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Unesco: il diritto al lavoro per le donne in Ue e nel mondo è una chimera

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Gravidanza-e-lavoro_o_su_horizontal_fixedLa retribuzione disuguale e la discriminazione per maternità sono ancora problemi senza soluzione per l’occupazione femminile.

Roma, 2 settembre –“Le Ong di tutto il mondo impegnate anche nella difesa dei diritti delle donne evidenziano da tempo che il lavoro femminile è pagato meno di quello degli uomini e subisce gravi discriminazioni per la maternità”. Lo afferma Maricia Bagnato Belfiore  membro esecutivo di Aedh e vicepresidente di Lidu onlus – Roma. “Le ricerche, condotte da Unesco- spiega Bagnato Belfiore- hanno confermato che più di 50.000 donne europee ed americane non rientrano al lavoro per l’impossibilità di farlo insieme alla cura di genere per i bambini ed i neonati, a causa della disparità di trattamento economico sia per le donne in gravidanza che per le giovani che hanno il diritto alla maternità. La difficoltà di essere accettate per un lavoro dignitoso le fa optare per una minima retribuzione o per un piccolo impegno part-time, pur di non abbandonare la famiglia. I datori di lavoro non hanno rispetto per quello che è un diritto fondamentale della donna e dell’uomo”.

I dati raccolti dalla Camera dei Comuni in Gran Bretagna mostrano come quasi il 14% delle 350mila donne che in media ogni anno vanno in maternità abbia perso il posto di lavoro. Secondo la ricerca inoltre spesso le donne vengono reintegrate in ruoli inferiori, vengono retrocesse o posizionate in situazioni in cui non vi è alcuna possibilità di fare carriera. In Italia la situazione è anche peggiore: uno studio dell’Istat pubblicato a metà 2011 mostrava come, in due anni, fra il 2008 e il 2009, ben 800mila donne sono  state costrette a dimettersi o sono state licenziate  in seguito a una gravidanza.

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