Diritti umani
Sono le donne le maggiori vittime di guerre e calamità naturali

Sono le donne a pagare le enormi conseguenze causate dalle calamità naturali e dalle guerre rappresentano l’82% degli sfollati a livello globale.
di Alessandro Cammareri
Secondo quanto rilevato dall’International Center for Social Research in collaborazione con la WOIR sono le donne con una percentuale del 63% maggiore rispetto agli uomini ad essere vittime della calamità naturali.
«Insomma sono proprio le donne a pagare in misura maggiore il costo del cambiamento climatico» spiega Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde.
Le donne oltre a pagare lo scotto più caro dei disastri ambientali, sono da sempre in prima linea nello sviluppo sostenibile dell’ambiente attraverso il sostegno di investimenti pubblici e privati per creare infrastrutture che promuovano la sostenibilità sociale e ambientale.
La green economy è un punto cardine delle politiche ambientali perché incoraggia le economie a diventare più sostenibili in modo tale da ridurre considerevolmente le emissioni di carbonio, garantendo al tempo stesso un continuo rifornimento di risorse naturali e servizi ambientali utili per il nostro continuo benessere.
Guardando indietro nel tempo nella storia tante furono le donne che fecero delle vere e proprie battaglie per l’ambiente, celebre ad esempio fu la lotta dell’ambientalista Vandana Shiva, che rese famosi in tutto il mondo i tree huggers (gli “abbracciatori di alberi”), un movimento femminile che nacque per proteggere le foreste subtropicali dell’Himalaya che si estendono attraverso le colline del Nepal centrale, andando a ricoprire anche molte zone del Darjeeling, del Bhutan e dello stato indiano dell’Uttar Pradesh, fonte di vita per le collettività indigene.
Oppure in tempi più recenti Txai Suruì, l’attivista brasiliana che si batté contro la deforestazione amazzonica. Così come Vanessa Nakate, il cui impegno a favore dell’intera Africa iniziò nel 2018 quando ancora studentessa si rese conto della gravità del cambiamento climatico, a partire dalle inondazioni che colpirono in quegli anni la parte orientale dell’Uganda.
Senza dimenticare infine la ventiquattrenne Disha Ravi finita in carcere dopo un tweet ambientalista e diventata successivamente l’attivista più carismatica e importante dell’intera India.