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Arte & Cultura

‘Giulio Andreotti – I diari segreti’, intervista a Stefano Andreotti

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“Crediamo che la lettura possa aiutare a comprendere meglio la figura di nostro padre, depurandola da alcuni luoghi comuni”

Il volume Giulio Andreotti – I diari segreti racconta un periodo cruciale della storia contemporanea che va dal 6 agosto 1979 al 22 luglio 1989, proponendo un percorso importante, dove i fatti e le situazioni politiche e sociali del nostro paese si intrecciano a quelli degli Stati Uniti da Carter a Reagan e dell’Unione Sovietica da Breznev a Gorbaciov e si rivivono la grande rivoluzione dell’Iran, gli eterni conflitti del Medio Oriente e infine la tormentata costruzione dell’Unità Europea. Giulio Andreotti è stato un grande protagonista della storia italiana contemporanea, esponente di spicco della DC, parlamentare dalla Costituente, sottosegretario con De Gasperi, a lungo in sintonia con il Vaticano su materie di rilievo sia di politica e costume italiani che di politica estera; è stato il politico con il maggior numero di incarichi governativi, fu infatti 7 volte presidente del Consiglio e per 32 volte ministro.

Giulio Andreotti – I diari segreti è un’opera curata dai figli Serena e Stefano che raccoglie i diari inediti del grande statista ed è resa ancora più ricca di fatti e contenuti per l’aggiunta di altri documenti autografi che hanno impreziosito il valore storico e documentale del volume. Andrea Riccardi che ha curato l’introduzione del libro afferma: “un’immensa tessitura di relazioni nella politica italiana, nella Chiesa e sullo scenario italiano, per questo Il diario è un contributo originale alla storia ed è un testo appassionante che mostra da vicino la vita e l’impegno di un protagonista di quegli anni”

Stefano Andreotti, figlio del grande statista, ex manager di una multinazionale, si occupa, con la sorella Serena, ex redattore capo dell’Enciclopedia Italiana, della catalogazione e del mantenimento della smisurata mole di informazioni e appunti che il padre ha collezionato nei suoi 50 anni di attività politica ed ha curato, sempre insieme alla sorella, il volume Giulio Andreotti – I diari segreti.

Giulio Andreotti grande statista, grande protagonista della storia contemporanea e, leggendo alcune delle sue dichiarazioni, Stefano, nonostante la sua assenza, un padre presente ed importante per i suoi 4 figli.

Ci vuol parlare di Andreotti padre?

È stato certamente un grande padre, oltre che un ottimo marito ed un affettuosissimo nonno. Non ha potuto certo lasciare agli affetti familiari tanto tempo, dedicava quasi tutto il tempo compresi sabati e buona parte delle domeniche al lavoro. Quello che non dava in quantità, lo recuperava però con la qualità del rapporto. Ci ha sempre seguito con attenzione ed amore, lasciava a mia madre il compito di un’educazione quotidiana un po’ severa, lui non ci rimproverava mai e rispettava le nostre scelte. Naturalmente quando non condivideva quanto facevamo, lo faceva presente, ma ci ha sempre lasciato liberi anche di sbagliare.

“Crediamo che la lettura possa aiutare a comprendere meglio la figura di nostro padre, depurandola da alcuni luoghi comuni”: questa è la dichiarazione sua e di sua sorella, in occasione dell’uscita del libro.

Quali in particolare i luoghi comuni che desiderate allontanare?

Innanzitutto l’immagine di uomo cinico ed anaffettivo che qualcuno ha voluto dare di lui, così diversa da chi realmente era. Come noi e coloro che lo hanno conosciuto ben sanno è stato un uomo totalmente diverso, aperto, attento al prossimo, premuroso con tutti, animato da profondo credo cristiano, al quale ha cercato di uniformare la sua vita privata e pubblica. Dalla lettura del libro ci si può rendere anche conto di come impiegava realmente la sua giornata e di quanti fantasiosi fatti gli sono stati attribuiti, ai quali non ebbe nessuna partecipazione, e di quali rapporti gli sono stati in pari misura addebitati, dei quali non ebbe né voglia né tempo di occuparsi.

Ha fatto molto parlare il Divo l’opera di Sorrentino dedicata a suo padre, dalla quale però voi avete preso le distanze, è vero?

Mio padre lo definì una mascalzonata, credo che sia stato il termine più offensivo del suo vocabolario che gli abbiamo sentito usare per qualcuno. Io non entro nel merito di un giudizio del film, che non mi compete e che non mi interessa dare, posso solo dire che la figura privata che è lì raffigurata è completamente diversa da come era nella realtà (rientra proprio in uno degli stereotipi, dei quali abbiamo parlato prima, provenienti da persone che non lo hanno conosciuto), ed è dimostrazione di nessun interesse a rappresentare la verità. Quanto alla figura pubblica ognuno può dare i giudizi che gli pare, ma ritengo quanto meno che sia molto grave rappresentare in un film episodi, come il ridicolo incontro con Riina, che gli innumerevoli processi hanno smentito.

Suo padre è stato 7 volte presidente del consiglio, 32 volte ministro della Repubblica, ministro degli esteri, dell’Interno, del Bilancio, ad interim della cultura, affrontando e risolvendo momenti di tensione, quanto è cambiata la politica e i politici  rispetto ai nostri tempi? Conoscendo l’ironia che ha distinto la personalità di suo padre come la avrebbe commentata?  

Le doti che mio padre richiedeva a un politico erano ideali, grande preparazione (quindi dura e faticosa gavetta) e assoluto rispetto dell’avversario, caratteristiche che credo non siano riscontrabili in una classe politica che vuole oggi emergere anche senza una esperienza alle spalle e che si contraddistingue spesso per un ricorso alla violenza verbale e alla demonizzazione degli altri, senza mai rivelare bene il proprio ideale. Va però detto che i politici di oggi sono figli di tempi profondamente cambiati. Magari avrebbe commentato il tutto con un sorriso, anche se di sicuro un po’ amaro.

La figura di sua madre è stata molto importante per la vostra famiglia, per voi figli ma sicuramente anche proprio per suo padre, ce la vuole ricordare? 

Quale il pensiero di suo padre rispetto al femminile?

Come accennato, sotto alcuni versi mia madre è stata la vera capofamiglia. Con mio padre hanno avuto un rapporto fantastico durato 68 anni, senza mai un vero contrasto o un vero litigio. Mia madre ha rappresentato per lui l’ancora di salvezza che gli è sempre stata vicino e alla quale lui sapeva di potersi rivolgere. Anche con noi è stata una madre davvero speciale. Per le donne in generale mi piace ricordare che in un suo governo ci fu la prima donna ministro italiana, Tina Anselmi, fatto del quale andava particolarmente fiero.

Suo padre ha lottato e lavorato per far nascere l’Unione Europea, con una precisa visione del mondo occidentale; quale sarebbe oggi, secondo lei    l’atteggiamento di suo padre nei confronti dei grandi cambiamenti che viviamo, da quelli climatici, finanziari, tecnologici e sociali, appesantiti da problemi economici, non ultima la pandemia, che ha piegato abitudini e vita dell’intero pianeta?

Mio padre era figlio di De Gasperi e credeva fortemente nelle alleanze internazionali dell’Italia e nell’Europa, ha dedicato tanta parte della sua vita politica proprio a coltivare il sogno europeo, che si è poi realizzato magari in una forma molto diversa da quella auspicata. Di crisi economiche e finanziarie ne furono attraversate molte, anche durante i suoi incarichi ministeriali e governativi; erano sicuramente tempi diversi, ma se ne uscì fuori sempre in modo egregio e abbastanza celere; la tanto vituperata cosiddetta Prima Repubblica lasciò un Italia uno dei primi paesi industrializzati del mondo, con un buon livello di occupazione e un buon tenore di vita diffuso largamente, con una riconosciuta visibilità internazionale; a partire dagli anni Novanta, l’Italia ha imboccato una strada in discesa ben diversa, ora ancora più impervia a causa della disastrosa pandemia. Non è facile immaginare come si sarebbero oggi comportati lui e i politici di allora, quello che sicuramente avrebbero fatto un coordinamento reale con gli altri governanti europei, avrebbero parlato meno e soprattutto litigato il meno possibile fra loro.

Come descriverebbe suo padre ad un giovane, ad un millennial?

Un uomo che ha creduto nei valori cristiani, nella famiglia, nelle istituzioni, delle quali ha fatto parte. Penso che la lettura dei Diari segreti possa dare, oltre che una ricostruzione degli anni Ottanta fatta da un testimone privilegiato e da un protagonista di tanti fatti italiani ed esteri, davvero un’idea precisa di che era mio padre.

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