Attualità
Il giornalismo scientifico: una mediazione di crescente importanza-Science journalism: an increasingly important form of mediation
Il giornalismo scientifico: una mediazione di crescente importanza
di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus
In società sempre più attraversate e coinvolte da innovazioni scientifiche, nelle quali dopo la rivoluzione informatica si valutano effetti e rischi dell’IA e delle nanotecnologie, il cosiddetto “mondo della scienza” appare talvolta troppo complesso e lontano. Allo stesso tempo, mass media e social media, con la facilità di accesso a milioni di dati, lasciano invece immaginare una facile e immediata comprensione delle innovazioni e delle tecnologie. Tra questi due estremi e le molteplici notizie false ed imprecise che circolano nell’infosfera, un ruolo strategico potrebbe averlo il giornalismo scientifico, ovvero una divulgazione qualificata operata da giornalisti che siano esperti in specifiche discipline. La divulgazione, sovente snobbata da parte del mondo accademico, è una attività che in Italia è stata rappresentata da pochi ma validissimi autori, tra i quali mi piace ricordare Folco Quilici, Margherita Hack, Carlo Albero Pinelli, Silvio Ceccato, Roberto Vacca, Piero Angela. In un contesto nel quale una sorta di autoformazione estemporanea e addirittura anche di autodiagnosi realizzate attraverso internet si diffondono velocemente, sempre più associate all’uso dell’IA, risulta rischiosa l’assenza di divulgatori che riescano a mediare tra competenze sempre più specialistiche e il vasto pubblico, oramai irretito dall’onnipresente strumento informatico. Una verifica almeno di massima delle fonti, della correttezza dei contenuti, una esposizione non equivoca, appaiono requisiti ineludibili per una corretta informazione, tenendo conto anche del livello culturale medio, che tende a impoverirsi e semplificarsi in modo allarmante. I dati delle ricerche circa le limitate competenze della lingua italiana di quote crescenti della popolazione giovane e la scarsa dimestichezza con una metodologia di studio ed analisi, alimentano manipolabilità e approssimazione. Occorrerebbe forse un nuovo Alberto Manzi, colui che con passione e dedizione creò un modello di educazione popolare al passo con i tempi utilizzando il mezzo televisivo.
![]()
Una recente occasione per dibattere di questi temi è stata data dalla assemblea nazionale dell’UGIS che si è svolta a Milano, il 28 novembre scorso. L’UGIS – Unione Giornalisti Italiani Scientifici, essendo stata fondata nel 1966, entra quest’anno nel 60° anno di attività, una tappa importante per una organizzazione professionale fondata da Giancarlo Masini anche dietro sollecitazione morale di Giorgio La Pira, il quale riteneva che i mass-media avrebbero avuto sempre più bisogno di divulgatori preparati per far comprendere al pubblico conquiste, problemi e conseguenze dell’attività scientifica e tecnologica. Auspicio e previsione di La Pira ben lungimiranti considerata l’importanza della divulgazione scientifica in una società che è sempre più dipendente dalle reti informatiche. Tra i fondatori dell’UGIS anche Rinaldo De Benedetti, tra i pionieri della divulgazione scientifica in Italia. Gli anni ’60 erano quelli di una Italia in forte ripresa pure sul piano scientifico con il progetto spaziale San Marco, con la Montecatini che si avvaleva delle brillanti scoperte del premio Nobel per la chimica Giulio Natta, del Nobel per la medicina e fisiologia Salvatore Luria e due grandi pionieri del mondo economico quali Olivetti e Mattei, entrambi morti nel giro di pochi anni in circostante non chiare.
![]()
Divulgare, comunicare ma, anzitutto, informare. Discrimine non secondario, tra il comunicare correttamente, cioè diffondere dati verificati o verificabili, attività sempre più legata a tecnologie potenti, e l’informare, cioè dare forma e significato a dei contenuti, rendere il senso degli eventi. A completamento e integrazione ideali dell’assemblea dell’UGIS c’è stato, il giorno successivo, il corso di formazione per giornalisti “La deontologia nell’informazione scientifica: nelle notizie su intelligenza artificiale e nuove tecnologie, dalla medicina allo spazio”, presso il centro congressi della FAST (Federazione Associazioni Scientifiche e Tecniche). Un corso al quale hanno partecipato come relatori i professori Stefano Vella e Camilla Colombo, che hanno illustrato, rispettivamente, l’approccio metodologico al rischio pandemie, e la sostenibilità nella attività spaziali. Tra i relatori anche il presidente dell’UGIS Giovanni Caprara e numerosi giornalisti provenienti da diverse località italiane.
Science journalism: an increasingly important form of mediation
di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus
In societies increasingly affected and involved in scientific innovations, where the effects and risks of AI and nanotechnologies are being assessed following the IT revolution, the so-called “world of science” sometimes seems too complex and distant. At the same time, mass media and social media, with their easy access to millions of pieces of data, suggest that innovations and technologies can be easily and immediately understood. Between these two extremes and the multitude of fake and inaccurate news stories circulating in the infosphere, scientific journalism, i.e. qualified dissemination by journalists who are experts in specific disciplines, could play a strategic role. Dissemination, often snubbed by the academic world, is an activity that in Italy has been represented by a few but very valid authors, among whom I would like to mention Folco Quilici, Margherita Hack, Carlo Albero Pinelli, Silvio Ceccato, Roberto Vacca and Piero Angela. In a context in which a sort of impromptu self-education – and sometimes even self-diagnosis – via the internet is spreading rapidly, increasingly associated with the use of AI, the absence of communicators who can mediate between complex and specialised skills and the general public, now ensnared by the ubiquitous computer, is risky.
![]()
At least a basic verification of sources and the accuracy of content, as well as unambiguous presentation, appear to be essential requirements for accurate information, also considering the average cultural level, which is becoming alarmingly impoverished and simplified. Research data on the limited Italian language skills of a growing proportion of the young population and their lack of familiarity with study and analysis methods fuel manipulation and approximation. Perhaps we need a new Alberto Manzi, who with passion and dedication created a model of popular education in step with the times using the medium of television.
A recent opportunity to discuss these issues was provided by the UGIS national assembly held in Milan on 28 November. The UGIS – Union of Italian Scientific Journalists, founded in 1966, enters its 60th year of activity this year. It is an important milestone for a professional organisation founded by Giancarlo Masini, partly at the moral urging of Giorgio La Pira, who believed that the mass media would increasingly need trained communicators to help the public understand the achievements, problems and consequences of scientific and technological activity. La Pira’s hopes and predictions were very far-sighted, considering the importance of scientific dissemination in a society that is increasingly dependent on computer networks. Rinaldo De Benedetti, one of the pioneers of scientific dissemination in Italy, was also among the founders of UGIS. The 1960s were a period of strong recovery for Italy, including in the scientific field, with the San Marco space project, Montecatini making use of the brilliant discoveries of Nobel Prize winner for chemistry Giulio Natta, Nobel Prize winner for medicine and physiology Salvatore Luria, and two great pioneers of the economic world, Adriano Olivetti and Enrico Mattei, both of whom died within a few years in unclear circumstances.
![]()
Disseminating, communicating but, above all, informing. There is a significant difference between communicating correctly, i.e. disseminating verified or verifiable data, an activity increasingly linked to powerful technologies, and informing, i.e. giving shape and meaning to content, making sense of events. The UGIS assembly was ideally complemented and integrated, the following day, by the training course for journalists entitled “Ethics in scientific information: in news on artificial intelligence and new technologies, from medicine to space”, held at the FAST (Federation of Scientific and Technical Associations) conference centre. The course featured presentations by Professors Stefano Vella and Camilla Colombo, who discussed the methodological approach to pandemic risk and sustainability in space activities, respectively. Other speakers, included UGIS President Giovanni Caprara and numerous journalists from various Italian cities, contributed to the course.
