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Ue, diritto di voto ai carcerati

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corte-strasburgo-01-largeConsiglio dei ministri europei auspica equiparazione dei paesi membri sui diritti dei detenuti prima che intervenga la Cedu con sentenze ad hoc

 Roma 22 luglio – “Ci sono paesi che consentono ai prigionieri il pieno diritto di voto, altri che lo permettono solo ad alcuni e in una dozzina di stati vi è, invece, un divieto generale” è quanto riferisce Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa. “L’efficacia a lungo termine del sistema europeo di protezione dei diritti umani” viaggia anche sulla capacità dei paesi membri di rispettare i diritti basilari di soggetti detenuti. Emblematico il caso di due detenuti inglesi che hanno fatto ricorso alla Corte Suprema di Sua Maestà per essere riammessi all’elettorato attivo. Una vicenda, e non è l’unica, che rimette in campo il rispetto dei diritti umani dei carcerati a livello europeo. “Al Regno Unito, – specifica Muižnieks è stato dato più tempo per adeguare la propria legislazione agli standard internazionali e una discussione sulle misure adottate avrà luogo in seno alla riunione del Consiglio d’Europa il prossimo autunno.Nils_Muiznieks È utile ricordare – continua – che la Corte non chiede al Regno Unito di dare indiscriminatamente il diritto di voto a tutti i prigionieri. Ma di valutare caso per caso. Senza negare, come invece si verifica oggi, questo diritto automaticamente nel momento in cui si varca la soglia del carcere. Bensì di tenere conto della gravità del reato”. Un buon esempio da seguire in questo contesto è la legislazione dell’Austria,  modificata nel 2011 a seguito di una sentenza della CEDU simile a quella emessa nei confronti del Regno Unito. Oggi, nessun prigioniero in Austria è automaticamente escluso dal diritto di voto.

 

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