Arte & Cultura
San Giorgio e il Drago nella storia, nell’iconografia e nella simbologia
Una riflessione sulla canalizzazione delle passioni umane con l’aiuto della leggenda di San Giorgio
di Pierpaola Meledandri
La leggenda di San Giorgio è una delle più diffuse per tutto il medioevo sino ad oggi, la stessa si presta a diverse letture, essendo un condensato per laici e credenti di simbologia. Molteplici le sue rappresentazioni su tela, icone o in testi che raccolgono le gesta del Santo, senza alcun dubbio tantissimi i significati, le interpretazioni seguendo varie chiavi di lettura, nessuna esclusa: la partenza può avere un mero approccio simbologico, o portare a riflessioni religiose e, quindi, alla lettura esoterica della storia e della scena del combattimento tra i due protagonisti, un uomo, divenuto Santo e una creatura non appartenente al mondo reale. . .
La storia romanzata narra che Giorgio fosse un nobile cavaliere errante cristiano proveniente dalla Cappadocia: giunto nel suo pellegrinare in Cirenaica venne edotto che nel luogo ove si trovava, appariva e creava sgomento un terribile drago, la cui rabbia devastante poteva essere contenuta solo da sacrifici, sovente umani. La Leggenda vuole che fu il Cavaliere, senza macchia e senza paura, a salvare un ostaggio del mostro finito tra le sue grinfie:la figlia del Re.
Le avventure del Cavaliere, al di là di ogni rappresentazione iconografica, simbolicamente è la lotta del bene contro il male, della brutalità riconducibile ad un essere ferino sulla ragione.
L’apparato iconografico, naturalmente, andò di pari passo, tanto che la rappresentazione di San Giorgio che combatte con il drago, divenne, in assoluto, una delle più diffuse nell’arte cristiana, in epoca medievale e successiva, tanto in Occidente come in Oriente
Nella rappresentazione di Paolo Uccello lo sfondo sede dell’uccisione, è una grotta, e vi è composto un sereno paesaggio con un turbine di nuvole sopra San Giorgio, a sottolineare il suo vigore guerriero. Il suolo è fatto da siepi quadrangolari dipinte in base alla tecnica della prospettiva lineare centrica, per i quali l’Artista fu tra i primi a lavorare.
Esistono di Paolo Uccello altre tavole con San Giorgio e il drago: una di dimensioni simili (52×90 cm), al Museo Jacquemart-André di Parigi, di epoca successiva con maggiore schematizzazione delle figure , quindi una anteriore alle altre due, collocata alla National Gallery of Victoria di Melbourne.
Della leggenda che narra dell’uccisione del drago sussistono ulteriori di cui alcune molto similari tra loro. Una di queste si svolge in Libia, ove il malvagio drago si nascondeva in uno stagno per seminare terrore e morte. Un giorno, fu estratta a sorte, per essere offerta alla crudeltà del drago proprio la figlia del Re. Un giovane cavaliere, Giorgio, venuto a conoscenza dell’imminente sacrificio, offrì il suo coraggio in nome della fede per salvare la ragazza.
Sotto la protezione divina, col suo destriero, ferì gravemente il drago con la sua lancia e lo gettò a terra, per poi chiedere alla giovane figlia del Re di avvolgere la sua cintura intorno al collo del grande drago, per condurlo verso la città.
Giorgio annunciò al popolo di essere giunto per liberare tutti dalle insidie mortali del drago e chiese loro la conversione, quale contropartita per uccidere la creatura sovrannaturale. Fu così che il Sovrano e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il mostro, conducendolo fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.
Questa storia è stata trasposta in tante differenti versioni e non tutte culminano con la morte della bestia, lo scontro però è sempre un simbolico viaggio nelle nostre passioni dove si accavallano in una altalenante e talvolta contradditoria girandola: istinto di vendetta, rabbia, coraggio, distruzione, clemenza, sovente con uno scontro, ove venivano inflitte ma con talune con un simbolico viaggio nelle nostre passioni: istinto di vendetta, rabbia, coraggio, distruzione, clemenza.
La realtà è che con la virtù si fanno opere fredde e sono le passioni ad animare il nostro vivere.
L’ Illuminazione mentale, lo sviluppo umano, sono nella canalizzazione delle passioni, delle emozioni e dell’intelletto al servizio del miglior bene dell’uomo, evitando l’esca della gratuita e brutale violenza.
La passione, le emozioni sono fuoco da canalizzare e per non disperderle o annichilirle, lasciandole fluire come un fiume in alveo, in tutta la loro energia. Senza una fiamma che arde non splende alcuna luce, non sussiste calore, ma uno stato piatto di apparente calma. Ogni saggio dovrebbe, nel tempo apprendere a non disperderne il vigore, ma utilizzare le stesse, secondo il principio di ordine cosmico che domina il caos, ove tutto è giusto e perfetto.
Concludo citando un pensiero di un grande Maestro: Carl Gustav Jung “ la nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell’universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima”