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Scienziati giapponesi sviluppano un sistema per manipolare i ricordi

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Un esperimento ispirato al celebre “neuralizzatore” di Men in Black apre nuove prospettive nella ricerca sulla memoria e sui disturbi neurologici.

di Laura Marà

Un gruppo di ricercatori giapponesi dell’Università di Kyoto ha messo a punto una tecnica in grado di cancellare i ricordi agendo direttamente sul cervello, con un meccanismo che ricorda il celebre dispositivo usato da Tommy Lee Jones e Will Smith in Men in Black. Lo studio, guidato da Akihiro Goto e pubblicato sulla rivista Science, apre scenari che fino a pochi anni fa sembravano appartenere soltanto alla fantascienza.

La luce come strumento per spegnere la memoria

“Nel film Men in Black gli agenti cancellano i ricordi con un lampo di luce. Abbiamo fatto qualcosa di simile”, ha dichiarato Goto. Il suo team ha infatti utilizzato un approccio neurale-ottico basato sull’inibizione della cofilina, una proteina essenziale per il cosiddetto “potenziamento a lungo termine” (LTP), processo cruciale nella formazione della memoria.

Durante l’esperimento, i topi da laboratorio sono stati sottoposti a un doppio trattamento luminoso: la prima volta subito dopo aver appreso un compito, la seconda durante il sonno. L’effetto è stato sorprendente: le informazioni immagazzinate sono state completamente cancellate. “È stato sorprendente che la rimozione dell’LTP locale mediante l’illuminazione diretta abbia cancellato chiaramente la memoria”, ha sottolineato il ricercatore.

Dalla fantascienza alla medicina

La tecnica si basa su un procedimento complesso: gli scienziati hanno iniettato nel cervello dei roditori un virus adeno-associato, programmato per esprimere una proteina fluorescente. Esposto alla luce, il virus ha rilasciato ossigeno reattivo in grado di bloccare la cofilina, ottenendo così un controllo diretto e puntuale sul consolidamento delle informazioni neuronali.

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Il coautore dello studio, Yasunori Hayashi, ha spiegato che questa tecnologia consente di isolare la formazione della memoria a livello cellulare, sia nello spazio che nel tempo. Un risultato che potrebbe avere implicazioni importanti nello studio dei disturbi cognitivi. “Le anomalie sinaptiche legate all’LTP – ha spiegato Hayashi – sono coinvolte in patologie come l’Alzheimer e in malattie psichiatriche come la schizofrenia. Speriamo che il nostro metodo porti a una serie di trattamenti per i disturbi mentali”.

Prospettive e interrogativi

Se da un lato la scoperta apre nuove prospettive nella ricerca scientifica, dall’altro solleva interrogativi etici non trascurabili. Un sistema capace di manipolare la memoria, anche se oggi sperimentato soltanto sugli animali, potrebbe un giorno rivoluzionare la medicina, ma anche sollevare dibattiti su privacy, libero arbitrio e uso improprio della tecnologia.

Per ora, i ricercatori giapponesi indossano camici bianchi al posto delle iconiche tute nere del cinema, ma il loro lavoro dimostra come la distanza tra fantascienza e realtà possa essere, a volte, più breve di quanto immaginiamo.

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