Arte & Cultura
Incontro con Giancarlo di Fede e “La genesi della materia e della luce”
L’artista calabrese, trapiantato a Lodi, ci regala opere nelle quali la luce esplode tra i colori.
Un pomeriggio iniziato con un incontro inaspettato, quello con Giancarlo Di Fede che, proprio perché inaspettato, porta in sé la piacevolezza della ri-scoperta di un artista nel quale il rifiuto di qualsiasi forma regala opere in cui la luce è elemento predominante.
Giancarlo Di Fede si avvicina all’arte da giovanissimo frequentando lo studio dello zio Vincenzo Corrado, formatosi a Napoli presso la scuola di Paolo Vetri e lo studio di Eugenio Scorzelli . Da egli apprende il vedutismo, l’arte figurativa e il gusto per lo studio della storia dell’arte. Frequenta l’Accademia delle belle arti di Agrigento e dopo il diploma consegue la laurea presso la N.A.B.A di Milano.
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Dipinge da sempre, ma le sue opere che vediamo esposte fanno data dal 2006 ad oggi.
Da sempre ben definito il suo dipingere, al quale si accosta con la delicatezza e la sofferenza di chi “non riesce ad essere artista fino in fondo perché ha dovuto nella sua esistenza anche a fare dell’altro”.
“Orientare la propria vita all’arte è privilegio di pochi. Io dedico quanto posso del mio tempo ad essa per una vocazione personale e per il grande fascino che ha su di me. E l’interesse per l’arte, tutta, pervade la mia esistenza sin quando ero ragazzino, grazie a quel fil rouge che passa, ininterrotto, dalla neolitica alla contemporanea.”
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Parliamo di pittogrammi e di arte sacra ma anche di architettura e ingegneria perché anche intorno a noi, tra le costruzioni e i giardini verticali, mi dice, vi è arte. Passa con consapevole leggerezza dalla Hadid a Piano, da Niemeyer a Wreight, senza dimenticare Leonardo, ma con attenzione anche a Wolowitz.
“L’arte traduce il nostro vissuto, tutto ciò che vediamo o che immaginiamo si traduce in arte. Arte non è solo paesaggio, può essere tessuto urbano, arredamento, costruzione, sicuramente è colore. Nella pittura a un certo punto finisce di evocare significati dal punto di vista etico-morale e diviene narrazione di episodi sociali, cronaca dei tempi e della condizione umana. Produzione dell’inconscio che germina il nuovo rinascimento dell’arte.”
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Ora mi parla di espressionismo e ciò che stiamo compiendo, mentre osservo le sue opere, è una sorta di percorso attraverso la storia dell’arte. Kandinskij, Duchamp, Albers, l’arte Informale, lo spazialismo e la pittura segnica.
“Io mi sono proiettato in questo, che ho brevemente raccontato, per cominciare a narrare la mia esistenza inconscia.”
Gesti di liberazione delle proprie energie interiori, senza razionalizzare o spiegare ciò che proviene dall’inconscio, arte che “si fa da sé” in cui l’artista è strumento, negazione di una conoscenza razionale della realtà e rappresentazione dell’essere e dell’agire, questo osservo tra le sue opere mentre mi parla.
“L’arte è la risposta di un gesto muscolare ad una consapevolezza, una dimensione da leggere come un codice criptato. E attraverso la lettura, l’ascolto, dell’opera ciò che si rivela è l’artista, perché attraverso ogni opera l’autore parla a se stesso.”
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Ora la conversazione si sposta sulla materia. Superfici rugose, irregolari, morbide e levigate attraverso cui l’artista esprime la propria energia creativa. Una scelta attraverso la quale tutto può diventare arte, così come è possibile che nulla effettivamente lo sia.
“L’arte non ha più la funzione di un tempo e gli artisti di oggi devono trovare una connessione evocativa non facile. Certo, sorprende ancora. Ma non si è più catturati dall’immagine come elemento da cui partire per andare oltre. Viene vista quasi in modo nostalgico e, forse, si è più affascinati dall’artista che dall’opera.“
Sfioriamo l’arte di Lucio Fontana, la sua ricerca, i tagli, i buchi, che proiettano oltre lo spazio percepito, di Giuseppe Capogrossi e la sua componente calligrafica per giungere a Emilio Vedova.
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Tutto appare ora più nitido tra un cavalletto e l’altro. Ogni opera è testimone del fare e dell’essere dell’artista, realtà autonoma ed autosufficiente. E se nel 2006 “In ogni luogo” e gli “Elementi di materia inconsueta” predominavano, ora “L’approdo salvifico”, gli “Incroci narranti” e le “Assonanze discordi”, danno anche la visione del percorso personale dell’artista. Colori tenui che si interfacciano con l’assolutezza dei blu e dei rossi, abbracci ed intrecci dai quali si insinua prepotentemente la luce. Solo colore, struttura e composizione, nei quali emergono la sperimentazione costante, la grande libertà e la forte personalità dell’artista.




