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Diritti umani

L.I.D.U. Onlus, Liberate Biram Dah Abeid

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La LIDU condanna la sentenza di carattere politico nei confronti di Biram Dah Abeid  e chiede che gli venga assicurato un giusto processo e una detenzione rispettosa della dignità umana

a cura di Ilaria Nespoli

MOGLIE BIRAM 2Roma, 19 febbraio -Si è concluso il 15 febbraio, il tour europeo di Mme Leila Dah Abeid, che ha fatto visita alle principali organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, per chiedere la liberazione del marito Biram Dah Abeid. Lo scorso 4 febbraio, la LIDU è stata fra le prime organizzazioni a ricevere la signora Leila accompagnata da Yacoub Diarra, Presidente della sezione italiana di Ira Mauritania e dalla figlia, la piccola El Alia, il cui secondo nome è Lutte. Lotta, un nome che richiama la battaglia portata avanti da Ira Mauritania (Iniziativa della Rinascita del movimento abolizionista della Mauritania), l’organizzazione fondata dallo stesso Biram Dah Abeid nel 2008 al fine di combattere la piaga della schiavitù nel Paese. Essa coinvolge la maggioranza della popolazione, gli heratin, i quali vivono in una condizione di totale subordinazione e discriminazione razziale, nonostante simili pratiche siano state formalmente abolite.  Le attività svolte per rendere le persone consapevoli della possibilità di una vita libera dalla servitù sono valse al Presidente l’assegnazione del Premio per i Diritti Umani dalle Nazioni Unite nel dicembre 2013.  L’11 novembre 2014 Biram Dah Abeid è stato arrestato dalla polizia, con l’accusa di assembramento non autorizzato e di appartenenza ad un’associazione non riconosciuta. Condannato a due anni di detenzione dalla Corte di Aleg nel gennaio 2015, da allora le notizie sul suo stato di salute sempre più precario sono divenute ancora più scarse. La stessa moglie ha sottolineato di non vedere il marito dallo scorso 31 dicembre, a causa del blocco delle visite in carcere indetto in seguito all’evasione di un terrorista. E’ intollerabile che un governo, che formalmente incoraggia l’inasprimento della legge contro la schiavitù, approvata dal Parlamento mauritano il 13 agosto 2015, non dica una sola parola contro l’arresto di militanti pacifisti che si battono nel loro paese per porre fine al perpetrarsi di questo crimine contro l’umanità. Come associazione impegnata nella protezione dei diritti umani ovunque essi siano messi in discussione, la LIDU condanna questa sentenza di carattere politico e dimostra l’assenza di volontà del sistema giudiziario di rendere realmente efficace la nuova legge.  Inoltre, chiediamo che a Biram venga assicurato un giusto processo e una detenzione rispettosa della dignità umana. Ci batteremo con forza per portare la vicenda di Biram all’attenzione delle istituzioni europee ed internazionali affinché una moglie e una figlia possano riabbracciare al più presto possibile una persona che prima di tutto è un padre e un marito, la cui unica colpa è stata quella di lottare per restituire libertà per troppo tempo negata alla propria gente.

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