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Arte & Cultura

Verso il Grande Bo

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Da giugno si potrà visitare l’intero complesso del Bo, storica sede dell’Università di Padova. Saranno aperti anche gli spazi novecenteschi, con i loro capolavori di arte, architettura e design.

versoilgrandeBoPadova, 14 giugno – Dal mese di giugno, l’intero complesso monumentale del Bo, storica sede del’università di Padova, sarà aperto alle visite. Questa apertura straordinaria sarà concentrata nei fine settimana, ovvero tutti i sabati e le domeniche, dato che nel percorso di visita sono compresi uffici, aule e sale che nei giorni lavorativi continuano ad ospitare la consueta attività didattica e gestionale dell’Ateneo. La visite saranno guidate e avranno una durata di circa un’ora. Nelle prossime settimane sarà on line, all’interno del sito dell’Universitàwww.unipd.it, una pagina che illustrerà il percorso e le modalità di visita.  “Nella percezione del turista, ma anche del padovano, il Bo è solo quello “storico”, ovvero il comparto più antico del Palazzo concentrato intorno al Cortile Antico – afferma il Rettore professor Giuseppe Zaccaria.Il resto, volumetricamente ben più  rilevante, è un qualche cosa di indefinito, quasi si trattasse di una aggiunta posticcia e trascurabile della parte “nobile”. Non molti percepiscono innanzitutto che anche la parte “storica” è in realtà solo parzialmente “originale” avendo subito diversi interventi che l’hanno fortemente modificata. A partire dalla stessa facciata che solo dagli anni ’40 del ‘900 ha visto l’apertura del porticato e lo spostamento del portale originario. Così come non è affatto comune l’idea che il “nuovo Bo” sia, ormai, esso stesso, sede storica e non meno importante del Bo “antico”, sia in termini di architettura che di contenuto artistico. Certo nella percezione – o mancata percezione – pesa il marchio dell’epoca in cui il nuovo Bo è stato pensato e realizzato, il Ventennio Fascista. Ma è fuor di dubbio che oggi, al di là del giudizio ideologico, non si può non ammirare ciò che la volontà del Rettore Carlo Anti, unita alla creatività di Gio Ponti, ci ha lasciato. Qui e al Liviano si concentrano pagine fondamentali della storia dell’arte, del design e dell’architettura italiana della prima metà del Novecento, pagine sconosciute ai più che riteniamo doveroso svelare alla città e a chi visita Padova.” Il futuro percorso di visita avrà inizio dal rinascimentale Cortile Antico, capolavoro del Moroni, impreziosito da migliaia di stemmi di rettori, consiglieri e studenti. Reso omaggio all’effigie di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo, si salirà al Teatro Anatomico, uno dei tesori dell’Ateneo. Questo teatro ligneo (1595), voluto da Fabrici d’Acquapendente, è il primo al mondo ed è stato il modello per decine di altre strutture simili create per le osservazioni delle dissezioni anatomiche negli atenei di tutta Europa. Si passerà poi alla Sala dei Quaranta, celebre per le altrettante effigi di studenti stranieri dell’Ateneo che, tornati in patria, sono diventati personalità di primissimo piano. Doveroso, qui, l’omaggio alla Cattedra di Galileo Galilei, reliquia dei fondamentali anni padovani dello scienziato. Tappa successiva è la grandiosa Aula Magna, in origine sala da pranzo del grande albergo del Bo, acquisito alla fine del Quattrocento dall’Università, che, ricordiamo, risale al 1222 ed è stata la seconda fondata in Italia. E’ del 1856 la trasformazione di questo ambiente in Aula Magna e da allora qui è passata la storia: mitica la conferenza qui tenuta da Albert Einstein nel 1921. Dalla grande sala successiva, chiamata Basilica per la presenza delle colonne in cemento rivestito di stucco rosso, si entra nel Bo Novecentesco. Sede nel corso del Settecento del laboratorio di fisica, la sala venne trasformata da Gio Ponti in un luogo di memoria storica e di assoluto fascino visivo. Una occhiata, ma solo dalla porta spalancata, all’Archivio Antico ed in particolare alle librerie dove sono conservati i documenti: si tratta di quelli che, sino alla soppressione napoleonica, custodivano codici, incunaboli e cinquecentine nella biblioteca benedettina dell’Abbazia di Santa Giustina. Il percorso continua negli spazi del Rettorato, prima non aperti alle visite. Qui, sala dopo sala, si evidenzia il genio creativo di Gio Ponti: tutto è suo, dai disegni dei pavimenti marmorei, ai colori delle pareti, ai mobili, lampadari e ogni genere di arredo, posaceneri e maniglie comprese. E tutto questo complesso è stato conservato senza stravolgimenti, offrendoci oggi una testimonianza unitaria e perfetta di design italiano ai massimi livelli. Così nel Circolo dei Professori, con la Sala di Lettura, la Sala da Pranzo, la Sala del Caminetto e persino nella cucina. Ponti e il Rettore Carlo Anti chiamarono a lavorare al nuovo Bo artisti di fama, secondo un progetto perfettamente coerente. Nel percorso troviamo tra gli altri Gino Severini, Achille Funi, Ferruccio Ferrazzi, Pino Casarini, Arturo Martini, Carlo Scarpa, Filippo De Pisis, Paolo De Poli, Antonio Fasan. Seguendo il medesimo programma, altri artisti, come ad esempio Massimo Campigli, vennero impiegati ad affrescare altre sedi dell’Ateneo, sempre in questi anni di grande rinnovamento. Persino lo Studio del Rettore, anch’esso arredato da Gio Ponti, sarà offerto ad uno sguardo del visitatore. Ovviamente uno sguardo dalla porta, visto che l’accesso all’interno non è compatibile con la funzione del luogo. Non mancheranno di stupire la Sala di Giurisprudenza e la Sala di Medicina, sia per i loro decori (entrambi sono ambienti antichi “rivisitati” negli anni del rinnovo del Bo), sia per il contenuto. Destano curiosità, ad esempio, nella Sala di Medicina, sia il grande affresco di Achille Funi sia la lunga vetrina dove sono esposti i crani di docenti che hanno offerto il loro corpo per le dissezioni anatomiche. Dall’Atrio degli Eroi si potrà ammirare la Scala del Sapere, denominazione quanto mai appropriata, con il grande affresco di Gio Ponti e ai suoi piedi il Palinuro di Arturo Martini, per passare poi nel Cortile Nuovo progettato da Ettore Fagiuoli. Qui è necessario soffermarsi davanti al grande rilievo di Attilio Selvama anche alla stele di Gio Pomodoro e alla installazione di Jannis Kounellis, testimonianze di una passione per l’arte che non si è affatto conclusa negli anni Trenta. Ma è il connubio tra scienza, vicende umane, grande storia, arte, architettura e vita quotidiana, a dare un fascino unico a questa visita che, in una sola ora, conduce attraverso otto secoli di vita di un Ateneo che è stato e continua ad essere una delle eccellenze del nostro Paese.

 

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