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Italia

Baby Gang. Quando la violenza diventa “puro divertimento”.

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Bande di minorenni, “di buona famiglia”, aggrediscono i più deboli e indifesi.

 

di Vito Nicola Lacerenza

Sono sempre più frequenti i casi di ragazzi minorenni, spesso incensurati, che si radunano in gruppi per seminare il terrore tra i loro coetanei, aggredendoli e rapinandoli. A gennaio, nel napoletano, un gruppo di quindicenni ha aggredito un coetaneo, senza motivo, spappolandogli la milza a pugni e calci. Sempre nel napoletano due minori (addirittura una di dieci anni) hanno rapinato ilmotorino ad un 17enne. Non meno sconcertate quanto avvenuto, appena un mese prima, a Zevio, in provincia di Verona, dove due minorenni, “per gioco”, hanno dato fuoco ad un senza tetto che dormiva in auto procurandogli la morte. Ancora a Napoli, nel mese di gennaio, un ragazzo di 17 anni è stato accoltellato da un 15enne, mentre, poco tempo prima, a Milano, alcuni giovani hanno massacrato di botte un clochard, senza alcun motivo, per passare il tempo. “Baby violenza” anche a Pisa dove, a dicembre, quattro minorenni, sotto l’effetto di alcol e droga, hanno mandato in ospedale due poliziotti della polfer e ferito un capotreno.

Sono solo alcuni esempi di un fenomeno che, in maniera trasversale, colpisce tutto il paese e a cui gli esperti di sociologia e psicologia  cercano di dare una spiegazione. Difficile da trovare. Non è la fame, la necessità o la disuguaglianza sociale, la causa di questi casi di crudele e, talvolta,  disumana efferata violenza. Molti di questi “teppisti in erba”, infatti, provengono da famiglie agiate, i cui membri sono tutti incensurati. Appellarsi alla solita “assenza di valori” potrebbe sembrare retorico, ma, forse, non lo è poi così tanto. Esperti sociologi hanno definito la famiglia come la prima e più importante “istituzione” della società civile. Vale a dire il luogo in cui l’individuo, nei primissimi anni di vita, apprende gli elementi essenziali per interagire con “l’altro”, per poi inserirsi nella vita sociale e convivere adeguatamente. Quando un ragazzino, con tutte le carte in regola per condurre un’esistenza tranquilla e agiata, non esita a puntare un coltello contro un coetaneo per sottrargli il cellulare o ilmotorino, quando potrebbe benissimo comprarselo, è evidente che “la prima istituzione” presenta delle falle. Secondo molti pedagoghi, le “carenze” sarebbero dovute ad un cambiamento dell’assetto sociale, avvenuto negli ultimi anni. Nell’Italia del dopo guerra, le famiglie, in maggioranza contadine, vivevano nella povertà, con molti figli, i quali, spesso, aiutavano il padre nel lavoro.

L’igiene era poca, il cibo ancor meno e bisognava dividerselo, equamente, all’interno di famiglie di solito composte da più di 5-6 elementi. La carne si mangiava al massimo una volta a settimana e si dormiva tutti nella stessa stanza. Queste condizioni, certamente difficili, permettevano ai rapporti familiari di cementarsi, visto che soltanto unita la famiglia poteva far fronte ai problemi quotidiani. I “valori”, oggi considerati da alcuni troppo retorici e avulsi dalla realtà, erano dei vincoli che si costruivano e cementavano giorno per giorno, prima all’interno del proprio nucleo familiare e poi con gli altri, con cui si condividevano le stesse necessità. Prima tra tutte, quella di ritrovare la normalità perduta con la guerra. Oggi è tutto diverso. Famiglie, in media composte al massimo da 3 persone, marito moglie e 1 figlio, godono di due redditi, forniti da genitori che passano tutto i giorno lontano da casa per lavoro e la loro assenza spinge i figli, soli e indifesi, a cercare di colmare il vuoto creato nella famiglia, aggregandosi ad altri giovani che si trovano nelle stesse condizioni, creando il gruppo, il “branco”, al cui interno si sentono partecipi e più importanti, più sicuri. Gli attacchi in gruppo, apparentemente “immotivati”, compiuti contro soggetti isolati e molto più deboli, servono a riprodurre, se pur in maniera distorta, quei vincoli che, nelle famiglie di un tempo, si creavano nella vita di tutti i giorni. Questa è solo una delle teorie avanzate dagli esperti per spiegare il grave fenomeno sociale diffuso un po’ ovunque in Italia e in tutto il mondo. Un problema sociale, quello delle “baby gang”, che negli ultimi anni è cresciuto vertiginosamente e sembra sempre più difficile estirpare.

 

 

 

 

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