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Le Backrooms: il mito giallastro che ha cambiato internet

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Tutto comincia il 13 maggio 2019, quando su 4chan compare un’immagine anonima: un ufficio vuoto, illuminato da neon, con moquette ocra e pareti tappezzate di giallo sbiadito. Un luogo anonimo e claustrofobico, definito liminale

 di Laura Marà

Dal glitch ai mondi paralleli

Settembre 2023: l’utente Niftski conquista il record mondiale di speedrunning (la pratica di finire un videogioco nel minor tempo possibile) in Super Mario Bros. (1985), completandolo in soli 4 minuti, 54 secondi e 631 millesimi. Un’impresa resa possibile grazie al cosiddetto Wall Clip (glitch che permette di attraversare muri o ostacoli), piegando le regole dello spazio-tempo virtuale.
È proprio da un concetto simile che nasce una delle leggende più inquietanti della rete: se si fa noclip (modalità che consente di muoversi liberamente nello spazio di gioco, ignorando gli ostacoli), non ci si ritrova davanti alla bandiera di fine livello, ma nelle Backrooms.

L’orrore generato dal web

Le Backrooms sono il perfetto esempio di creepypasta (racconto breve e inquietante diffuso online tramite copia e incolla): storie che proliferano da forum a social network fino a diventare virali. Negli anni Duemila il web si nutriva soprattutto di teorie complottiste legate alla realtà, come quelle sull’11 settembre; oggi invece produce i propri incubi. Dopo il caso di Slender Man, che ha persino ispirato un film, è toccato alle Backrooms, presto al cinema grazie alla casa di produzione A24. La regia sarà affidata a Kane Parsons, alias Kane Pixels, il giovane che nel 2022 ha conquistato milioni di visualizzazioni con un cortometraggio ambientato in quell’universo giallastro e inquietante.

Una foto che ha fatto storia

Tutto comincia il 13 maggio 2019, quando su 4chan compare un’immagine anonima: un ufficio vuoto, illuminato da neon, con moquette ocra e pareti tappezzate di giallo sbiadito. Un luogo anonimo e claustrofobico, definito liminale (spazio di transito o sospeso, capace di suscitare inquietudine proprio perché familiare ma svuotato).
Accanto alla foto, un testo che recitava:
«Se non stai attento e fai noclip fuori dalla realtà nei punti sbagliati, ti ritroverai nelle Backrooms, dove non c’è altro che il fetore di moquette umida, il ronzio dei neon e milioni di miglia quadrate di stanze vuote. E che Dio ti aiuti se senti qualcosa vagare nelle vicinanze…».

La costruzione di una mitologia

Stampa 3d

Da lì la community ha fatto il resto. Siti come fandom.com hanno iniziato a costruire una vera e propria lore (insieme di storie, regole e dettagli che arricchiscono un universo narrativo): decine di livelli, oggetti misteriosi e creature ostili che ampliano l’universo delle Backrooms. Il livello 0, quello della foto originale, è solo l’inizio di un labirinto non-euclideo (che sfida le leggi geometriche della realtà). Uscirne è possibile, ma spesso significa finire in luoghi ancora peggiori, come il livello -1, un corridoio infinito condannato alla solitudine eterna.
La Wiki delle Backrooms è oggi uno degli esempi più straordinari di scrittura creativa collettiva: migliaia di utenti hanno contribuito a costruire mappe, storie e regole di un mondo che vive esclusivamente online.

Dalle Backrooms alle Frontrooms

La leggenda non poteva non avere un contraltare: se esistono i retrobottega della realtà, esistono anche le Frontrooms. E non sono altro che l’universo che conosciamo, quello in cui viviamo. Una contrapposizione ironica ma efficace, che rafforza la dimensione mitologica del fenomeno.

Dalla rete allo schermo

L’influenza delle Backrooms ha superato i confini del web. Dan Erickson, creatore della serie HBO Severance, ha dichiarato di essersi ispirato alle atmosfere claustrofobiche e ai corridoi infiniti delle Backrooms per raccontare la sua azienda distopica. Nel trailer della seconda stagione, in arrivo nel 2025, il protagonista vaga tra corridoi identici e stanze monotone, alla ricerca di presenze che non sono mostri, ma impiegati grigi e senza volto.

Il mistero svelato

Per anni ci si è chiesti dove fosse stata scattata la foto originale. La risposta è arrivata nel maggio 2024: quelle stanze giallastre appartenevano a un negozio HobbyTown di Oshkosh, Wisconsin, immortalato nel 2002 durante una ristrutturazione. Un luogo reale, diventato mito digitale.
Un dettaglio che ricorda quanto sia fragile la memoria del web: secondo il Pew Research Center, il 38% dei siti esistenti nel 2013 è ormai scomparso. Senza gli archivi di 4chan, probabilmente la leggenda delle Backrooms sarebbe evaporata insieme a tanti altri frammenti digitali.

L’incubo giallo che abita internet

Le Backrooms non sono solo un meme, né un semplice racconto dell’orrore. Sono il simbolo di un internet che oggi riesce a generare le proprie leggende, a metà tra folklore e creatività condivisa. Un retrobottega in cui milioni di utenti hanno scelto di perdersi, contribuendo a costruire un labirinto narrativo che continua ad affascinare e inquietare.
E se un giorno vi troverete a Oshkosh, attenzione: meglio non fare noclip.

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