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Politica

Riforme: Divina (Ln), una maggioranza’risicata’ non esprime la volontà degli italiani

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“Una Costituzione voluta da un premier capriccioso, con tempi impossibili forse solo per coprire altre incapacita’, e solo a colpi di maggioranza, non puo’ essere la Costituzione di tutti gli italiani”

Sergio_Divina5Roma, 9 agosto – “Il voto finale sulla riforma costituzionale, dove tutte le minoranze non hanno partecipato al voto, ci prospetta la realta’ delle cose: e’ una brutta riforma non voluta nemmeno dalla maggioranza che nei pochi voti segreti concessi, ossia liberi, ha manifestato il proprio dissenso”. Lo afferma il senatore della Lega  Nord Sergio Divina che definisce i 183 sì a favore della riforma costituzionale una maggioranza ‘risicata’ ben lontana dalla maggioranza qualificata che prevede i due terzi dei votanti sul totale dei senatori come impone il dettato costituzionale. La riforma della Costituzione appena approvata con tale maggioranza relativa riduce il Senato a camera di rappresentanza delle autonomie con meno di un terzo dei membri attuali, e delega solo a Montecitorio il potere di fare le leggi e dare la fiducia al governo. “Una Costituzione voluta da un premier capriccioso, con tempi impossibili forse solo per coprire altre incapacita’, e solo a colpi di maggioranza, non puo’ essere la Costituzione di tutti gli italiani”, aggiunge Divina secondo cui “il non voto trasversale finale ci dice quale pasticcio e’ stato fatto sull’altare del ricatto renziano”. E se non bastasse l’opposizione convinta e tenace di Lega Nord, M5S e Sel, durante il voto finale si sono evidenziate anche spaccature nella maggioranza: 16 i dissidenti del Pd che non hanno partecipato al voto, oltre a 19 senatori di Forza Italia guidati da Augusto Minzolini discordi dalla posizione ufficiale del partito. Altri voti in difformità rispetto al gruppo di maggioranza si sono registrati per 8 esponenti di Ncd e 2 del gruppo per l’Italia. Il decreto, che tornerà in aula in autunno, dopo la pausa di tre mesi prevista dalla Costituzione per questo tipo di riforme,  non sembra ad oggi avere certezze che si colmi il vuoto dei circa 40 voti in più, utili al raggiungimento di una maggioranza dei due terzi. La possibilità di referendum popolare abrogativo del nuovo decreto resta l’unica strada percorribile e forse non a caso la stessa ministro Boschi, quasi a scongiurare l’esito del voto autunnale,  ha più volte affermato :”Ribadisco quanto già annunciato dal governo. Anche ove si raggiungessero i due terzi del consenso in Parlamento al ddl di riforma costituzionale, il governo, d’accordo con la maggioranza allargata, conferma l’impegno a ricorrere al referendum per dare ai cittadini l’ultima parola sulle riforme costituzionali”. “Pura demagogia”, replica Sergio Divina, “per distogliere l’attenzione della popolazione sulle modalità con cui Matteo Renzi, cantastorie da bar, insiste nel far passare una riforma poco discussa e condivisa nei suoi contenuti.  In realtà se tale maggioranza fosse raggiunta nella seconda votazione, cosa improbabile visto l’esito odierno del voto,  il referendum sarebbe inutile oltre che dannoso su piano economico” e conclude:” Un referendum costerebbe agli italiani né più né meno del voto alle politiche. In questo momento di crisi dove si ipotizza di tagliare anche un ramo del Parlamento, spendere così tanto è una follia”.

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