Attualità
Un tweet di Trump affonda l’economia turca
Il presidente USA ha annunciato nuove sanzioni economiche alla Turchia per l’arresto di un americano. Erdogan: «Guerra nazionale».
di Vito Nicola Lacerenza
Il presidente americano Donald Trump ha annunciato tramite twitter il raddoppio dei dazi sull’alluminio e sull’acciaio importati dalla Turchia. Le tasse sui due metalli aumenteranno rispettivamente del 20% e del 50%. La sanzioni non sono ancora entrate in vigore, ma il solo annuncio ha aumentato l’incertezza dei mercati internazionali e messo in fuga gli investitori stranieri dalla Turchia. La drastica riduzione dei capitali provenienti dall’estero, fondamentali per l’economia della Turchia, ha fatto schizzare l’inflazione a livelli record facendo crollare il valore della lira turca (la valuta locale) in soli due giorni. Attualmente per acquistare 1 dollaro americano, in Turchia, sono necessarie 6.4 lire turche. Una situazione descritta dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan come “una guerra economica nazionale” voluta dagli Stati Uniti. «Ci sono diverse campagne condotte contro la Turchia- ha detto Erdogan- Se loro (gli americani) hanno i dollari, noi abbiamo il nostro popolo e Allah. Non abbiate dubbi. È una guerra economica nazionale». Per vincerla Erdogan ha chiesto a “quelli che hanno euro, dollari e oro sotto il cuscino” di recarsi in banca e “cambiarli con la lira turca” in modo da contrastare la crescente inflazione. Vera e propria arma usata da Donald Trump per costringere le autorità turche a rilasciare il pastore protestante statunitense Andrew Brunson, arrestato in Turchia per “terrorismo” poco dopo il fallito golpe dell’anno scorso.
L’accusa è apparsa infondata alle autorità americane che vedono dietro l’arresto del pastore protestante una ragione politica. Il “nemico pubblico numero uno” di Erdogan, Fethullah Gulen, considerato dal governo turco come il fautore del fallito golpe, vive in esilio negli Stati Uniti. Per quasi un anno Erdogan ha chiesto invano l’estradizione di Gulen e l’arresto di Andrew Brunson è apparso come uno stratagemma del presidente turco per effettuare uno “scambio prigionieri” e ottenere l’estradizione di Fethullah Gulen in Turchia. Ma dietro la crisi diplomatica tra il Paese asiatico e gli USA, gli osservatori intravedono una ragione più profonda, legata alla guerra commerciale in atto tra l’America e l’Iran. Tra i due Paesi era in vigore un accordo sul nucleare siglato nel 2015 insieme ai principali membri dell’UE. Il patto è stato annullato da Trump, che ha intimato a tutti i Paesi alleati di sospendere i rapporti commerciali con l’Iran. Dopo un po’ d’esitazione, le nazioni europee si sono allineate con gli Stati Uniti mentre la Turchia, ritenuta un’ “alleata degli USA”, ha riconfermato la sua partnership commerciale con l’Iran, da cui importa gas naturale.