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“Il mio sogno americano” il nuovo podcast di Luca Bianchini e Lino Guanciale su una storia rivoluzionaria

“Il mio sogno americano”: arriva sulle piattaforme d’ascolto il podcast di Luca Bianchini con Lino Guanciale su Raffaele Trequarti. Emigrato abruzzese che incarna la figura del self made man che trova nelle origini la vera ricchezza.
“Think big, think big”. Sembra quasi di sentirle spettrali queste parole, leitmotiv nella mente di chi vuole cambiare la propria esistenza. Oggi è un motto dal tono per lo più motivazionale, ma per i nostri bisnonni e nonni emigrati era appiglio di speranza e necessità. Parti, fai fortuna e torni.
Un pensare in grande che torna rumoroso ne “Il mio sogno americano”. Il primo podcast dello scrittore Luca Bianchini – prodotto da Corìma Srl – con l’attore Lino Guanciale e diretto da Marco Ponti. Basato su una storia vera, i sei episodi di 15 e 20 minuti da ascoltare su Apple Podcast, Amazon Music o su Spotify guidano sulle orme dell’adolescente Raffaele Trequarti che da Avezzano arriva ad Ellis Island, limbo e porta di accesso per il nuovo mondo: New York.
“Un’idea – ci racconta lo scrittore Luca Bianchini – nata un po’ per caso come quando si incontrano le storie e te ne innamori. Da sempre sono appassionato di storie e quella di Trequarti mi ha subito colpito: classica, ma che aveva qualcosa anche di contemporaneo. Per cui ho detto andiamo più a fondo incontrando i familiari: abbiamo visto le foto, le lettere e ascoltato la storia di Raffaele raccontata da chi lo ha conosciuto. Ci siamo documentati su com’erano New York e Detroit e abbiamo consultato archivi. C’è stato un mix di interviste reali, studio e un pizzico di fantasia”.
La sirena urlante di una nave è l’incipit del viaggio di speranza e formazione di Raffaele Trequarti, venuto al mondo una seconda volta. Seguita dalla voce di Lino Guanciale, abruzzese come il protagonista, che aggancia gli ascoltatori e li collega al giovane affamato di avventure e vita. Luca Bianchini, invece, come un narratore/profeta conduce in un mondo alimentato a panini vuoti, resilienza e orizzonti sempre più lontani.
Tutto non esente dalla paura, che per Raffaele rappresenta un’inezia. Incoscienza giovanile, l’ipotesi; non avere niente da perdere, la realtà.
New York è la sua prima tappa, dove tra miseria e fortuna muove i primi passi. A Brooklyn o “broccolin” – per gli amici emigrati – va dall’unica scialuppa di salvataggio: zio Rodolfo. Uomo affascinante e ben vestito che sogna di fare l’attore. In questo quartiere Raffaele comincia la sua esperienza: lavora come portatore d’acqua per gli operai che costruiscono la ferrovia più grande del mondo.
Un lavoro faticoso, ma poco importa. Anche perché quando la fede per Raffaele viene meno a ricondurlo alla speranza è l’amore: per la terra e una donna, Margherita. Unico amore e “la parte buona di sé, di onestà e coraggio”.
Un amore poetico che scivola come un valzer sulle parole di Guanciale e Bianchini a partire dalle battute “i suoi occhi gli erano rimasti impressi in mente come una lapide incisa”, a quel “Non ho mai fame e sonno, l’unica cosa che voglio è poterti rivedere e abbracciare e baciare” .
Questa parentesi amorosa che ricorda po’ Noodles nostalgico di C’era una volta in America si alterna al lavoro, o meglio al successo di Raffaele. A Detroit, grazie al cugino, conosce Henry Ford, da lì la scalata verso la realizzazione economica, senza mai perdere onestà e umiltà, neanche quando fa soldi a palate e veste elegante. Eclatante poi l’incontro con il signor McDonald. Dai panini vuoti degli albori, a quelli pieni è un attimo.
Il racconto incede prepotente fino a quando le circostanze del 1915 costringono il protagonista a tornare ad Avezzano. Qui trova finalmente il suo amore e un nuovo mondo con vocaboli e modi di dire mai sentiti. Poi la scelta: investire nella sua terra…

Lino Guanciale e Luca Bianchini per “Il mio sogno americano”
Sei trance di vita, che hanno già collezionato migliaia di download in meno di una settimana, in cui il mondo chiamato America, tanto agognato, si mostra nella sua fortunata e brutale realtà. E visto da un’altra prospettiva riconduce alle radici.
“Raffaele – conclude Bianchini – era una persona speciale e molto generosa e quello che auguro con questo podcast, e che anche io ho provato, è emozionarsi e viaggiare un po’. Dimenticarci la realtà e ricordarci chi siamo; noi che giudichiamo tutti velocemente siamo stati migranti, siamo tornati e a volte abbiamo incontrato luoghi in cui c’era scritto “Qui gli italiani non sono i benvenuti” e questo ci apre molte riflessioni anche alla contemporaneità”.
“Il mio sogno americano” dunque non è solo un incontro con Raffaele, ma con una realtà storica non molto lontana dalla nostra che fa i conti con razzismo, migrazioni, difficoltà economiche e la lontananza dalla terra d’origine. Ricordandoci che “Gli emigranti sono tutti uguali, cambiano le facce, le epoche”.