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Arte & Cultura

Sant’Antonio Abate e la benedizione degli animali: una storia lunga più di cinquecento anni

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La tradizione risale al 1437 ed è un momento sentitissimo in tutta Italia, dove gli allevatori portano a benedire i loro amati animali e i lavoratori della terra i loro trattori.

di Dario De Camillis

Il 17 gennaio del 250 Antonio abate nasceva a Coma, in Egitto ed è ritenuto uno dei più importanti eremiti nella storia della Chiesa Cattolica. In giovane età abbandonò tutto per ritirarsi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita ascetica e solitaria per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356.

È considerato il fondatore del monachesimo occidentale e patrono degli allevatori, dei salumieri e dei contadini.

A Roma la chiesa del Santo è in via Carlo Alberto, ma dai primi del Novecento, la processione fu spostata a piazza Vittorio per motivi di viabilità.

La festa di Sant’Antonio abate a Palestrina è conosciuta fin dal Cinquecento e costituisce un patrimonio storico e religioso di straordinaria importanza, probabilmente pari solo alla festività e ai riti in onore del Santo Patrono Agapito, infatti a Sant’Antonio Abate la città affidò fin dal Rinascimento, come ripotano gli annali religiosi del tempo, la salvezza del bestiame e la protezione dagli incendi.

I festeggiamenti per la solennità coinvolgono tutta la cittadina per l’intera giornata, dove particolare rilievo hanno le storiche associazioni laiche dei fedeli, quella dei Mulattieri, dei Carrettieri e dei Bovari (o Bovattieri) che animano il programma della festa in collaborazione con l’Università Agraria di Palestrina presieduta dal dott. Giuseppe Marchetti.

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