giovani, che attualmente tende a stigmatizzare alcuni pregiudizi, ad esempio quando si usa il termine fascista per offendere qualcuno, rispondendo a logiche di odio piuttosto che di civile ragionamento politico.

Il libro, un’analisi dei fatti accaduti prima e dopo la strage di via Acca Larenzia a Roma, del 7 gennaio 1978 e nella quale furono uccisi due giovani attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, e subito dopo un terzo attivista Stefano Recchioni negli scontri con le forze dell’ordine durante una manifestazione di protesta organizzata sul luogo stesso dell’agguato, ha offerto lo spunto per una profonda riflessione su cosa animò tanta violenza. La strage di via Acca Larenzia in effetti segna l’inizio di una lunga serie di fatti sanguinosi che sembrano avere ben altra regia che quella ordita da ragazzi tra i 18 ed i vent’anni o poco più. Un commosso Maurizio Lupini, all’epoca presente sul posto dell’attentato e rimasto illeso insieme a Vincenzo Segneri ferito a un braccio e testimone anch’egli all’incontro, ha reso la sua testimonianza ai presenti specificando quanto quegli accadimenti hanno segnato la sua vita da quelle morti in poi. Nessun rancore è trapelato nella sua voce e nelle sue parole, solo il bisogno ancora oggi di capire, perché se qualcuno dice a torto che la storia è sempre scritta dai vincitori, in realtà è il risultato di documenti e testimonianze dirette, e nella storia raccontata da Lupini non ci sono vincitori, solo tanti ragazzi che volevano credere in un futuro diverso nel loro Paese.

E la storia non si può e non si deve cancellare, e anzi deve essere bagaglio di conoscenza per le vite future, come auspicato da Matteo Pellegrini e Benedetta Fusano, i due giovani, vicepresidente del Circolo il primo e presidente del Cuore Tricolore la seconda, che hanno lamentato la carenza di informazioni di storia contemporanea nei programmi delle scuole italiane, motivo che li ha spinti ad organizzare l’incontro di approfondimento.

E la storia, che si costruisce non su opinioni o supposizioni, ma con documenti e testimonianze, non può essere una verità che ‘non si può dire’, come ha ricordato nel suo intervento molto articolato Umberto Croppi, oggi presidente della Fondazione Quadriennale di Roma e che all’epoca era militante di destra e dirigente nazionale del Fronte della Gioventù, che nella sua narrazione ha evidenziato una serie di incongruenze e di presenze occulte che hanno alimentato l’odio a quel tempo ed in qualche caso addirittura premuto il grilletto; verità che ieri, pur se evidenti…non si potevano dire. Tesi realistica che Roberto Papa, attuale responsabile culturale del Circolo Simeoni, e che all’epoca era un dirigente del Partito Socialista Italiano, ha approfondito nel suo intervento per provare una volta per tutte a mettere la parola fine agli accadimenti di un decennio difficile di cui ancora oggi molti punti restano oscuri. Il bilancio degli anni di piombo fu di circa 400 persone uccise, 25 nel solo 1978. Furono anni di guerra civile a bassa intensità ma che lasciarono sull’asfalto una lunga scia di sangue.

“La verità si è sempre saputa, ma non si poteva dire” ha affermato Ulderico Piernoli, all’epoca giornalista del Tempo, che arrivò 15 minuti dopo sul luogo della sparatoria di via Acca Larenzia, in accordo con l’intervento di Umberto Croppi. Ma oggi si deve dire, per riuscire ad andare oltre e perché le nuove generazioni imparino a considerare in maniera critica e consapevole la storia d’Italia.

All’incontro ha partecipato la Consigliere Regionale Marika Rotondi che ha portato il suo saluto.

Dalla presidente del Circolo Rita di Biase al termine i ringraziamenti a tutti gli intervenuti e in particolare a Beatrice Stazi che ha proposto questo tema, così difficile ma così utile per sciogliere in modo costruttivo i nodi della nostra storia.

Ringraziamenti all’Albergo Stella di Palestrina che ha ospitato l’evento.

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