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Elizabeth Cochran (Nellie Bly): Coraggio Investigativo e Denuncia Sociale per un Mondo Migliore-Elizabeth Cochran (Nellie Bly): Investigative Courage and Social Exposé for a Better World
Elizabeth Cochran (Nellie Bly): Coraggio Investigativo e Denuncia Sociale per un Mondo Migliore
di Laura Marà
Sono trascorsi cento anni dalla scomparsa di una delle figure più significative del giornalismo investigativo e, indubbiamente, un’icona del femminismo: Elizabeth Jane Cochran, nota ai più con lo pseudonimo di Nellie Bly.
Nata il 5 maggio 1864, a Cochran’s mill, in Pennsylvania, era la tredicesima di quindici figli. Fin da giovane si trovò a fronteggiare la perdita prematura del padre, le successive difficoltà economiche della famiglia e il matrimonio della madre con un uomo alcolizzato e violento. Le gravi ristrettezze la obbligarono a interrompere gli studi, trasferirsi a Pittsburgh e cercare impiego, sebbene la sua aspirazione fosse l’insegnamento, un ruolo comunemente riservato alle donne all’epoca.
Il 1880, all’età di vent’anni, segnò l’inizio della sua brillante carriera e un cambiamento decisivo nella sua vita. Coraggio, tenacia e volontà di denunciare sono gli elementi che definiscono la sua battaglia contro le ingiustizie, la sua incessante ricerca della verità e il suo impegno per dare voce a chi non ne aveva.
“WHAT GIRLS ARE GOOD FOR?” – L’INIZIO DELLA VOCE

La scintilla che accese la sua carriera giornalistica fu la lettura di un articolo sul Pittsburgh Dispatch, intitolato “What girls are good for?” (“A cosa servono davvero le ragazze?”). Il testo, che limitava il ruolo femminile esclusivamente alla sfera domestica, descrivendo le donne come capaci solo di cucinare, pulire e prendersi cura dei figli, scosse profondamente Elizabeth Jane Cochran. Decise di reagire inviando al giornale una lettera critica, in cui esponeva con fermezza e passione le sue argomentazioni sul diritto delle donne a lavorare senza subire discriminazioni, firmandosi “Lonely Orphan Girl” (Orfana Solitaria).
La sua scrittura incisiva e le sue idee conquistarono George Madden, il direttore del giornale, che non solo le offrì un posto fisso come giornalista ma le assegnò anche lo pseudonimo di Nellie Bly, ispirato al titolo di una popolare canzone del tempo.
Nellie si dedicò immediatamente al giornalismo investigativo, concentrandosi inizialmente sulle condizioni delle operaie nelle fabbriche. Nel 1884, fu tra le poche a intervistare Belva Ann Lockwood, la prima donna candidata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
IL SALTO DI QUALITÀ: NEW YORK E LE INCHIESTE SOTTO COPERTURA

La svolta nella vita professionale e personale della versatile Nellie Bly si verificò nel 1886. Il direttore del Pittsburgh Dispatch, intimorito dal coraggio e dal talento della giovane reporter, decise di relegarla a una rubrica di moda e giardinaggio. Fu a quel punto che Nellie lasciò Pittsburgh per New York, lasciando al suo caporedattore un biglietto laconico: “Vado a New York, presto sentirai parlare di me. Bly.”
Nellie aveva scommesso su sé stessa, dimostrandosi una donna così forte da non aver bisogno dell’approvazione altrui, destinata a lasciare un’impronta nella storia. A New York, la sua determinazione la condusse al New York World, diretto da Joseph Pulitzer. Per questa testata, Nellie Bly intraprese un’impresa straordinaria: infiltrarsi in un manicomio per indagare sulle condizioni delle pazienti. L’inchiesta fu condotta all’interno dell’ospedale psichiatrico di New York a Roosevelt Island.
Fingendosi malata di mente, Nellie riuscì a farsi ricoverare e a rimanere nell’istituto per dieci giorni, assistendo in prima persona alle atrocità e alle condizioni disumane a cui erano sottoposte le degenti. Nei suoi articoli, descrisse il manicomio come una “trappola per topi“, un luogo di violenze, abusi e sevizie. In particolare, evidenziò come molte donne finissero lì per il solo fatto di essere immigrate, povere o internate forzatamente dai familiari, e che perciò non necessitavano dei trattamenti a cui erano costrette.
L’inchiesta di Nellie Bly suscitò un enorme scandalo all’epoca, innescando una vera e propria “rivoluzione“: dopo la pubblicazione dei suoi articoli, raccolti nel libro Dieci Giorni in un Manicomio, lo stato di New York diede il via a una riforma degli ospedali psichiatrici che ridusse drasticamente gli abusi e migliorò le condizioni di vita delle pazienti nelle strutture.
La carriera dell’attivista e giornalista era ormai lanciata. Le vennero affidate sempre più indagini di rilievo, come quella all’interno delle carceri femminili: Nellie Bly si fece arrestare per osservare direttamente le condizioni di vita delle detenute, testimoniando nuovamente gli abusi subiti e cercando soluzioni.
Elizabeth era inarrestabile: dopo le innumerevoli inchieste, realizzò un’altra impresa memorabile, il giro del mondo in 72 giorni, ispirandosi al romanzo di Jules Verne, stabilendo un vero e proprio record per l’epoca. Negli ultimi anni della sua vita, lavorò come reporter durante la Prima Guerra Mondiale, sul fronte austriaco, entrando nella storia anche come la prima donna giornalista inviata di guerra.
L’EREDITÀ DI NELLIE BLY

“Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò.” Questa frase, scritta da Nellie Bly pochi giorni prima della sua morte nel 1922, racchiude il senso di una carriera giornalistica intensa e audace, sincera e pungente. Oggi, potremmo dire che ci vorrebbero più persone come lei, più giornalisti e giornaliste con il coraggio di narrare e svelare le verità più scomode, quelle nascoste, utilizzando ogni mezzo a disposizione.
Nellie Bly è da considerarsi una vera e propria attivista: ha fatto la storia cercando di renderla migliore. Basti pensare che, alla fine dell’Ottocento, riuscì a imporre la sua voce in una società fortemente patriarcale e sessista, dove le donne erano confinate ai margini, destinate unicamente alla famiglia, alla cura della casa e dei figli.
A poco a poco, con ogni battaglia, riuscì a far valere le sue idee, lottando per il miglioramento della condizione femminile in ogni ambito. La giovane donna sfidò tutte le convenzioni, si batté in prima linea per i suoi diritti, promosse l’emancipazione femminile e diede voce alle minoranze, specialmente durante l’infiltrazione nell’ospedale psichiatrico e la detenzione in carcere: in sintesi, iniziò a trasformare il mondo.
Sicuramente dal XIX secolo ad oggi molte cose sono cambiate; diverse donne hanno seguito il suo esempio, continuando la lotta per i propri diritti. Nondimeno, c’è ancora molto da fare e da modificare, se si considerano questioni come il gender pay gap o i numerosi contesti lavorativi poco inclusivi dove le donne faticano a emergere. Infatti, a cento anni dalla scomparsa della giornalista, siamo ancora a riflettere su queste problematiche e, in questo specifico caso, sul ruolo della donna in carriera, affinché non sia discriminata o oscurata.
Non dimentichiamo la storia di Nellie Bly, ma riportiamola alla luce come un grande esempio per tutti!
Elizabeth Cochran (Nellie Bly): Investigative Courage and Social Exposé for a Better World
di Laura Marà
A century has passed since the death of one of the most significant figures in investigative journalism and, undoubtedly, an icon of feminism: Elizabeth Jane Cochran, better known by the pseudonym Nellie Bly.
Born on May 5, 1864, in Cochran’s Mill, Pennsylvania, she was the thirteenth of fifteen children. From a young age, she had to face the premature loss of her father, the ensuing financial difficulties of the family, and her mother’s subsequent marriage to an abusive and alcoholic man. The severe financial constraints forced her to discontinue her studies, move to Pittsburgh, and look for a job, although her ambition was teaching—a role commonly reserved for women at the time.
The year 1880, at the age of twenty, marked the beginning of her brilliant career and a decisive change in her life. Courage, tenacity, and the will to denounce are the elements that define her fight against injustices, her relentless search for truth, and her commitment to giving a voice to the voiceless.
“WHAT GIRLS ARE GOOD FOR?” – THE START OF HER VOICE

The spark that ignited her journalistic career was reading an article in the Pittsburgh Dispatch, titled “What girls are good for?” The text, which confined the female role solely to the domestic sphere, depicting women as only capable of cooking, cleaning, and caring for children, deeply disturbed Elizabeth Jane Cochran. She decided to react by sending a critical letter to the newspaper, in which she asserted with firmness and passion her arguments about women’s right to work without facing discrimination, signing it “Lonely Orphan Girl.”
Her incisive writing and ideas won over George Madden, the newspaper’s editor, who not only offered her a permanent position as a reporter but also assigned her the pseudonym Nellie Bly, inspired by the title of a popular song of the era.
Nellie immediately dedicated herself to investigative journalism, initially focusing on the conditions of female factory workers. In 1884, she was among the few to interview Belva Ann Lockwood, the first woman presidential candidate in the United States.
THE LEAP FORWARD: NEW YORK AND UNDERCOVER INVESTIGATIONS

The turning point in the professional and personal life of the versatile Nellie Bly occurred in 1886. The editor of the Pittsburgh Dispatch, intimidated by the young reporter’s courage and talent, decided to relegate her to a fashion and gardening column. It was at this point that Nellie left Pittsburgh for New York, leaving her chief editor a succinct note: “I am going to New York. You will hear from me soon. Bly.”
Nellie had bet on herself, proving to be a woman so strong that she did not need others’ support, destined to leave her mark on history. In New York, her determination led her to the New York World, directed by Joseph Pulitzer. For this publication, Nellie Bly undertook an extraordinary feat: infiltrating an insane asylum to investigate the conditions of the patients. The investigation was carried out inside the New York City Asylum for Women on Roosevelt Island.
Feigning mental illness, Nellie managed to be admitted and stayed in the institution for ten days, witnessing firsthand the atrocities and inhumane conditions the female inmates were subjected to. In her articles, she described the asylum as a “rat trap,” a place of violence, abuse, and torture. Specifically, she highlighted how many women ended up there simply for being immigrants, poor, or forcibly institutionalized by relatives, and therefore did not need the treatments they were receiving.
Nellie Bly’s exposé caused an enormous scandal at the time, triggering a veritable “revolution“: following the publication of her articles, collected in the book Ten Days in a Mad-House, the state of New York initiated a reform of psychiatric hospitals that drastically reduced abuse and improved the patients’ living conditions in the facilities.
The activist and journalist’s career was now fully launched. She was entrusted with increasingly significant investigations, such as one inside women’s prisons: Nellie Bly had herself arrested to directly observe the living conditions of the inmates, again bearing witness to the abuse they suffered and seeking solutions.
Elizabeth was unstoppable: after countless investigations, she accomplished another memorable feat—the journey around the world in 72 days, inspired by Jules Verne’s novel, setting a true record for the time. In the final years of her life, she worked as a reporter during World War I, on the Austrian front, also making history as the first female war correspondent.
THE LEGACY OF NELLIE BLY

“I have never written a word that did not come from my heart. I never shall.” This sentence, written by Nellie Bly just days before her death in 1922, encapsulates the meaning of her intense, bold, sincere, and sharp journalistic career. Today, we could say that we need more people like her, more journalists with the courage to report and uncover the most uncomfortable truths, those hidden beneath the surface, using every means available.
Nellie Bly is to be considered a true activist: she made history by striving to make it better. Just think that, at the end of the 19th century, she managed to assert her voice in a profoundly patriarchal and sexist society, where women were confined to the margins, destined only for family, housekeeping, and child-rearing.
Little by little, with every battle, she succeeded in asserting her ideas, fighting for the improvement of the female condition in every sphere. The young woman challenged every convention, fought on the front lines for her rights, promoted women’s emancipation, and gave a voice to minorities, especially during her infiltration of the psychiatric hospital and her detention in prison: in short, she began to transform the world.
Certainly, much has changed since the 19th century; several women have followed her example, continuing the fight for our rights. Nevertheless, there is still much to do and to change, considering issues like the gender pay gap or the numerous non-inclusive workplaces where women struggle to advance. Indeed, a hundred years after the journalist’s passing, we still find ourselves reflecting on these issues and, in this specific case, on the role of women in their careers, ensuring they are not discriminated against or overshadowed.
Let us not forget the story of Nellie Bly, but bring it to light as a great example for all!
