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Italia

Libera e Cia: via mafiosi e caporali dai campi

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Si rafforza il sodalizio delle due organizzazioni per combattere l’illegalità che si annida nell’agricoltura italiana. Un appello forte: “far emergere i comportamenti virtuosi nel settore, promuovere progetti per i giovani e che le Istituzioni facciano bene la loro parte”.

IMG_20151023_121726 (1)Roma, 24 ottobre- Proprio nel momento in cui il Governo, a seguito delle tragiche morti avvenute nei mesi scorsi, si appresta a varare misure penali che rafforzano la lotta al caporalato e all’illegalità Cia e l’Associazione Libera, guidata da Don Ciotti, rafforzano la loro collaborazione promuovendo, con la conferenza stampa di oggi, la pasta “Venti Liberi” (ottenuta dalle terre confiscate alla mafia), l’iniziativa messa in campo da Libera per celebrare i vent’anni dalla sua fondazione. Con questa iniziativa Cia e Libera intendono anche valorizzare l’agricoltura sana quale grande risorsa per il Paese, grazie alla sua forza economica, anche in termini di valenza sociale e occupazionale. Ciò che muove la terra deve rappresentare un’opportunità di benessere per tutti, ma questo sarà possibile quando nei campi regnerà la legalità assoluta. Il comparto potrà garantire 250 mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, e con un’agricoltura sana, con un appeal più forte sarà più facile dar vita ad un vero ricambio generazionale nelle aziende, oltre a farne nascere di nuove. Le agromafie -ricorda la Cia- hanno tolto, in un trentennio, più di 100 miliardi di euro all’economia legale dell’agricoltura e dell’agroalimentare, il fenomeno seppur contrastato non è definitivamente debellato, così come l’odiosa pratica del caporalato che ancora miete vittime in campagna. Proprio sul tema del caporalato la Cia è da sempre in prima linea, si è dotata di un “codice etico” interno che prevede l’espulsione degli iscritti che si dovessero macchiare di questo reato. Ma in termini di controlli e di responsabilità chiede che “tutti facciano la loro parte”, Istituzioni in testa. Perché è chiaro che le eccellenze del nostro Made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita degli agricoltori. In questo senso, “la Rete del lavoro agricolo di qualità” varata recentemente dal Governo è uno strumento importante soprattutto se l’iscrizione alla Rete prevederà, come noi chiediamo, il riconoscimento di adeguate forme di premialità. Un sistema virtuoso cui possono aderire le imprese agricole che operano nel rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro. Con un approccio finalmente teso a sviluppare non solo azioni punitive, ma anche azioni positive innescando una buona contaminazione tra imprese virtuose, che vedono nell’adesione l’inserimento in un contesto di trasparenza, di collaborazione con le amministrazioni preposte. E’ evidente, però, che per funzionare si devono introdurre meccanismi semplici e non ulteriori appesantimenti burocratici. Nello stesso tempo, “la Rete” non può, da sola, arginare l’odioso fenomeno del caporalato che va combattuto, in ogni caso, attraverso l’applicazione effettiva delle leggi già esistenti in termini di sanzioni, nonché attraverso la realizzazione, da tanto tempo richiesta da Cia, di un sistema ispettivo efficace, razionale e di qualità.
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