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Nigeria, Boko Haram fa strage a Baga. Uccisa anche donna che stava partorendo

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L’agghiacciante denuncia di Amnesty International, supportata da immagini satellitari, sull’assalto dei miliziani di Boko Haram nella città di Baga: uccisi bambini e una donna che stava partorendo

 

strageRoma, 18 gennaio – Si parla di 2mila morti nell’eccidio del 3 gennaio scorso attuato dai miliziani di Boko Haram ai danni della popolazione di Baga. Lo denuncia Amnesty International che ha anche diffuso foto satellitari di Baga e Doron Baga, città a circa 2,5 chilometri di distanza l’una dall’altra, che mostrano l’ampiezza della distruzione: le immagini sono state scattate a cinque giorni di distanza, il giorno prima dell’attacco e quattro giorni dopo, e mostrano che molte case e villaggi sono state letteralmente rase al suolo. Il massacro alla città nigeriana viene definito come “l’attacco più distruttivo di sempre”, nel corso di un offensiva che va avanti ormai da sei anni e che vede il suo esordio con la rivolta dello Stato del Borno in Nigeria nord-orientale. Durante l’eccidio moltissimi i bambini sterminati e tra loro anche una partoriente in pieno travaglio. È stato un sopravvissuto al massacro di Baga ad aver raccontato ad Amnesty International dell’uccisione della donna che stava partorendo nel massacro di Baga. Il testimone ha raccontato: “Metà del neonato era uscito e lei è morta in questa posizione. Hanno ucciso cosi’ tante persone: ho visto cento persone uccise in un attimo a Baga. Ho corso nella boscaglia, e mentre noi correvamo, loro sparavano e uccidevano. C’erano cadaveri ovunque guardassi”. Un altro testimone, fuggito da Baga dopo esser rimasto nascosto per tre giorni, ha raccontato di aver “calpestato cadaveri” per cinque chilometri durante la sua fuga attraverso la boscaglia. Le due città prese d’assalto da Boko Haram, Baga e Doron Baga, sono completamente ridotte in cenere e migliaia di persone sono scappate verso il confine col Ciad o in altre parti della Nigeria, come a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, aggiungendosi così alle centinaia di migliaia di profughi interni e di rifugiati che stanno mettendo a dura prova le comunità e i governi che li hanno accolti.

 

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