Attualità
Ucraina: la Salute ai tempi della Guerra

Grazie al lavoro coordinato delle organizzazioni internazionali, dei volontari sul campo e del Ministero della Salute ucraino, la Sanità dell’Ucraina continua a reggersi in piedi anche sotto le bombe di Putin
di Giordana Fauci
Dopo oltre cinquanta giorni ininterrotti di guerra gli effetti sono rilevanti anche sotto il profilo della Salute, al di là dell’evidente resilienza del popolo ucraino.
Intere città sono state rase al suolo; il numero delle vittime tra i civili è considerevole ma, invero, destinato ad aumentare ogni giorno di più; senza considerare il numero incalcolabile dei bambini che risulta a tutt’oggi disperso; altrettanto allarmante, poi, il numero degli animali da affezione deceduti; a non voler dimenticare, da ultimo, la perdita del patrimonio artistico, in larga parte andato per sempre distrutto.
Tra i morti si contano anche diversi giornalisti chiamati a documentare tante e tali devastazioni; senza tralasciare le enormi difficoltà che continuano ad incontrare Croce Rossa e volontari, che si adoperano ogni giorno per portare i soccorsi all’intero Paese: personale medico e para-medico a cui è spesso impedito l’accesso in quelle terre oramai inospitali ed in cui i medicinali di prima necessità spesso non giungono in tempo o, addirittura, non vi giungeranno mai, perché anch’essi persi sotto la violenza di quei bombardamenti.
Eppure i convogli umanitari, i medici e gli infermieri, stoicamente, continuano a consentire l’accesso alle cure.
Pertanto, la Sanità dell’Ucraina continua a reggersi in piedi anche sotto le bombe di Putin.
Ciò avviene grazie al lavoro coordinato delle organizzazioni internazionali, dei volontari sul campo e del Ministero della Salute ucraino che, quotidianamente, garantiscono l’accesso alle cure a chiunque.
I convogli umanitari riescono a raggiungere zone duramente colpite dalla guerra, la maggior parte delle quali è ancora sotto l’attacco diretto dei russi: ad esempio Sievierdonetsk, una cittadina duramente colpita dai combattimenti ed i cui residenti senza rimasti privati di elettricità, gas e acqua potabile, come pure di tutti gli altri beni di prima necessità per intere settimane.
Nei giorni scorsi i convogli di aiuti hanno raggiunto anche altre località, quali Kherson, Kharkiv e Chernihiv.
Purtroppo la città di Mariupol, tutt’ora assediata e in gran parte distrutta, rimane ancora fuori dalla portata degli aiuti.
“Questa guerra ha un enorme impatto anche sulla salute delle persone…”: ha affermato il rappresentante nazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità Jarno Habicht che, ha, poi, aggiunto: “Il coordinamento degli aiuti è un processo continuo, 24 ore su 24, non si ferma mai. Le forze russe spesso bloccano i convogli umanitari o rendono troppo pericoloso per loro viaggiare bombardando le aree…”.
Habicht ha, infine, concluso: “Abbiamo portato alcuni dei migliori cervelli dell’OMS in Ucraina nelle ultime settimane, dall’Afghanistan e dal quartier generale OMS per supportare il Paese e garantire che le forniture possano raggiungere gli ospedali…”.
I convogli, com’è noto, sono assemblati dalle organizzazioni e dipendono dal lavoro dei volontari.
Inna Ivanenko, direttrice dell’ONG Sanitaria Patients of Ukraine, organizzatrice degli aiuti umanitari, ha ricordato che “Gli autisti volontari che consegnano i rifornimenti sono dei veri eroi…”.
…Perché i combattimenti, i bombardamenti, gli sfollamenti interni ed i posti di blocco russi hanno interrotto la capacità delle persone di accedere alle medicine, di essere visitate dai loro medici o presso cliniche ed ospedali.
Eppure, nonostante lo stato di guerra, moltissime sono le strutture sanitarie che continuano ad essere in funzione 24 ore su 24, con medici, infermieri e altro personale che sacrificano il loro tempo e la loro sicurezza per aiutare i propri concittadini.
Oltre alle attività sanitarie urgenti derivanti dagli effetti della guerra, come sostegno medico ai feriti da combattimenti e ai civili, si cerca di garantire cure anche ai classici bisogni di salute e, in primis, alle persone affette da malattie croniche.
Le sale operatorie sono attive h/24, con professionisti che fanno turni anche da 18 o 24 ore al giorno pur di non cedere terreno alla guerra.
É una battaglia nella battaglia: nessuno è disposto a mollare e darla vinta alla guerra.
Continuano, quindi, le attività sanitarie impellenti e non, con particolare attenzione ai bisogni dei bambini.
Tuttavia, al di là della presenza di spirito, spesso a scarseggiare sono i materiali utili allo scopo e, nonostante il ricorso a mezzi di fortuna, i bombardamenti delle strutture sanitarie hanno compromesso riserve e strumentazioni preziosissime.
Oltre ai presìdi medici, scarseggiano farmaci per curare malattie quali cardiopatie, diabete, ipertensione, malattie della tiroide, vaccini etc.
Ad esempio, “Nelle prime settimane di guerra, c’è stata una carenza drastica di insulina…”: ha detto ancora Ivanenko: “Carenza che ha coinvolto in particolare anche due farmaci ormonali per il trattamento della tiroide…”.
“Attualmente il problema più grande riguarda, invece, le cure oncologiche…”: ha continuato Ivanenko, concludendo tristemente che: “Sebbene molti farmaci oncologici siano stati acquistati e siano conservati nei magazzini, spostarli dove le persone ne hanno bisogno è una sfida difficoltosa e pericolosa…”.
Anche la tubercolosi rappresenta un pericolo, perché le condizioni attuali a cui sono sottoposte le persone potrebbero presto cagionare un picco endemico.
Del resto, al di là del fatto che ad oggi non vi siano grossi disagi rispetto all’accesso ai farmaci anti-tubercolari, vi è da considerare che le persone hanno trascorso molto tempo in scantinati freddi, privi di condizioni igieniche.
La guerra, poi, non ferma neanche il Coronavirus, la cui diffusione è favorita sia dalla mancanza di mascherine e altri presidi, quali gel per l’igiene delle mani, sia dall’impossibilità di evitare assembramenti e mantenere le distanze consigliate all’interno dei rifugi anti-bombardamento.
Il ministero ucraino, nel frattempo, sta aumentando anche il sostegno alle farmacie, nel tentativo di garantire approvvigionamenti adeguati e, al contempo, vigilare sul mantenimento dei prezzi dei farmaci a cifre accessibili a tutti.
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