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Diritti umani

Assalto a “La Sapienza”: evento isolato ma intollerabile per la democrazia

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Il 26 ottobre, all’interno della Città Universitaria di Roma, una cinquantina di giovani appartenenti alla “sinistra” ha interrotto in modo violento un convegno organizzato da FdI, alla presenza di Fabio Roscani e Daniele Capezzone   

di Damiana Cicconetti

 Scontri inaccettabili quelli verificatisi il 26 ottobre all’interno dell’Università “La Sapienza” di Roma, innanzi alla Facoltà di Scienze Politiche. Una cinquantina di giovani appartenenti alla “sinistra” hanno tentato di fare irruzione anche all’interno di una sala in cui si stava svolgendo il convegno organizzato da giovani di Azione Universitaria del Gruppo Fratelli d’Italia, in presenza del Parlamentare Fabio Roscani e Daniele Capezzone.

Un convegno evidentemente non gradito dai responsabili di queste vergognose condotte che, al grido di “fuori i fascisti dall’Università”, è apparso armato di striscioni e bandiere, oltre che poco propenso al dialogo, al punto da tentare di irrompere all’interno della stessa sala.

Perciò le Forze dell’Ordine non hanno potuto fare a meno di intervenire, finanche ricorrendo all’uso di manganelli, vista la ferocia inaudita degli studenti, per nulla propensi a dialogare.

Del resto, il tentativo di impedire a qualcuno di parlare – di chiunque si tratti -,   oltretutto ricorrendo all’uso della forza, è davvero vergognoso ed intollerabile.

…Tanto più in uno Stato democratico!

…Tanto più in considerazione di quel che la nostra  Costituzione ha sancito nell’articolo 21: “Il diritto di libera manifestazione del pensiero…”!

…Tanto più in vista del fatto che la libertà di espressione è un valore che non si può interpretare con differenti pesi e misure, a seconda di chi ne faccia uso!

Perché parole o, ancor peggio, azioni violente sono ingiustificabili: sempre e comunque.

Perché il confronto ha senso solo se avviene in modo civile: nel pieno rispetto dell’opinione altrui.

Perché costringere al silenzio chi ha pensieri differenti – finanche di natura politica – è un segnale terrificante oggi e che non potrà non provocare danni irrimediabili domani, se non opportunamente arginato.

Ecco perché i fatti che si sono verificati all’interno della Città Universitaria sono gravi!

Né si può fingere di ignorare quel che è fin troppo ovvio: fermare un evento perché non se ne condividono le tematiche vorrebbe dire tornare ad ere lontane oramai molti secoli addietro.

Né ci si può consolare pensando che “in ogni caso questo evento è stato unico e prontamente fermato….”, come ha sostenuto erroneamente qualcuno.

Perché a questo fatto ne potrebbero seguire altri: analoghi o ancor peggiori!

E se non vi è dubbio che molti continuano a fingere di non vedere quel che è oltremodo evidente, ritenendo che cotante azioni sono da attribuirsi sempre e solo alle stesse frange, i fatti accaduti il 26 ottobre dimostrano che tali vergognose condotte non hanno alcun colore politico.

In ogni caso, se è vero che l’ambiente universitario ha sempre rappresentato un ambito di scontri, talvolta anche violenti, va da se il recente caso non dovrebbe sorprendere più di tanto, anche se, invero, non è così!

Perché l’augurio è che cotanti fatti si esauriscano in se stessi.

Perché a tale “violenza universitaria”, potrebbe seguire una futura ed ancor più violenta discesa “in piazza”, laddove non si intervenga nel modo dovuto!  

Del resto oggi taluni hanno contestato la presenza di Davide Capezzone all’interno della Città Universitaria di Roma; nell’anno 1988 altri giovani appartenenti ad Autonomia Operaia hanno contestato – ma, invero, aggredito – Roberta Angelilli, militante del Fronte della Gioventù, unicamente colpevole di frequentare le lezioni, come lei stessa narra dalla sua pagina social FB.

“Vedendo le immagini dei collettivi studenteschi che volevano bloccare il convegno di Azione Universitaria a La Sapienza, non ho potuto non ricordare quando fui picchiata e cacciata dall’Università da un gruppo di “democratici” antifascisti dell’autonomia operaia. Era il 1988. Ero una giovane studentessa di scienze politiche. Ero una militante del Fronte della gioventù ma all’università andavo solo per studiare, anche perché in quella facoltà, dominava l’estrema sinistra che non permetteva nessuna agibilità politica alla destra. Io comunque volevo solo frequentare le lezioni e laurearmi al più presto. Il mio anonimato però non duro’ molto. Mi riconobbero e l’allora capo di autonomia operaia spalleggiato da una decina di attivisti mi segui’, mi spintonò contro un muro e bloccandomi la faccia mi disse di non mettere più piede in facoltà, che le persone di destra non erano gradite. Non era proprio una bella situazione, io da sola contro 10….ma ero una ragazza di carattere e non mi lasciai intimorire dalle minacce e risposi che erano solo degli squallidi prepotenti, che non si potevano permettere, che ero una donna libera e avrei continuato a fare quello che volevo. Mi lascio’ andare, ma guardandomi negli occhi mi disse “sei avvisata, non abbiamo scherzato”.
Non ci potevo credere…ero arrabbiatissima: con quale arroganza, con quale violenza, mi avevano trattata? Ero arrabbiata, ma assolutamente serena e decisa: non avrei ceduto mai alle loro minacce. Ero lì per studiare, era mio diritto frequentare l’università e quindi avrei frequentato le lezioni senza se e senza ma. E così fu. Anche se tutti nel partito avevano paura che mi succedesse qualcosa…. Così da quel giorno, a turno, qualcuno mi accompagnava sempre all’entrata e mi aspettava all’uscita.
Passò un po’ di tempo…a quel punto pretesi di riavere la mia libertà e di tornare alla normalità, da sola. Ma evidentemente ero seguita ed osservata perché quel giorno mi aspettarono alla fine delle lezioni, una trentina, con a capo lo stesso “autonomo” esaltato che insultandomi mi prese a schiaffi e mi getto’ a terra. Tutti insieme mi trascinarono a calci lungo il corridoio di scienze politiche, riempiendomi di offese di ogni tipo. In mezzo ad una folla incredula di studenti, minacciati di farsi gli affari loro e di non intervenire. Questo era il clima di intimidazione che l’estrema sinistra imponeva. Fu non solo un’azione molto violenta ma soprattutto terribilmente umiliante che non dimenticherò. Oltre alle botte fu l’umiliazione che avevo subito a rendere indegna quella vicenda: da sola contro tutti, violenti, senza motivo, senza rispetto.
A quel punto cosa avrei dovuto fare? C’era da avere paura, la situazione era grave e problematica. Ma io non intendevo assolutamente cedere, dargliela vinta. Non era giusto! Ci riunimmo nella sede del Fronte della Gioventù e decidemmo che basta!, avevano superato ogni limite e che non dovevo, non dovevamo subire in silenzio. Così io andai in ospedale per farmi refertare le lesioni e poi andai a denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine, chiedendo contemporaneamente l’autorizzazione per un mega volantinaggio nella facoltà di scienze politiche dove andammo per denunciare pubblicamente tutti gli atti di violenza e le minacce che subivamo da tempo da parte dell’autonomia operaia. L’estrema sinistra, che non si aspettava una tale reazione, rimase incredula e spiazzata e nonostante tentarono in tutti i modi di impedirci di manifestare, ormai molti studenti erano dalla nostra parte, non solo ragazzi di destra ma anche tanti che non sopportavano più i quotidiani soprusi verso studenti e professori, che non sopportavano più occupazioni continue e altri disagi e che consideravano l’aggressione ad una studentessa, ad una ragazza, il punto di non ritorno di una violenza inaccettabile. Racconto questa vicenda perché mi ha insegnato profondamente che non bisogna mai tollerare la violenza, che quando si subiscono dei torti non bisogna avere paura di difendersi e che bisogna sempre lottare per difendere i valori sacri della libertà, della giustizia e della democrazia”. Roberta Angellilli su fb

…Una donna che, dunque, è stata offesa con le peggiori parole e, poi, trascinata a calci lungo il corridoio di quelle stesse aule ancor oggi teatro di fatti analoghi.

…Una donna che ha, pertanto, doverosamente denunciato tanti e tali scempi, al fine di fermarli, seppur unici più che rari.

Ecco perché l’evento del 26 ottobre non merita giustificazione alcuna.

Perché la violenza non va mai tollerata!

 …Quando si subiscono torti non bisogna avere paura di rivendicare i propri diritti: che si tratti di diritto allo studio, come pure di manifestazione del proprio pensiero, bisogna difendere sempre i valori sacri della libertà, della giustizia e della democrazia!

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