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Arte & Cultura

Vibo Valentia.15 giugno, l’Auditorium dello Spirito Santo ospita il M° Vittorino Naso. Il suo concerto per percussioni affascina il pubblico

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Un concerto in cui si mescolano elettronica e video, nel quale lo strumento dal vivo è creato e concrea.

Una performance eccezionale quella del M° Vittorino Naso, alla quale il pubblico intervenuto ha assistito ed ha risposto con una standing ovation di parecchi minuti.

Diplomato con il massimo dei voti in Strumenti a Percussione presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, collabora con le orchestre dei principali Teatri italiani e della Rai. Ha suonato nelle principali sale da concerto internazionali ed ha partecipando a numerosi Festival internazionali. Collabora abitualmente con alcuni fra i più importanti compositori di musiche per film, televisione e teatro, uno tra tutti l’indimenticato Morricone. Ha tenuto concerti in Canada, Messico, Stati Uniti, Argentina, Cile, Uruguay, Brasile, Romania, Spagna, Inghilterra, Germania, Belgio, Grecia, Austria, Svizzera, Francia, Venezuela, Colombia, Russia, Cina e Giappone.

Attualmente alla direzione del Conservatorio “F. Torrefreanca” riesce comunque a sostenere egregiamente, il Presidente dell’AMA Calabria Francesco Pollice  nella presentazione della serata lo ha sottolineato, anche i suoi ruoli di insegnante e concertista.

I quattro brani previsti per la serata, sono composizioni che spaziano dal 1984 al 2004, musica contemporanea con ingerenze di suoni elettronici e campionati.

Un palcoscenico ricco di strumenti a percussione di ogni genere e provenienza ci ha accolto, vicino al vibrafono un piccolo tavolo, dove il M° Naso ha preso posto entrando in scena.

Il primo brano “Time & Money”, tratto dall’opera per musica da camera “People/Time” composta dal francese Pierre Jodlowski, ha perfettamente introdotto la serata, rendendo chiaro lo spettacolo al quale ci accingevamo ad assistere.

Un video in bianco e nero anticipa, con uno zapping tra programmi radiofonici, l’ingresso del primo “strumento a percussione” adoperato, proprio quell piccolo tavolo.  Alla ritmica si mescolano i gesti  ed il video in maniera ossessionante ripropone da tutti i punti di vista ed in tutte le possibili dimensioni una moneta da un euro.

La performance si sposta su di una batteria dove i ritmi semplici si muovono sempre in accelerazione divenendo quasi ossessivi, come le cifre che appaiono sul video in forma compatta e che sembrano esplodere per piovere nel nulla mentre voci irrompono improvvisamente creando una narrazione che si intreccia alle sonorità.

A seguire “Losing touch”, di Edmund Campion, che sposta l’attenzione sul vibrafono e su suoni campionati di esso. Una mescolanza tra musicista e campionatore in cui il tocco delicato del musicista è pian piano soffocato dai suoni riprodotti dalla macchina.

Già tra un brano e l’altro un crescendo di applausi e la sala, gremita nei limiti di quanto previsto dalle attuali normative, si è arricchita di ascoltatori nella sala adiacente.  

Per il terzo brano “North Star Boogaloo” di George Lewis, nuovo set di pecussioni. Anche qui l’elettronica e il campionamento si mescolano al lavoro incredibile del solista che si muove tra strumenti della cultura afroamericana in un hip hop in cui i due rapper, umano e virtuale, si scambiano ed intrecciano.

L’ultimo brano, Temazcal di Javier Alvares, stupefacente, ha visto il M° Vittorino Naso utilizzare le sole maracas riproducendo una infinità di differenti ritmiche e raggiungendo un ritmo di una velocità incredibile, accompagnato da piccoli ensamble strumentali. Un brano che richiede un virtuosismo non comune e tecniche di utilizzo dello strumento legate alla tradizione venezuelana.

Una serata ricca di messaggi simbolici. L’uomo, il tempo e la sua deriva, l’uomo e la macchina, il mondo della disillussione, la mercificazione della cultura, il ritorno alle tradizioni.

Anche il brano del bis, concesso dopo il lunghissimo applauso, Shaken not Stirred, “agitato e non mescolato”, di Michael Daugherty, eseguito dal M° Naso con un solo semplice tamburello, mentre il brano prevede un ensamble di percussioni, rappresenta una scelta non casuale che rivendica forse il diritto di recriminare l’individuo in un mondo ormai dominato dal virtuale.

Ph Guido Milli

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