Cinema & Teatro
Attesa per la nuova edizione del Todi Festival, con Silvano Spada di nuovo alla guida del suo gioiello

“Silvano Spada è una garanzia assoluta” così ha commentato il Sindaco felice di riaverlo al timone del suo Festival, fiore all’occhiello della città di Todi e del Teatro contemporaneo, che illuminerà con il suo programma di eventi l’estate 2025.
di Isabel Russinova
Silvano Spada, drammaturgo, regista, direttore artistico talentuoso e sensibile, da sempre impegnato ad inventare, creare, promuovere e portare al successo iniziative culturali coraggiose, come quando 39 anni fa fondò lo storico Todi Festival portandolo ad essere uno degli appuntamenti più importanti del Teatro contemporaneo e come 7 anni fa lanciò l’Off Off Theatre nell’iconica via Giulia a Roma, diventato oggi punto di riferimento del Teatro di qualità ed originalità e come le tante regie e drammaturgie di successo scommettendo anche su nuovi autori e compagnie di giovani.
Da quest’anno Spada, avendo accettato la proposta del Sindaco Antonino Ruggiano proprio in occasione della cerimonia in cui gli ha conferito la Cittadinanza Benemerita della città, torna alla guida del Todi Festival. “Silvano Spada è una garanzia assoluta” così ha commentato il Sindaco felice di riaverlo al timone del suo Festival, fiore all’occhiello della città di Todi e del Teatro contemporaneo, che illuminerà con il suo programma di eventi l’estate 2025.
Ci può raccontare cosa l’ha colpita maggiormente di Todi, 39 anni fa quando ha deciso di investire passione ed energie per lanciare un Festival in una nuova località?
Devo tutto al “Festival dei Due Mondi” di Spoleto che negli anni ’60 rappresentava un evento inedito e straordinario per l’Italia: sono umbro e noi ragazzi, forse i più vivaci, la sera si andava a Spoleto per, fuori dai bar e dei ristoranti e al di là delle transenne, vedere dal vivo e da vicino le prime ballerine di colore, personaggi celebri e un mondo a noi sconosciuto.
Conobbi una ballerina impegnata nella “Traviata” di Luchino Visconti che mi introdusse nell’ambiente dello spettacolo e, ancora ragazzo, mi ritrovai dall’altra parte delle transenne.
Il ricordo e il fascino di quella Spoleto di allora, quel clima di libertà, l’incontro tra culture e modi di vivere diversi mi ha spinto ad inventare un festival, più aderente al mio tempo e, magari, più alternativo e ribelle. Ma resta il fatto che Giancarlo Menotti, ideatore del festival di Spoleto avrebbe potuto denunciarmi per plagio! Invece siamo diventati amici e mi ha voluto a Spoleto con il mio spettacolo “Gin & Tonic” che, credo caso unico, è stato in scena al teatro Caio Melisso con ben tredici repliche di grande successo.
Sette anni fa ha deciso di scommettere su un’altra impresa difficile e rischiosa l’Off Off Theatre di Roma ci può raccontare come è andata?
Mah, dall’inventare un festival a creare un teatro il passo è stato breve ed alla base del mio carattere c’è il gioco, la sfida e il piacere del rischio culturale e imprenditoriale.
D’altra parte, nel tempo, le realtà teatrali a Roma si sono cristallizzate e fortemente caratterizzate: da un lato il Teatro più ufficiale e, diciamo, conformista e dall’altro spazi variamente alternativi.
Io, invece, credo che le due realtà debbano convivere con sulla stessa scena personalità artistiche che abbiano raggiunto un ruolo protagonista e, in alternanza tra loro, giovani autori, attori/attrici e registi che meritano la stessa ribalta. Al di là delle ambizioni personali e dei sogni di carriera, quello che mi sembra manchi è l’essere coscienti che fare spettacolo è un lavoro come gli altri, ma è un lavoro “altro” che implica la libertà di essere artisti e la voglia di sognare e far sognare il pubblico: in una parola essere imprenditori di se stessi e della propria immagine in scena e nella vita.
Perché fare spettacolo non è timbrare il cartellino in attesa della pensione, ma essere artisti, lo ripeto, è inseguire i sogni.
Credo anche che, mediamente, gli attori di oggi siano più bravi di quelli di ieri, forse senza punte di grande eccellenza, ma più bravi.
Parliamo ora di Silvano Spada drammaturgo e regista, a quali delle sue opere è più legato e quali le nuove sfide?
Ho scritto e diretto una decina di commedie e, senza falsa modestia, anche di ottimo successo e mi piace scrivere su temi della realtà umana e sociale che ci circonda
Lei è molto attento al teatro delle nuove generazioni, cosa pensa a riguardo e quale la sua visione futura del teatro?
Ritengo anche che, finiti i riti sociali e borghesi del passato, il Teatro di Prosa sia oggi più coinvolgente in teatri più piccoli con l’incontro, più da vicino, tra attori e pubblico.
Del resto è noto che ormai a Broadway nei grandi teatri vengono presentati soltanto musical per turisti, ma la prosa più vivace e dinamica è messa in scena nei teatri dell’Off Broadway con protagoniste anche le star di Hollywood.
Nelle sue programmazioni c’è molta attenzione anche alla drammaturgia contemporanea internazionale, ospitando anche compagnie internazionali con proposte in lingua originale, una proposta che viene molto apprezzata dal suo pubblico, ci sono prossime proposte in tal senso?
Certo, mi piace molto presentare proposte internazionali e sono un fautore della multiculturalità.
C’è da dire che, al di là di atteggiamenti culturali di facciata, non sempre il pubblico è incuriosito da spettacoli che vengono dall’estero a parte la musica e la danza, ma per la prosa non bastano i soprattitoli in italiano a far scattare un interesse reale, vivace e partecipe.
Più disponibili i giovani, ma c’è ancora molto da fare.