Italia
Vicenza sarà presto espulsa dall’Unesco
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L’archeologo Tosi spiegherà le motivazioni
È grande attesa a Vicenza per l’arrivo del noto archeologo prof. Maurizio Tosi giovedì 27 ottobre. Alle 18,30 nel salone del Teatro dell’ Hotel Villa Michelangelo di Arcugnano il Prof. Tosi anticiperà le motivazioni tecniche che purtroppo non permetteranno più a Vicenza di godere del noto marchio turistico “Patrimonio mondiale dell’umanità” ovvero il World Heritage dell’Unesco.
Dopo la conferenza è prevista una visita guidata alla struttura del complesso monumentale dell’Anfiteatro Marittimo Berico che proprio dal 27 ottobre apre la Mostra “Vicenza Bocciata” curata da Marta Ongaro, Noemi Scolari, Franco Fontana e molti altri fotografi internazionali che avrà per oggetto proposte per il recupero dei siti cittadini vicentini più disastrati.
“Fermate il completamento di Borgo Berga“, era questo l’appello ed il monito lanciato dall’Icomos, il braccio operativo dell’Unesco incaricata alla verifica lo scorso il 14 giugno.
Anche quell’ ultimo avviso a demolire il grosso abuso edilizio, edificato proprio dal Comune di Vicenza, fu ignorato.
Al posto delle demolizione del complesso i responsabili del Comune decisero per una perizia a carico dei cittadini Vicentini. Uno studio dal costo di 63.000 euro interpretabile come tentativo di spiegare o nascondere i reali problemi paesaggistici di una città in agonia e che, giorno dopo giorno, sotto gli occhi tutti, vede polverizzarsi i sacrifici di quanti nel 1994 si adoperarono davvero per consentire a Vicenza l’ingresso nel prestigioso marchio Heritage dell’Unesco.
Si sono rilevati deludenti anche gli interventi del Movimento 5 Stelle di Vicenza, un giovane movimento che urla ma che poi in città sembra avere l’aspetto ed il comportamento di un Variati Bis. Quel Variati Sindaco che sembrava guidare l’opposizione controllata dalla giunta Hüllweck, colpevole di avere autorizzato e varato l’ecomostro pomo della discordia. A dire delle associazioni cittadine infatti, la Giunta Variati una volta installatasi nel palazzo Comunale perseguì le medesime finalità del predecessore.
Ed eccoci giunti al settembre 2016. Ignorati i suggerimenti, allorché la demolizione del complesso di Borgo Berga non avveniva, si decise perfino di mettere qualcosa altro di nuovo al fuoco e prendere tempo davanti la commissione svedese dell’Unesco così chiedendo agli inglesi, gli ultimi proprietari dell’Anfiteatro Marittimo Berico di Arcugnano, “l’arma segreta”: una almeno temporanea apertura al pubblico dell’Anfiteatro.
Tale apertura fu tuttavia ostacolata non tanto da essi che seguendo le tracce dall’archeologo britannico Lawrence Barfield tanto avevano fatto per il comprensorio Arcugnanese ma dalla Fondazione ed associazioni internazionali che gestiscono la privatissima conduzione di questo teatro che vede interessi remunerativamente più concreti a marciare con gli introiti derivanti dalocation cinematografiche invece che dalle visite o concerti pubblici.
Situato in una posizione impossible da scorgere perfino per gli stessi Arcugnanesi, che ne hanno urbanizzato una parte, fino ad ora, il complesso è sempre e solo stato dedicato a manifestazioni internazionali che organizzavano ricevimenti privati soggetti a invito con spettatori altrettanto rigidamente privati, spesso disposti a pagare cifre esorbitanti per assistere a un ricevimento esclusivo in una struttura che è considerata dai tedeschi, una delle 10 più spettacolari meraviglie in tema di teatri esistenti al mondo.
L’organizzazione che gestisce i ricevimenti su una zattera ha sempre detto no a qualsiasi evento esibizioni pubbliche nella sua platea perché si tratta di un unicum visto che la parte immersa nell’ acqua è capace di regalare suoni con una acustica eccezionale. Un teatro privato, che per dimensioni è il più grande della provincia di Vicenza e che per capienza di spettatori è secondo solo all’Arena di Verona.
Non è stata casuale quindi la scelta la scelta dell’agenzia che gestisce l’arrivo del Prof. Maurizio Tosi in questo importante sito storico.
Come per quello di Imola e altri complessi simili, di cui si sta interessando l’Unesco, anche per mancanza di fondi si preferì riseppellirne la memoria fra le immondizie. Successivi movimenti franosi misero a rischio la sua sopravvivenza stessa e di lui sembrava essere rimasto solo un lontano ricordo del Conte, poeta e scrittore Guido Piovene e dal prof. Renato Cevese, oltre che prima dal grande architetto Palladio.
Scarichi selvaggi di terreno escavato dalle edificazioni superiori ne avevano gonfiato perfino la tromba e discarica di immondizie rimosse grazie alle amorose cure di Fondazioni e associazioni, tra cui la Ideapolis, di membri del Sererè e di Andromeda Padova e di un Circolo Viennese.
Si deve a loro la decisone per la sua temporanea apertura e del sito messo a disposizione al notissimo archeologo per salvare Vicenza dalla espulsione Unesco e la revoca del marchio “Patrimonio mondiale dell’umanità”.
Per il Presidente del Teatro Marittimo Berico Porto degli Angeli di Arcugnano, il prof. ing. Otello Gobin, dopo la disamina del professor Tosi “una inutilità questa iniziativa perché la sorte di Vicenza, come emerge dal titolo della conferenza del Prof. Tosi, risulta già segnata, vanificata e compromessa, dunque indipendentemente dall’apertura dell’Anfiteatro Marittimo”.
Il presidente ci tiene a far sapere inoltre “che nel corso che nel corso di questa apertura straordinaria dei cancelli del teatro al grande pubblico, vige il divieto assoluto di fotografare le istallazioni militari di sfondo, a confine” .
Secondo lo storico Franco von Rosenfranz, appassionato ricercatore e studioso del territorio della Provincia di Vicenza, autore di “Die alten heidnischen Kulturen Euganeo Berica“ per i veneti “Vicenza è storicamente la più antica ed emblematica città, nel suo attuale disagio, fra gli echi di venti di truffe Veneto Banca, ancora non spente ed altro, ed è importante si investa in un tentativo di giustizia, più di quanto essa investiva in produttività”.
“Esteticamente poteva essere un bel progetto, moderno e funzionale ma sviluppato su un area dove 2.000 anni fa, al ritiro delle acque sulla città greca di Oiniketia, nasceva ed andava consolidandosi il caposaldo del Dio Berginus.
Ma Vicenza non è mai stata molto interessata agli scippi storico-culturali e ogni nuovo potere ha costruito sul precedente, fatto regolarmente a pezzi ma forse sarebbe stato meglio sondare prima i cittadini.
Basta pensare solo all’incantevole, Dresden, la Venezia del nord, che ha perso il marchio Unesco nel 2009 per un ponte. E Dresden è incantevole. Non ha nulla a che fare con Vicenza ed i suoi terribili accessi alla città.
Come si può pensare alla salvezza di Vicenza con un simile complesso che strangola col suo aspetto il vicino capolavoro del Palladio, la Rotonda?
Ma è mai possibile che non si riesca a trovare un compromesso senza abbattere tutta quella spesa inutile pagata con le tasse della gente?
Per uscire dallo stallo si potrebbe magari pensare ad una demolizione solo parziale sempre se reggono davvero le fondamenta minacciate dai 2 fiumi.
E tentare di limitare magari le pretese di abbattimento al solo polo residenziale, quella struttura sopraelevata che davvero tende un tantino a oscurare la storica veduta collinare Berica.
C’è bisogno di fare conoscere la città ad un maggior afflusso di turisti che permangono a Vicenza per un solo giorno. Un occhiatina a Basilica, Rotonda, Teatro Olimpico, un panino, una bibita e poi tornano subito a spendere nelle super-prenotate ed incantevoli Verona o Venezia” conclude von Rosenfranz.
Statistiche e disdette alla mano, qui tutti svendono alloggi, che nessuno vuole. È il ritratto di una città snobbata perfino dagli extracomunitari: la Vincentia- Oiniketia degli amabili vigneti dei Greci che la fondarono e che diede la sua Gens Suplicia a Roma oltre che il modello di urbanizzazione. Una Vicenza che ora si sta svuotando a un ritmo impressionante mentre purtroppo scappano tutti i cittadini, in particolare i pochi giovani nati, rassegnati a un futuro senza speranza. E questa è la cosa peggiore.
Il Comune di Vicenza poi, nel caso di Borgo Berga con meno di 2 milioni che ha in cassa, non potrebbe neppure reggere a un procedimento di violazione emesso dalla Corte dei Conti.
In Italia ci sono 20 ecomostri, di cui 3 al nord e 17 al sud. Teatri antichi e siti archeologici le cui trombe sono stracolme di immondizia e la cui memoria della gente ha dimenticato persino la loro esistenza contornati da inutili costruzioni abusive che sono solo da abbattere.
Il Ministero dell’Ambiente ha finanziato 10 milioni di euro per l’abbattimento di Borgo Berga, il primo nella lista degli abbattimenti.
Vigilando che questi soldi non faccianno la stessa fine dei rimborsi elargiti da Berlusconi a risarcimento dei cittadini colpiti dall’alluvione, forse a Borgo Berga, in un tavolo di dialogo fra le parti, senza tirare giù tutto al suolo, possiamo pensare all’abbattimento almeno dei soli piano superiori: potrebbe magari essere un compromesso possibile.