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Morto in Angola a 35 anni: chi era Luca Falcon, il biker che regalava nuove gambe ai bambini di guerra

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Si chiamava Luca Falcon, aveva 35 anni e una missione: far camminare di nuovo i bambini africani vittime della guerra.

 di Laura Marà

Si chiamava Luca Falcon, aveva 35 anni e una missione: far camminare di nuovo i bambini africani vittime della guerra. Il 3 marzo 2024, in Angola, la sua corsa si è fermata: era partito per un viaggio che avrebbe dovuto portarlo fino in Sudafrica, ma la moto con cui stava attraversando il continente si è scontrata con un camion.

Nel 2016, un incidente in moto gli aveva cambiato la vita: 43 interventi chirurgici non bastarono a salvargli la gamba sinistra, amputata nel 2019. Poteva restare fermo, arrabbiato col mondo. Scelse invece di rialzarsi. Con la moglie Giulia Trabucco, nel 2020 fondò Karma on the Road. L’idea era semplice e rivoluzionaria: raccogliere protesi inutilizzate in Italia e portarle a chi, in Africa, aveva perso un arto a causa della guerra. Non era beneficenza sterile: era dignità restituita. Bambini che imparavano di nuovo a correre, madri che potevano tornare a lavorare, uomini che ritrovavano la forza di guardare avanti.

Centinaia di protesi, migliaia di chilometri

Negli anni, Falcon ha contribuito alla raccolta e alla donazione di centinaia di protesi ortopediche. Ogni dispositivo ha rappresentato una seconda possibilità di vita per chi, a causa dei conflitti, aveva perso un arto. “Anche dalle macerie può nascere qualcosa di bello”, amava dire. Il suo impegno andava oltre la mera assistenza materiale: portava con sé una testimonianza di rinascita.

L’ultimo viaggio

Il 4 febbraio 2024, Luca era partito da Bologna per un itinerario in moto di oltre 15.000 chilometri. Il 2 marzo, giorno del suo compleanno, aveva scritto sui social:
“Sono da solo in mezzo all’Africa, su una moto piena di fango. Mi manca mia moglie? Sì. Ma pensate a quante cose potrò raccontarle quando torno!”

Il giorno successivo, lo schianto.

L’Italia saluta un eroe silenzioso

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La notizia ha scosso Verona e il mondo del volontariato. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha parlato di “un esempio di coraggio e altruismo”. Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha espresso cordoglio: “Luca ha dimostrato che la solidarietà non ha confini”.

Un lascito che non si ferma

Giulia, la moglie, ha promesso che Karma on the Road continuerà. “Luca è morto facendo quello che amava di più”, ha detto. Il funerale civile, celebrato il 24 marzo 2024 al campo del West Verona Rugby, è stato una festa di ricordi: protesi, fotografie, motociclette, lacrime e sorrisi.

Una speranza per tutti

In un tempo in cui le prime pagine si riempiono troppo spesso di ciò che conta poco, la storia di Luca ci ricorda una verità semplice: si può cadere e trovare la forza di rialzarsi. Si può perdere qualcosa di importante e, da quella perdita, costruire un nuovo cammino. Si può trasformare il dolore in speranza, per sé stessi e per gli altri.

Se davvero esiste un altro posto, Luca sta correndo ancora: con la sua moto, il vento in faccia, e la stessa voglia di far camminare chi è rimasto indietro.

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