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Sandro Simeoni, l’artista che ha saputo tracciare i colori del cinema

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Sandro Simeoni, ferrarese di nascita ma romano di adozione e scomparso nel 2008, ci ha lasciato in eredità un a produzione artistica dedicata in gran parte al grande cinema.

di Antonio Fugazzotto

Se qualcuno intende occuparsi di arte ed in particolare di pittura, e vuole incentrare la sua attenzione su di un pittore in modo specifico, non può, come è costume, esimersi dal tracciarne il tragitto artistico, la strada che lo ha portato alla sua maturità. Per quanto riguarda Sandro Simeoni (ferrarese di nascita ma romano di adozione e scomparso nel 2008) dobbiamo registrare che quattro sono i punti o i momenti salienti che hanno rappresentato i cardini del suo lungo cammino. Il primo, molto importante, è l’attività di cartellonista per il cinema che, iniziata nei primi anni cinquanta, lo ha portato ad annoverarsi tra i primissimi ed apprezzati nel mondo in questo campo. Tanto che sono suoi i cartelloni cinematografici dei più grandi film degli anni ’60, ’70, ‘80.

Simeoni ha realizzato le affissioni cinematografiche (manifesti, locandine, fotobuste, etc..) per oltre 3mila film. Solo per citare alcune tra le sue opere più celebri si ricordano i manifesti e le locandine di Un americano a RomaPer un pugno di dollariLa dolce vitaProfondo rossoAccattone e La grande abbuffata. Il secondo momento riguarda l’abbandono di atteggiamenti pittorici, per così dire, condiscendenti e condizionati da retaggi di stile realista e neorealista. In questo periodo troviamo lavori di buona qualità ma che poco concedono alla caratterizzazione. Anzi si avverte in essi ancora un chiaro influsso della produzione cartellonistica. Dal ‘76 in poi Simeoni decide di trascinare la sua produzione sotto influssi personali e alquanto originali. Questa parola “originalità”, terzo momento, diventa subito dopo un obiettivo primario, una meta da raggiungere con l’estro, l’intuizione coniugata con una grande e straordinaria tecnica.

Parallelamente l’evoluzione progredisce. Simeoni si porta verso uno stile sempre più personale. Verso una cifra di forte personalità pittorica. Ormai è solo un ricordo lontano quella pittura al servizio della realtà e del vero che comunque ancora continua a trattare da grande e celebre cartellonista. Il quarto momento è l’ultimo Simeoni che vive una straordinaria maturità. Siamo nei primi anni del 2000. Ma scendendo nel particolare, notiamo. che già in precedenza egli aveva intuito qualcosa di molto importante: il ritmo in pittura non può, se deve risultare gradevole, che nascere e scaturire dal movimento plastico, dalla dialettica dei colori e delle ombre.

Ed il plasticismo di Simeoni, che via via è andato caratterizzandosi, è qualcosa che merita di essere accuratamente approfondito. Prendiamo in esame alcune tra le sue ultime opere. “I sette vizi capitali” o “Il bolero di Ravel”. Partiamo dallo sfondo del dipinto, esso esiste in quanto le pezze di colore ne determinano l’ampiezza grandiosa e variegata grazie al chiaroscuro (passaggi o salti di tono da colori scuri a più chiari) che è in grado di fornire un gioco di piani che catturano l’occhio e lo coinvolge in un complesso di seducenti sensazioni. E ancora, i personaggi in primo piano sono distanziati spazialmente dallo sfondo ma nello stesso tempo ne fanno parte, anzi scaturiscono da esso.

Stampa 3d

La prospettiva perciò sembra essere rifondata nella sua stessa essenza proprio perché Simeoni riesce a costruire lo spazio giocando sapientemente coi piani che si sovrappongono o che sono in dissolvenza incrociata. Il personaggio centrale mantiene comunque una sua autonomia che definirei “progressiva”, rispetto allo spazio che ha a disposizione. Il tutto viene giocato su di un movimento perlopiù circolare, che conferisce all’opera un fascino esilarante. Tutto ciò viene attenuto perché l’armonizzazione tra gli sfondi e le composizioni ritmiche delle figure prende il sopravvento e restituisce con efficacia la complessità del gioco pittorico.

Questa tecnica si può definire con una parola esistente sul vocabolario, “sinestesi” (fenomeno psichico in cui una sensazione corrispondente ad un dato senso viene associata a quella di un senso diverso). Va detto che le opere di Simeoni molto spesso hanno incontrato e incontrano il gusto dei loro fruitori. Davvero poche sono rimaste appese o giacciono nel suo laboratorio pittorico. La sua arte ha attirato e attira decine e decine di acquirenti perché coinvolge per il fascino che emana e per il valore estetico accattivante. Ho avuto la fortuna di incontrarlo solo per un caffè e di conversare con lui della sua arte. Ho capito che non aveva bisogno di fare grossi discorsi intorno alla sua produzione. La sua vera loquacità erano davvero i colori pregni di significato. Un grosso artista dunque che si è espresso, come abbiamo visto, in varie modalità utilizzando le chiavi stilistiche a lui più congeniali con sempre al centro una straordinaria abilità tecnica.

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