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Arte & Cultura

Luigi Faccioli: Un tragitto pittorico verso la poesia

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Luigi Faccioli “concepisce l’arte attraverso una visione estetica all’insegna di un linguaggio chiaro in cui la pittura tende ad essere riconciliante con la realtà che non sempre si presenta gradevole e convincente”.

di Antonio Fugazzotto

Scartabellando, con un po’ di emozione mista a turbamento, tra i vecchi giornali accatastati molto confusamente al primo piano della libreria del mio studio di Roma, ho trovato un pezzo a mia firma, dedicato al pittore romano Luigi Faccioli, uscito in terza pagina del mensile “Rotocalco” diretto da Piero Badaloni. Sì perché il direttore agli inizi degli anni novanta aveva affidato a me giovanissimo critico d’arte alle prime armi, il gradito compito di occuparmi di pittori romani. Ricordo che la principale raccomandazione fu quella di avere con loro un contatto diretto e di redigere un articolo in seguito ad una intervista frutto di un colloquio possibilmente nel loro atelier. Tornando al pezzo, apro la pagina e con soddisfazione rilevo che essa è quasi interamente dedicata al mio articolo.

Ma rilevo anche che l’occhiello che appare sopra il suo nome scritto in caratteri cubitali, mi riporta indietro a quella grande ammirazione che Faccioli seppe suscitare in me durante il colloquio che ebbi con lui nella sua casa del quartiere della Valli in Roma. Leggo “Un tragitto pittorico verso la poesia”. Basterebbero queste sei parole per delineare con chiarezza e completezza l’opera di questo artista romano. Di lui scrivo che concepisce l’arte attraverso una visione estetica all’insegna di un linguaggio chiaro in cui la pittura tende ad essere riconciliante con la realtà che non sempre si presenta gradevole e convincente. Nel pezzo passo subito dopo al suo interessante tragitto artistico e ricordo che negli anni ’50 Luigi Faccioli si lascia influenzare dalla Scuola Romana che con i suoi figurativi lo spinge verso una pittura dai toni caldi, puliti, rilassanti in cui le figure o gli oggetti, ben rappresentati, acquisiscono una coloritura sdrammatizzante soprattutto grazie alla delicatezza del tratto.

Ma la voglia di cimentarsi in altri stili lo porta ad essere letteralmente calamitato dalla “Big Wave” informale. Si cimenta con questa ventata di libertà espressiva che gli dà la possibilità di sperimentarsi in un linguaggio totalmente nuovo Opere di questo periodo, che dura fino agli anni settanta, si caratterizzano per un uso innovativo delle tele che sono trattate spesso con gesso, vinavil, sabbia, mescolando perciò l’informale con il materico molto in voga in quel periodo. Ne scaturiscono lavori davvero intriganti in cui il colore sembra quasi entrare in scena con delicatezza e con tenue presenza. La risultanza cromatica che ne deriva se da una parte tradisce salti o passaggi bruschi di tono grazie all’uso poco meditato del colore, dall’altra si impone per vitalità e ritmo tanto da giungere in qualche caso ad una forza plastica di notevole valore espressivo. Gli anni che seguono sono fondamentali per Faccioli: l’inventiva si allarga, cresce di ispirazione, la libertà espressiva maturata con l’informale è in grado di esercitarsi usufruendo di modalità nuove quali l’avventura dell’astrattismo e del geometrismo.

Io avendo la fortuna di ammirare nella casa atelier di Faccioli opere quali “Il profeta” o “Ragazzo con cane” o la splendida tela ad olio “La porta”, ho scritto nel pezzo e lo ribadisco ora, che questo artista dà la sensazione di riscoprire il quadro e ne fa il piccolo grande palcoscenico. Una location teatrale in cui le linee e conseguentemente gli spazia agiscono creando situazioni scenografiche in cui non di rado la luce penetra da minuscole quinte ed in cui si è appena spalancato un sipario. Ma ormai la strada è tracciata. Tutto lo porta a creare mondi cromatici pieni di poesia e di lirismo. Il Faccioli che ho assaporato nella chiacchierata con lui e l’artista che ha trovato la chiave espressiva nella sua maturità, portano entrambi ad una produzione che denota spiccata sensibilità e capacità espressiva verso la poesia. Ecco perciò i colori tenui caldi, rassicuranti dell’ultimo lungo periodo.

Stampa 3d

Ricordo anche la sua delicatezza e riservatezza nel descrivere le sue tecniche. Spesso pronunciava la parola “pacatezza” che per lui era la chiave formidabile verso il raggiungimento dell’equilibrio dei toni. Faccioli forse non ne era pienamente consapevole, ma riusciva nella sua maturità a realizzare lavori in cui spazi, volumi e masse da una parte e dall’altra gli sfondi e i fasci luminosi, raccontano un perfetto equilibrio tra estetica e poesia. Ecco torniamo così a quell’occhiello che sovrasta il titolo del mio pezzo di tanti anni fa: possiamo dire che l’opera pittorica di Faccioli nella sua totalità è il risultato di un sensibile e raffinato approccio poetico con il mondo a lui circostante escludendo quasi del tutto possibili nessi prosaici. E per dirla con Oscar Wilde: le sue tele non si trasformeranno mai nella coscienza putrida e sanguinolenta di un Dorian Gray, al contrario rimangono un punto fermo per un appuntamento poetico, sereno e costruttivo con l’arte pittorica.

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