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Salute

Salute: tanto allarmante quanto pericolosa la diffusione di fake news!

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Tempo di lettura: 4 minuti

Sempre più pazienti ricorrono al “dottor Google” anziché ai medici, col rischio di mettere in pericolo la loro vita e, in ogni caso, la loro salute

 di Damiana Cicconetti

Sempre più spesso – soprattutto da quando ha avuto inizio il primo lockdown – molti individui commettono l’errore di affidarsi alla rete per auto-diagnosticarsi malattie che, invero, non hanno.

Nulla di più sbagliato!

Perché nessuno può sostituirsi ai medici con alle spalle anni di studio, oltre a notevoli competenze ed esperienze acquisite in campo.

A non dimenticare il rapporto di fiducia che si instaura tra paziente e medico, come pure la sensibilità di questi ultimi e che, invero, nessuna tecnologia potrà mai sostituire.

Necessari, pertanto, alcuni consigli per reagire nel modo giusto alla diffusione di notizie false, o fake news che dir si voglia.

…Una problematica presente fin dall’antichità!

A quanto pare la prima fake news della storia risale al V secolo a. C. quando, durante la Guerra del Peloponneso, il Generale Pausania manifestò l’intenzione di tradire i Greci per passare al servizio di Serse, re di Persia.

Tale notizia, in effetti, era del tutto falsa e sembrava essere stata rinvenuta in una lettera in realtà mai scritta. A raccontarlo è il Professor Canfora che si rifà alla fonte antica di Tucidide.

Pe secoli, quindi, le lettere sono state il medium più falsificabile, almeno fino all’invenzione dei giornali.

Tuttavia è nell’era della comunicazione digitale che la capacità umana di produrre informazioni sembra essere notevolmente aumentata e, con essa, sono parimenti cresciute le fake news, o “bufale” che dir si voglia.

Ciò che, in ogni caso, accomuna la Grecia antica all’epoca attuale è che la propagazione delle notizie crea divisioni e contrapposizioni, agendo sui sentimenti più elementari e istintuali dell’uomo quali paura e finanche odio.

Oggi, più in particolare, l’incremento del fenomeno ha a che fare con l’esposizione di una enorme quantità di informazioni, senza alcun precedente a partire dal 2000.

…Informazioni e comunicazioni prodotte anche dagli stessi utenti, col risultato di un sovraccarico di dati che, spesso, sfocia nell’incapacità di distinguere il falso dal vero.

Il fenomeno, ad onore del vero, riguarda ogni genere di argomento ma in primis la salute.

Perché è ovvio che, facendo leva sulle pulsioni umane più forti, proprio la salute è il campo più semplice a suscitare clamore e diffondere notizie ingannevoli.

Del resto, l’accesso alla rete è oramai alla portata di tutti, addirittura dei più giovani ed anche dei più anziani.

Perciò è naturale che ogni singolo cittadino cerchi, senza spostarsi da casa, le risposte ai propri dubbi finanche di carattere sanitario.

Tali condotte non avrebbero, poi, non potuto aumentare durante i periodi di isolamento e maggiore difficoltà di accesso a studi medici, a causa  della pandemia ancor oggi in corso: non a caso, l’uso dei motori di ricerca per ottenere risposte non solo sul Covid 19 ma su molte altre patologie che avrebbero, di certo,  meritato un confronto col medico curante o con lo specialista è aumentato proprio in questi due ultimi anni.

E, del resto “dottor Google” – come qualcuno oramai lo definisce ironicamente da tempo – è disponibile h 24: non ha orari di studio, lo si consulta dal divano ed è, in buona sostanza, onnisciente e velocissimo nel dare risposte a dubbi o quesiti diagnostici, illudendo il paziente di arrivare autonomamente ad una giusta diagnosi.

Ma non è affatto così!

A lamentare tante e tali verità sono gli stessi i medici, presso i quali  i pazienti arrivano già con una diagnosi “in tasca”, chiedendo solo ed esclusivamente la prescrizione di farmaci e terapie di cui sono totalmente convinti.

Ovvio, quindi, che per professionisti con oltre decenni di studi può divenire arduo scardinare certezze tanto sbagliate e che non pochi danni rischiano di provocare alla salute dei pazienti.

Mai, dunque, sottovalutare la professionalità del medico che, dal suo canto, deve essere in grado di saper convincere il paziente, oltre a non sottovalutare sintomi apparentemente di poca importanza ed a non farsi condizionare dalle affermazioni di dottor google, al fine di poter evidenziare l’esistenza di eventuali patologie.

Patologie che emergeranno e di cui si potrà avere conferma solo dopo essersi sottoposti ad esami mirati.

Senza dubbio, la questione non è di facile soluzione.

Non a caso, i medici sono fin troppo consci di  non poter battere Internet in velocità e finanche in comodità, visto che ormai la tecnologia imperversa ovunque, anche tra gli anziani e non potrà che continuare ad essere sempre più presente nella vita di tutti.

La sfida, quindi, è ora ben diversa: far capire quanto la conoscenza approfondita delle peculiarità del singolo paziente è e resta fondamentale nella valutazione della sintomatologia di ciascuno, come pure nella prescrizione di esami diagnostici o farmaci che, evidentemente, non possono andare bene per ognuno.

Perché non vi è chi non veda quel che è fin troppo evidente: nessun sito può sostituire il rapporto medico-paziente.

Perché un rapporto umano si costruisce nel tempo: grazie alle competenze acquisite dal medico ed alla sua esperienza clinica.

E se la tele-medicina è e resta importante, è pur vero che si tratta di tema che nulla ha a che vedere con la mera consultazione di “dottor Google”.

Perché la tele-medicina  ha a che fare con la diffusione di software e sistemi digitali che valutano cartelle cliniche ed esami medici.

Il web, quindi, è e rimane un mezzo da utilizzare con intelligenza ed attraverso il quale si devono convogliare informazioni il più possibile attendibili.

Ma sta di fatto che il confronto col medico è insostituibile.

…Un confronto che, in ogni caso, i medici devono modificare, adeguandosi ai tempi: ad esempio, con l’invio di semplici messaggi via whatsapp, per rammentare gli appuntamenti ai pazienti, che non potranno non interpretare come un “prendersi cura” di loro.

…Condotte che evidenziano una sensibilità che, ad onore del vero, non pochi medici mettono già in campo da tempo e che il dottor Google mai potrà avere!

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