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“L’Europa e il nuovo ordine globale emergente”, Intervista a Ciro Maddaloni rappresentante del Diplomatic Council-Italia

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Ciro Maddaloni, esperto di geopolitica e rappresentante per l’Italia per il Diplomatic Council è autore, con Jochen Richter presidente del Security forum e Diplomatic Concil, del volume L’Europa e il nuovo ordine globale emergente che esplora la situazione geopolitica attuale ed il ruolo dell’Europa.

di Antonio Martinelli Carraresi

Ciro Maddaloni, esperto di geopolitica e rappresentante per l’Italia per il Diplomatic Council e già funzionario della Commissione Europeam è ora autore, con Jochen Richter presidente del Security forum e Diplomatic Concil, del volume L’Europa e il nuovo ordine globale emergente; il volume esplora un’ampia panoramica della situazione geopolitica attuale: la guerra tra Russia e Ucraina, iniziata nel febbraio del 2022 e che muove interessi ben più complessi che la volontà di conquistare l’Ucraina da parte della Russia, il ruolo emergente della Turchia nella gestione delle negoziazioni tra Russia e l’Ucraina, le difficoltà dell’Europa a stabilizzare la propria autorità, la posizione della Cina che si sta muovendo per includere il Sud globale nella sua sfera di influenza, gli Stati Uniti con le politiche del nuovo Presidente che stanno tentando di creare una “divisione” tra Russia e Cina, la situazione difficile in Africa e le sue complicate relazioni con l’Europa, anche a causa del suo passato coloniale.

A Ciro Maddaloni, esperto in geopolitica, coautore del libro e responsabile per l’Italia del Diplomatic Council e già funzionario della Commissione Europeam, chiediamo tutte le difficoltà che sta incontrando l’Europa nel nuovo scenario geopolitico si possono superare solo mettendo da parte l’orgoglio nazionale di ogni Paese e così insieme “reinventare” l’Europa?

La debolezza dell’Unione europea non è economica, né tecnologica e tanto meno sociale. È una debolezza esclusivamente politica. Questo perché pur essendo l’Unione Europea dei 27 stati membri consolidata da decenni, il focus è sempre stato indirizzato alle relazioni economiche e commerciali tra paesi membri e dell’Unione verso i paesi extra UE, più che alle relazioni politiche di tutta l’Unione verso gli interlocutori esterni all’Unione stessa.

Il fatto di aver mantenuto la politica di difesa al di fuori delle politiche dell’Unione Europea, il fatto di non aver delegato interamente all’UE la politica estera, ma piuttosto si è adottato un sistema di “competenza condivisa e di coordinamento” dei Paesi membri con l’Unione Europea che, pur se esprime un Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, figura, introdotta dal Trattato di Lisbona, non ha mai sostituito la politica estera dei singoli paesi dell’Unione che continuano, chi più chi meno intensamente, a perseguire la propria politica estera indipendentemente e a volte persino in contrasto con la politica estera unionale.

Bisognerebbe ampliare le deleghe all’Unione Europea in materia di sicurezza e di relazioni internazionali, ma dubito che questo possa avvenire nel breve periodo, mancando attualmente i presupposti per il raggiungimento di tale obiettivo.

L’interesse del Diplomatic Council è quello di sollecitare proposte da parte di chiunque per suggerire opportunità atte ad avviare azioni utili a migliorare lo stato delle cose, ma secondo lei, quale potrebbe essere?

Certamente una maggiore integrazione europea, superando le diffidenze e alcuni ostacoli politici che attualmente hanno rallentato e a volte bloccato il processo verso una maggiore condivisione di obiettivi ed azioni per raggiungere questi obiettivi. I paesi europei dovrebbero capire l’importanza di agire con una singola voce. Perché è chiaro che come si sta facendo adesso rende l’Unione Europea e tutti i 27 paesi che ne fanno parte, marginali rispetto agli interlocutori e leader che si confrontano sulla scena internazionale. Abbiamo visto con quanta superficialità e arroganza il dittatore sovietico ha sempre snobbato l’Unione Europea, i suoi rappresentanti e i leader dei singoli paesi. Stiamo vedendo adesso che anche il Presidente USA sta snobbando i leader dell’Unione Europea, preferendo il dialogo bilaterale solo con alcuni paesi facenti parte dell’Unione e ignorando tutti gli altri. Possiamo vedere che persino l’India per Presidente Modi si è detto non interessato alle linee politiche proposte dalla UE.

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Al contrario, la Turchia ha saputo guadagnarsi un ruolo di primo piano nella scena geopolitica internazionale, sia nei rapporti con la Russia per tentare di mediare una pace tra la Russia e l’Ucraina, sia in Medio Oriente dove ha giocato un ruolo decisivo contribuendo alla caduta del regime di Bashar al-Assad. La Turchia sta, inoltre, giocando un ruolo importante in Africa e in particolare in Libia dove sta ampliando la sua sfera di influenza supportando il Governo di Accordo Nazionale (GNA), di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite.

Anche l’Italia supporta il GNA, mentre la Francia supporta il generale ribelle Khalifa Haftar, a capo dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), una forza militare dominante nell’est della Libia e in alcune parti del sud….

L’Europa ha bisogno di una nuova strategia per garantire la propria sicurezza, secondo lei questo è possibile attraverso azioni di “diplomazia pubblica” ?

L’Unione Europea deve porre le basi per rafforzare il concetto di difesa comune, creando quella deterrenza “credibile” in grado di dissuadere eventuali azioni ostili nei confronti di uno o più paesi dell’Unione Europea come peraltro previsto nel trattato dell’Unione Europea che all’Articolo 42, paragrafo 7 recita: “Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono ad esso dovuti aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. Gli impegni e la cooperazione in questo settore restano conformi agli impegni assunti nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), che resta il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri, e compatibili con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto.”

Per raggiungere questo obiettivo occorre creare un sistema di difesa comune, sul modello del sistema di difesa della NATO a cui tutti i paesi che fanno parte dell’Unione Europea hanno aderito.

In parole semplici vuol dire, maggiore integrazione dei sistemi di difesa nazionali esistenti, maggiore condivisione delle tecnologie di difesa e azioni di coordinamento, maggiori investimenti in ricerca nel settore della difesa, puntando anche a quelle tecnologie dual-use che sono essenziali anche per la gestione della sicurezza dei cittadini europei in periodi di pace.

È fondamentale, secondo lei riformare le istituzioni internazionali( Unione Europea, Nazioni Unite e le sue agenzie, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la NATO e l’OSCE) per evitare che siano solo i più potenti a decidere?

Assolutamente necessario, direi indispensabile, per recuperare quella credibilità che è scemata con il passare dei decenni e che attualmente ha raggiunto il livello minimo di credibilità dimostrandosi inadeguata non solo a gestire la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina o la guerra infinita tra i gazawi e Israele, ma anche in situazioni di conflitto come in Yemen, Belucistan, tra India e Pakistan e in altre parti del mondo attualmente afflitte da guerre intestine o con paesi limitrofi.

Attualmente si stima che nel mondo siano attivi tra i 50 e i 60 conflitti di diversa intensità e scala a livello globale.

Per queste ragioni il sistema delle Nazioni Unite ha perso di credibilità e non riuscendo a svolgere i compiti per il quale è stato creato è finito per interessarsi del “clima”, perché come dicono gli inglesi se non sai o non puoi parlare di qualcosa cattura l’attenzione parlando del tempo atmosferico, un argomento universale e innocuo, perfetto per rompere il ghiaccio o riempire i silenzi imbarazzanti in una conversazione.

Le agenzie delle Nazioni Unite invece, tranne alcune eccezioni, non sono riuscite a conseguire risultati proporzionati agli investimenti e ai fondi impiegati per la loro missione, inficiando quindi la loro capacità operativa nei vari teatri in cui sono coinvolte.

Per quanto riguarda invece l’Unione Europea, è necessario rivedere i trattati per prevedere:

1) un voto a maggioranza anche qualificata

2) abolizione del diritto di veto

3) stesura di un trattato comune di difesa

4) delega della politica estera dei singoli paesi all’Unione Europea.

Tutte realtà che difficilmente potranno concretizzarsi a breve.

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