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Attualità

Senzatetto fa dei giardini di Piazza Venezia la sua dimora

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Carmen, così dice di chiamarsi nel suo stentato italiano, è una clochard che ha scelto come luogo per vivere e dormire i giardini che seguono un lato perimetrale di Piazza Venezia, dove transita il grande turismo di Roma affascinato dall’Altare della Patria

di T. Primozich

Qualche giorno fa mi sono affacciata dalla solita finestra della Lidu onlus dove presto il mio impegno volontario e, con mio grande stupore, ho visto all’interno del giardino che costeggia il capolinea degli autobus di Piazza Venezia,  un fagotto di stracci con dei piedi che fuoriscivano come da una tendina da campeggio. Poco più in là sulla panchina adiacente, una persona stesa con un berretto di lana sul capo ed altri stracci a mò di coperta, riposava in pieno e freddissimo giorno. Ho pensato: com’è possibile, come mai nessuno si accorge che qui sotto c’è un essere umano in difficoltà?

Un paio di mesi fa di ritorno da Milano con un treno che è arrivato alle 23.00 alla stazione Termini, uscendo per prendere un taxi sul piazzale principale della stazione, ho potuto contare circa 35 senzatetto che dormivano in quel luogo freddo ed inospitale. Una realtà quasi normale ormai, ho appreso subito dopo sentendo nei notiziari l’alto numero di clochard che popolano la Capitale. Ma mai mi sarei aspettata che in pieno centro storico, sullo sfondo dell’Altare della Patria, potesse bivaccare una povera donna  di età non inferiore ai 60 anni, malata e denutrita, sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni in primo luogo.

Sono scesa in strada e l’ho avvicinata. Mi ha risposto in un italiano improbabile e, tra le poche cose che ho compreso , sembra che il suo nome sia Carmen e che sia originaria di un qualche paese russo. Era molto arrabbiata con i rom, ma non ne ho capito il motivo. Alle mie richieste sul motivo per cui vivesse per strada, ha risposto che le avevano rubato la borsa e non aveva più un documento importante per recarsi alla Caritas. Ma con tutta la buona volontà nel credere al suo fantasioso racconto, mi sono domandata: come può essere possibile che una clochard viva di giorno e di notte nel luogo più frequentato dal turismo della Capitale, senza che nessuno si occupi di lei?

Ho provato a chiedere notizie in un esercizio commerciale del posto, dopo averle offerto cappuccino, cornetto e tre sigarette, oltre un giubbotto imbottito per il gran freddo di questi giorni di inizio d’anno. L’esercente mi ha risposto che spesso i vigili si fermano da lei per domandare come sta. Ma stando ai fatti, cioè la sua permanenza sotto un albero e su una panchina, appare chiaro che nessuno interviene per  indurla in una situazione più umana.  Chiaccherando un po’ con la senzatetto ‘Carmen’, sempre che questo sia il suo vero nome, ho capito che si tratta di una persona provata e sofferente, ma per certi versi molto educata: l’ho osservata per almeno un quarto d’ora raccattare da terra le decine di rifiuti tra cartacce e bottiglie vuote vicino la ‘casetta’ sotto il cielo, che è la panchina dove dorme.

E mi sono domandata: ma  a che punto siamo arrivati? Come possiamo essere così indifferenti di fronte alla sofferenza umana? Dove sono i servizi sociali della Capitale più famosa del mondo? E che idea porteranno a casa di Roma  le centinaia di migliaia di turisti che transitano da Piazza Venezia?

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