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Diritti umani

Viaggio al termine della vita. Vivere e morire con dignità

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Sabato 21 Novembre presso la sede L.I.D.U si è tenuto un convegno relativo al testamento biologico

Di Caterina Navarro

Convegno_2015_11_21_Viaggio_al_termine_della_vita_10_00_Roma_GOIRoma, 7 dicembre – Sabato 21 Novembre, dalla collaborazione tra la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo e il Rito Simbolico Italiano è nata una toccante riflessione sulla dignità nella vita e nella morte, che ha avuto come titolo “Viaggio al termine della vita. Vivere e morire con dignità.” È stata appunto la dignità il punto focale di tutta la mattina, ogni discussione è partita da lì o lì è terminata, ponendo le basi per nuovi incontri e soprattutto per la diffusione di spunti di riflessione che possano far sì che questo tema non sia solo motivo di convegni e lotte personali, ma che diventi un serio e costruttivo dibattito in sede parlamentare. Come tutte le persone intervenute hanno ribadito, dal saluto di Giovanni Cecconi all’inaspettata, poetica conclusione di Fausto Desideri, non è un caso la scelta della sede: la villa del Vascello, sede nazionale del Grande Oriente d’Italia e simbolo delle più grandi battaglie per l’affermazione dei Diritti Umani fondamentali. La questione della dignità nel fine vita è stata dibattuta in ogni sfaccettatura, sono stati chiamati a discuterne relatori che l’hanno analizzata da punti di vista differenti, con la comune convinzione che il testamento biologico dovrebbe essere legalizzato e ogni persona debba avere il diritto di decidere se, quando e come interrompere il proprio cammino. Non è vita, infatti, abitare un corpo sofferente che nega all’uomo le sue libertà, non è vita credere che la propria persona appartenga ad un Essere Superiore, qualunque esso sia (o allo Stato), e che solo questi abbia il diritto di decidere il momento adatto per dire addio ai propri cari. Allo stesso modo non è vita quella dei familiari del malato, che passano gli ultimi momenti del congiunto in uno stato di impotenza e quasi obbligata sofferenza. Sono stati ricordati miti dell’antichità come quello di Chirone, o la pratica antropologica della femmina Accabadora, per far riaffiorare alla memoria il fatto che in passato esisteva la dignità di autodeterminarsi, era prevista ed era cosa consuetudinaria, mentre è stato solo con l’avvento delle religioni del libro che la vita ha perso il proprietario nella persona per acquisirlo in un essere superiore che dovrebbe detenere il potere di vita e di morte. È stata riportata, dalla moglie Mina, la lotta indomita di Piergiorgio Welby che strenuamente, fino alla fine, si è battuto, non per sé stesso, ma perché tutti in Italia potessero decidere la propria sorte. Voce purtroppo rimasta inascoltata. È stata ricordata, dall’Avv. De Tilla, la sentenza Englaro, prima in Italia ad aprire uno spiraglio di luce nel buio dell’ignoranza. Sono state riportate, dal Dott. Mazzullo, medico psichiata, toccanti testimonianze di persone che hanno o non hanno potuto decidere il proprio destino quando la vita era diventata loro insopportabile. E infine, sebbene da tutti gli interventi sia risultato che il più grosso ostacolo all’autodeterminazione sia la Chiesa Cristiana Cattolica Romana, come ha fatto notare il Dott. Rosco, medico anestesista, ciò non è assolutamente confermato dalla religione cristiana, la quale ha visto verso il Cristo moribondo sulla croce un atto di misericordiosa pietà quando il soldato gli ha piantato una lancia nel costato impedendogli di passare gli ultimi istanti di vita nell’agonia della crocifissione. Il soldato, sia per la Chiesa Cristiana che per quella Ortodossa è diventato poi sia santo che martire, a conferma che basterebbe solo un po’ più di coerenza per migliorare la società odierna. Ma la questione della decisione personale non è sempre così limpida, non tutte le persone sono dotate di raziocinio, per un motivo o per un altro, e dunque ci sarebbe anche da sollevare la questione, in questi casi, su chi sia in diritto di decidere. Come ha affermato l’Avv. Scarpa in conclusione , la Corte Europea ha dato una grande lezione quando, nel pronunciarsi sulle richieste di un paziente bipolare, ha insistito sul fatto che le autorità avrebbero dovuto prima accertare libertà e consapevolezza del soggetto. Una mattina, quella di Sabato 21 Novembre, carica di riflessioni pregne di sensibilità, rispetto e umanità, che apre uno spiraglio ottimistico circa la direzione che potrà prendere la normativa italiana in merito.

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