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Arte & Cultura

Testaccio lab: “M:DEA” Performance Elettronica sul Mito di Medea di e con Vittoria Faro

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13 Luglio Casale Malborghetto

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Medea si risveglia sulla riva del mare, lambita dalle onde della risacca, vittima del suo destino tragico. Condannata ora – e per l’eternità – a rivivere la sorte del suo personaggio: principessa ribelle e determinata che perde la sua terra per amore di Giasone, sposa affranta dal tradimento del suo uomo, esule scacciata dalla terra che l’aveva accolta, vittima della persecuzione del re Creonte e del suo malvagio disegno e, infine, madre macchiatasi del più mostruoso e orrendo delitto: il sacrificio dei suoi stessi figli. Come una profuga che, costretta dagli eventi, affida i figli al mare sfidando il rischio di perderli per offrire loro una speranza di un futuro altro, Medea affronta l’estremo Sacrificio, quale atto ineludibile per la salvezza in un rinnovato equilibrio cosmico: “E’ necessario che muoiano – dice in Euripide – e se così deve essere io li ucciderò, io che li ho messi al mondo”. Vittoria Faro è sulla scena Medea, protagonista di un RITO che, in una sorta di Via Dolorosa in cui ripercorrere stazione per stazione gli eventi della sua vicenda tragica, ridiscende nell’inferno del dolore per espiare, nella compensazione della poiesis, le colpe e cercarne un’occasione di superamento. Medea compie in scena il RITO inseguendo la schizofrenia della memoria che procede per flash dissociati dalla cronologia esatta degli accadimenti, perché lo spettatore possa, più che assistere al racconto, immedesimarsi nell’animo della protagonista e assorbirne le emozioni, rivivendo con lei il dramma sino alla catarsi finale. La “compensazione” – quale funzione sociale del Rito nel teatro così come nella tradizione popolare e tribale – viene risolta sulla scena in chiave quasi violentemente contemporanea: in contrappunto alla narrazione classica, sonorità, gestualità e movenze che attingono al linguaggio dell’arte elettronica più d’avanguardia. Recuperando l’elemento del dionisiaco proprio delle cerimonie arcaiche, tribali e popolari, lo si trasferisce nell’artificio psichedelico, digitale e sintetico dei riti notturni delle nuove generazioni. Il valore simbolico e metaforico nell’attualità è evidente: la congiuntura di crisi dei valori tradizionali e lo scontro generazionale in atto pretendono un sacrificio, la destrutturazione dell’eredità culturale e la sua rilettura scevra da pregiudizi ideologici, quale necessario momento di catarsi per una rinascita del pensiero, quanto mai necessaria. Citando Victor Turner, antropologo inglese: “Quando la vita storica stessa non ha più senso culturale nei termini precedentemente tenuti per validi, la narrazione e il dramma possono assumersi il compito della poiesis, di un nuovo senso culturale, anche quando sembra si limitino a demolire antichi edifici di significato che non sono più in grado di compensare i nostri moderni drammi esistenziali”.

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