Diritti umani
“Arrivare in Cima Non è Solo Cosa da Uomini”: Donne Aymara Sfidano i Pregiudizi e Scalano le Cime più Alte del Mondo – “Reaching the Top Isn’t Just for Men”: Aymara Women Challenge Prejudices and Climb the World’s Highest Peaks
“Arrivare in Cima Non è Solo Cosa da Uomini”: Donne Aymara Sfidano i Pregiudizi e Scalano le Cime più Alte del Mondo
di Laura Marà
LA PAZ, Bolivia – È una sfida diretta al conservatorismo di genere: “Arrivare in cima non è solo un lavoro per uomini”. Così Lita González, fondatrice nel 2015 del collettivo Cholitas Escaladoras, sintetizza la rivoluzione che sta scuotendo l’alpinismo boliviano. Queste donne indigene Aymara stanno conquistando le vette più imponenti, scegliendo di farlo con l’abito tradizionale, su cui spicca la gonna voluminosa e colorata, la pollera.
In una cultura andina che venera le montagne come divinità, la loro impresa va oltre lo sport, configurandosi come un atto di coraggiosa rivendicazione identitaria. “Fin da bambina sognavo la vetta, ma lo sport era sempre stato considerato appannaggio maschile,” spiega González.
La Pollera: Da Stigma a Simbolo di Resilienza
La scelta di scalare in pollera è un potente gesto politico e culturale. Il termine cholita discende da cholo, un appellativo di natura dispregiativa affibbiato in epoca coloniale alle popolazioni indigene e meticce, confinate ai compiti più umili. Furono gli stessi colonizzatori a imporre questi indumenti, fissandoli come un marchio sociale.
“Ancora di recente, indossare la pollera in città era motivo di scherno e umiliazione; ci vedevano relegate solo al ruolo di domestiche e cuoche,” ricorda González. Oggi, il collettivo ha compiuto una risignificazione di quel vestiario e di quel nome, trasformandoli in un emblema di orgoglio e patrimonio Aymara.
La Rivelazione in Quota
La genesi del collettivo risale al 2015, quando un gruppo di undici donne, con i loro abiti, raggiunse la cima dell’Huayna Potosí (6.088 metri). “Eravamo nervose e incerte, ma in quel momento scoprii una forza inattesa,” racconta Lita. “Quella prima vetta fu una rivelazione che ci spinse a chiederci: perché non dovremmo scalare come fanno gli uomini?”
Lita ha assimilato la passione dalle radici familiari, con un padre guida alpina e una madre cuoca nei rifugi. “Non riuscivo a spiegarmi il senso di tutti quei sacrifici. Solo scalando la prima vetta ho compreso appieno.”
Le Cime Conquistate e il Futuro sull’Himalaya
Lita González ha conquistato vette come l’Illimani, l’Aconcagua e, recentemente, il Monte Bianco, la vetta più alta dell’Europa occidentale, un’impresa conclusa a fine agosto “con la pollera, ovviamente.”
L’atto di scalare è per lei un incontro profondo: “Affrontare una montagna sconosciuta è come andare a conoscere un saggio.” Nonostante l’ineludibile paura, la cima genera un senso di coraggio e felicità. La montagna l’ha plasmata: “Mi ha resa più sensibile, empatica e mi ha insegnato ad amarmi di più e a lottare per i miei sogni.”
Il loro impegno le ha rese anche testimoni del clima che cambia. “Quando iniziammo, scalavamo su ghiacciai enormi che ora sono scomparsi. Sul Monte Bianco, il disgelo era molto evidente,” constata González.
Il prossimo traguardo è ambizioso: il Manaslu, in Himalaya (8.163 metri), previsto entro il 2026. Lita González è chiara: “Farò tutto il possibile affinché il maggior numero di cholitas possa unirsi.” Le Cholitas Escaladoras dimostrano, passo dopo passo, che la volontà e la determinazione non riconoscono barriere sociali e di genere.
“Reaching the Top Isn’t Just for Men”: Aymara Women Challenge Prejudices and Climb the World’s Highest Peaks
di Laura Marà
LA PAZ, Bolivia – It is a direct challenge to gender conservatism: “Reaching the top isn’t just a job for men.” This is how Lita González, founder of the Cholitas Escaladoras collective in 2015, summarizes the revolution shaking Bolivian mountaineering. These indigenous Aymara women are conquering the most imposing peaks, choosing to do so in their traditional attire, notable for the voluminous, colorful skirt, the pollera. In an Andean culture that venerates mountains as deities, their endeavor goes beyond sport, shaping up as an act of courageous identity reclamation. “Since I was a child, I dreamed of the summit, but the sport had always been considered a male preserve,” explains González.
The Pollera: From Stigma to Symbol of Resilience
The choice to climb in a pollera is a powerful political and cultural gesture. The term cholita descends from cholo, a derogatory appellation given in the colonial era to indigenous and mestizo populations, who were confined to the most menial tasks. It was the colonizers themselves who imposed these garments, fixing them as a social mark. “Even recently, wearing the pollera in the city was a cause for ridicule and humiliation; they saw us relegated only to the role of domestic workers and cooks,” recalls González. Today, the collective has achieved a resignification of that clothing and that name, transforming them into an emblem of Aymara pride and heritage.
The Revelation at Altitude
The genesis of the collective dates back to 2015, when a group of eleven women, in their clothes, reached the summit of Huayna Potosí (6,088 meters). “We were nervous and uncertain, but at that moment, I discovered an unexpected strength,” says Lita. “That first peak was a revelation that pushed us to ask ourselves: why shouldn’t we climb like the men do?” Lita assimilated the passion from her family roots, with a father who was a mountain guide and a mother who was a cook in the shelters. “I couldn’t understand the meaning of all those sacrifices. Only by climbing the first peak did I fully comprehend.”
Conquered Peaks and the Future on the Himalayas
Lita González has conquered peaks such as Illimani, Aconcagua, and, recently, Mont Blanc, Western Europe’s highest peak, an achievement she completed at the end of August “with the pollera, of course.” The act of climbing is a profound encounter for her: “Facing an unknown mountain is like going to meet a sage.” Despite the inescapable fear, the summit generates a sense of courage and happiness. The mountain has shaped her: “It has made me more sensitive, empathetic, and it has taught me to love myself more and to fight for my dreams.” Their commitment has also made them witnesses to climate change. “When we started, we climbed on enormous glaciers that have now disappeared. On Mont Blanc, the thaw was very evident,” notes González.
The next goal is ambitious: Manaslu, in the Himalayas (8,163 meters), planned for 2026. Lita González is clear: “I will do everything possible so that the greatest number of cholitas can join.” The Cholitas Escaladoras demonstrate, step by step, that will and determination recognize no social or gender barriers.
