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Arte & Cultura

Vibo Valentia, anteprima nazionale per Lettere di Sangue di Ulderico Nisticò

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A Vibo Valentia Capitale Italiana del Libro, all’interno della rassegna “Un libro al mese. Visti da Vicino” prima presentazione per il nuovo libro di Ulderico Nisticò.

A Vibo Valentia Capitale Italiana del Libro, all’interno della rassegna “Un libro al mese. Visti da Vicino” prima presentazione per il nuovo libro di Ulderico Nisticò.

A introdurre Ulderico Nisticò, noto scrittore calabrese, la presidente Concetta Silvia Patrizia Marzano.

Ricordiamo che la rassegna, di ideazione e gestione dell’associazione L’Isola che non c’è, dallo scorso anno è condivisa con l’associazione romana Ipathia e l’Amministrazione Comunale.

La Marzano ha ricordato la presenza dell’autore nella seconda edizione della stessa rassegna con “Le muse ioniche”.

I saluti istituzionali sono stati porti dal vicesindaco della città Domenico Primerano che ha espresso il proprio profondo compiacimento per la presenza del noto autore.

Ha quindi evidenziato il dono che l’autore ha fatto a Vibo Capitale, presentando proprio in questa occasione l’anteprima nazionale del suo romanzo.

La parola è passata a Costanza Chindamo, giovane imprenditrice vibonese, che ha subito iniziato la disamina del bellissimo romanzo.

I due livelli temporali, i diversi i personaggi si interfacciano in due gialli, uno del passato e uno del presente.

Per proteggere alcuni importanti documenti le protagoniste si “nascondono” in un convento tranne una di loro che consente di mantenere il contatto con il mondo esterno.

Il romanzo crea pietra d’inciampo nella narrazione storica ufficiale, poiché la storia spesso è veicolata da speculazioni ideologiche.

All’interno del volume la fantasia e realtà, sapientemente mescolate, sono rese piacevoli dalla scorrevolezza della scrittura.

Il periodo storico che viene trattato è supportato da preziosa documentazione.

Il professor Nisticò nel suo intervento ha sottolineato che nei grandi conflitti il mistero più grande non sta nella motivazione per la quale molti sono morti, ma in quella per cui molti non lo sono.

I protagonisti, ha sottolineato lo scrittore, non studiano la storia attraverso libri ma attraverso la memoria delle persone.

Un libro di dubbi, non un libro di certezza. Un libro che non può essere apologia, perché non si può fare apologia di una guerra persa

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