Diritti umani
UNICEF: 58 milioni di bambini in età da scuola primaria non vanno a scuola
Gli studenti più poveri nel mondo hanno 18 volte in meno possibilità di ricevere un’istruzione.
Roma 22 gennaio – Secondo un rapporto lanciato oggi dall’UNICEF, in molti paesi del mondo vengono investite meno risorse pubbliche nell’istruzione dei bambini che appartengono al 20% più povero delle società, rispetto a coloro che appartengono al 20% più ricco. Questa disuguaglianza può essere superiore anche di 18 volte. Il rapporto ”Investment Case for Education and Equity” afferma che in media il 46% delle risorse investite nell’istruzione pubblica nei paesi a basso reddito va direttamente a beneficio del 10% degli studenti più istruiti. Nei paesi a medio-basso reddito il dato è del 26%. Questo squilibrio favorisce in modo sproporzionato i bambini che provengono dalle famiglie più ricche che di solito raggiungono il più alto livello di istruzione. Il rapporto, il primo di una serie dell’ UNICEF, è stato lanciato quest’anno con il supporto della Fondazione Bill e Melinda Gates e promuove fortemente un’ investimento più equo per l’istruzione. Invita anche i Governi a dare priorità alle esigenze dei bambini più emarginati – i poveri, le bambine, le minoranze etniche e linguistiche, bambini con disabilità e quelli che vivono in zone di conflitto. “Nel mondo, oggi, circa un miliardo di bambini è in età da scuola primaria e secondaria inferiore. Questi bambini rappresentano 1 miliardo di ragioni per investire sull’istruzione”, ha affermato Yoka Brandt, Vice Direttore generale dell’UNICEF. “ Fin troppi tra questi bambini non ricevono un’istruzione di qualità a causa di povertà, conflitti, discriminazione di genere, disabilità ed appartenenza a minoranze etniche. Per cambiare le cose abbiamo bisogno di rivedere radicalmente le attuali pratiche, garantendo maggiori risorse e distribuendole più equamente”. Il rapporto sottolinea anche un’ulteriore grave crisi nel campo dell’istruzione. I progressi per ampliare l’accesso all’istruzione sono in stallo: 58 milioni di bambini in età da scuola primaria non vanno a scuola, questo significa che il Secondo Obiettivo di Sviluppo del Millennio (arrivare all’istruzione primaria universale) non sarà raggiunto. Inoltre, molti di questi bambini che frequentano le lezioni hanno attualmente un apprendimento scarso o nullo. I dati rivelano che 130 milioni di bambini che hanno raggiunto il 4° anno scolastico non sanno né leggere né contare bene. Questa situazione peggiorerà con l’aumento del numero di persone in età scolare. Per raggiungere un’istruzione universale di base, il mondo dovrà iscrivere nelle scuole entro il 2030 altri 619 milioni di bambini di età compresa tra i 3 ei 15 anni, con un aumento del 57 % rispetto ai dati di oggi. Ciò nonostante, le risorse pubbliche per l’istruzione stanno diminuendo. Ogni anno mancano 26 miliardi di dollari, rispetto a quanto necessario, da investire nell’istruzione universale di base in 46 paesi a basso e medio reddito. Dal 2009 il sostegno pubblico allo sviluppo per l’istruzione è diminuito del 10%. In prospettiva, solo il 5% dei guadagni annuali delle 15 aziende che nel mondo hanno i guadagni più alti potrebbe eliminare questa lacuna. L’UNICEF chiede ai Governi e ai donatori di aumentare i loro investimenti nell’istruzione e assicurare che i fondi siano utilizzati in maniera più efficiente e vengano distribuiti più equamente. Secondo il rapporto, anche il settore privato ha un ruolo importante da giocare nella mobilitazione delle risorse per l’istruzione. “Da molto tempo sappiamo che l’istruzione può rompere il ciclo della povertà e della condizione di svantaggio dei bambini, delle famiglie e dei paesi. Per fare tuto questo, però, Governi e settore privato devono non solo investire di più, ma anche investire nell’istruzione in maniera più efficace”, ha concluso Brandt.