Arte & Cultura
Un ROF 2020 pieno di passione
Lo spettacolo del Rossini Opera Festival continuerà in novembre.
di Sergio Bevilacqua
La città di Pesaro, provata dal covid ove è esploso con virulenza prima e più gravemente che altrove, con tenacia e buona volontà ha ripreso il suo destino artistico rossiniano e ha saputo trasformare questo infausto elemento sanitario della nostra vita in un punto di forza culturale: dosando saggiamente gli intrattenimenti, sempre elevati nel classico periodo estivo, ha saputo conservare le produzioni più complesse per un altro orizzonte 2020, quello autunnale. Ecco la novità, che il sindaco Matteo Ricci espone lucidamente come fattore di grande importanza: “Vogliamo vivere di Rossini tutto l’anno, e questa è l’occasione per sperimentare l’allargamento della stagione rossiniana anche all’autunno”.
Ottimo. Bravi, va detto: una città che ha saputo preservare la sua dimensione turistica con un clima civile sereno, privo di eccessiva immigrazione e con una percezione di benessere quasi da Miami, Florida, in un litorale di grande bellezza, malgrado la prossimità con gli spiaggioni romagnoli. Il Monte Bartolo (di sicuro non è un caso che questo nome sia ripreso da Rossini per un personaggio del suo Barbiere di Siviglia, che rivedremo in novembre…) fa da confine, con belle scogliere e baiette caraibiche raggiungibili a piedi sulla sabbia confortevole, tra la seria vocazione culturale pesarese e l’intrattenimento superficiale delle discoteche nella vicinissima Romagna. Ed è fortificato da ville di grandi artisti, come Pavarotti e Florez, il re dei tenori e il suo luogotenente rossiniano, innamorati giustamente di questa bella città. Florez non manca praticamente mai all’estate rossiniana e anche quest’anno la corrispondenza di amorosi sensi col pubblico del ROF ha prodotto un delizioso concerto, fruibile anche dalle vie vicine alla bella Piazza del Popolo, trasformata di un’arena con palcoscenico da 330 metri quadri e buca d’orchestra da 140 metri quadri, nonché una platea sotto le stelle da 2.300 metri quadri.
Lì ha giustamente trionfato in un assaggio concertistico anche la star soprano del ROF 2021 Karine Deshayes (nella foto), raramente in Italia, ma grandissima interprete internazionale che, oltre all’ottimo repertorio rossiniano, si è espressa magistralmente nel suo conterraneo Gounod.
Per rinsaldare il legame con il numeroso pubblico che, soprattutto dall’estero, non ha potuto essere a Pesaro questa estate, è stata trasmessa in diretta streaming gratuita sul sito web e sui canali social del Festival la serata inaugurale, con la Cantata Giovanna d’Arco e l’opera La cambiale di matrimonio. La trasmissione è stata diffusa anche nell’ambito del progetto di Italia Festival Estate all’italiana promosso dal Ministero degli Affari Esteri in tutta la sua rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura. La serata ha riscosso un dato record di circa 23.000 contatti.
Il Sovrintendente del ROF Ernesto Palacio (nella foto) ha una visione cristallina quanto la sua voce di grande tenore: “Abbiamo puntato, e continueremo a farlo, su giovani direttori d’orchestra, come il tedesco Nikolas Nagele” (nella foto) ben conosciuto anche per le sue vittoriose folate di grande interpretazione al festival wagneriano di Bayreuth.
Ma il ROF 2020 non finisce qui e proporrà una sezione autunnale in programma dal 1 al 29 novembre. In calendario il Concerto finale dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, rinviata per ovvie ragioni ad ottobre in luogo del consueto mese di luglio (1 novembre); una selezione dei Péchés de vieillesse eseguita dal pianista Alessandro Marangoni (14 novembre); la Messa di Milano, mai eseguita al ROF, diretta da Ferdinando Sulla, proposta assieme al Miserere (15 novembre); tre recite dello spumeggiante Barbiere di Siviglia messo in scena da Pier Luigi Pizzi al ROF 2018 (25, 27 e 29 novembre) e diretto da Michele Spotti; infine, due recite del classico Viaggio a Reims di Emilio Sagi ripreso da Elisabetta Courir, con gli allievi dell’Accademia Rossiniana 2020 diretti da Alessandro Cadario (26 e 28 novembre).
E intanto che si scioglievano le note del Rossini Opera Festival, edizione estiva, in attesa dell’autunnale, l’ottimo pianista Maurizio Baglini ci deliziava con la traduzione per solo piano, firmata Liszt, della IX sinfonia di Beethoven. Una scelta ben riposta e un’alternativa non conflittuale d’alto livello voluta da un’altra grande mente musicale pesarese, la Prof.ssa Marta Mancini. Complimenti vivissimi a questi bravi pesaresi.
A rivederci a novembre, allora: e speriamo “più sani”.