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Arte & Cultura

Roberto Race. La strategia comunicativa di Napoleone nel bicentenario dalla morte, colui che fu sempre vincitore

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“Napoléon Le Stratège de la Communication. Penser avec L’esprit di Vainquer”. In occasione del bicentenario dalla morte Roberto Race pubblica, in lingua francese, il suo Napoleone, leader indiscusso della comunicazione.

In occasione del bicentenario dalla morte Roberto Race pubblica, in lingua francese, il suo Napoleone, leader indiscusso della comunicazione.

Roberto Race è consulente in corporate strategy, comunicazione e relazioni pubbliche. Il suo lavoro si svolge tra multinazionali e dinamiche, innovative aziende italiane. 

Fondatore di  The Ghost Team, sicuramente il primo tra i network internazionali di ghostwriter per imprenditori, manager, diplomatici, militari e politici, ha coinvolto nella sua attività più di quaranta professionisti nel mondo. 

È cofondatore e segretario generale di Competere, think tank su economia e innovazione, delegato italiano al B20, la business community globale del forum ufficiale del G20. 

Socio dell’Aspen Institute Italia come Former Aspen Junior Fellow. 

Nel 2020 è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Un curriculum che ha a che fare con la comunicazione a tutto sesto.

Un bicentenario importante, quello della morte di Napoleone, eppure la Francia ha inizialmente “glissato” per utilizzare un francesismo. Un gigante della storia, un preciso stratega, un leader trainante, padre corso, madre italiana. Genio e sregolatezza hanno fatto di lui un personaggio egualmente amato ed odiato, sicuramente, leggendo i suoi scritti, da lei molto stimato. Vuole raccontarci il perché della sua pubblicazione “Napoleone il comunicatore” edito da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi, e di questa edizione in lingua francese proprio in occasione del bicentenario?

Beh la Francia dopo tanti tentennamenti si è convinta a dare un degno ricordo di Napoleone. Napoleone però è un personaggio che oggi è diventato bersaglio di un revisionismo di facciata. Ma è in buona compagnia visti i surreali attacchi alla favola di  Biancaneve.

La figura di Napoleone mi ha sempre colpito dall’Università. E’ l’unico perdente della storia ricordato come un vincente che ha perso. E questo anche grazie alla possibilità che ha avuto di trasmettere ai posteri il proprio racconto di vita, sottraendolo alle manipolazioni dei vincitori, costruito a tavolino nel Memoriale di Las Cases. Il Napoleone che racconto in questo volume fa pensare a quei leader che sanno motivare e coinvolgere i loro collaboratori rendendoli partecipi delle sfide, che dovranno affrontare assieme.

Il percorso di Napoleone ha puntato soprattutto sull’oratoria, sulla comunicazione e sulla grande capacità di comprensione dei bisogni. Non quindi la ricerca del comunicare per facilitare quanto per orientare la costruzione di consenso e potere personale. 

La sua comunicazione ha riguardato e condizionato masse senza diversificazione di censo, cosa complessissima per il periodo storico. Una comunicazione diretta, intelligente, veicolata appositamente per ogni gruppo di soggetti con uso di linguaggi differenti, utili però all’unico suo scopo. Seppur da molti definito un manipolatore o un folle più che un comunicatore, ritiene che il “Sistema Napoleone” abbia ancor oggi accoliti? 

Più che di “Sistema” parlerei di “Metodo Napoleone”. Napoleone sa usare tutti gli strumenti di comunicazione dell’epoca, segmentando target e messaggi.

La fase della moderna storia europea ha le sue fondamenta proprio nel periodo napoleonico, e Napoleone, definito da Evgenij Tàrle “il più grande dei grandi” grazie al suo “Metodo” governò gran parte dell’Europa continentale senza però trascurare il rinnovamento sociale ed economico dei paesi governati. Possiamo scorgere, se c’è, l’attualità del pensiero nei governi delle moderne nazioni?

Assolutamente si. Innanzitutto Napoleone porta il Metodo e il suo Approccio strategico, che vengono dalla cultura militare, alla cultura amministrativa. E’ il grande innovatore dello Stato moderno ed oggi lo ricordiamo non soltanto per le gesta militari quanto per la capacità di dare una visione prospettica agli stati dell’epoca.

Napoleone aveva chiaro che un Europa di staterelli non sarebbe andato lontano e che ci voleva un soggetto politico in grado di competere con Stati Uniti e Russia.

Lei è un comunicatore, sicuramente  nello scrivere avrà pensato ai suoi possibili lettori. Dal 2012 ad oggi molti scenari sono cambiati. A chi era rivolto il suo saggio e,  se il target è cambiato, a chi pensa possa essere rivolto oggi?

Non è cambiato il target ma il contesto. All’epoca i social non erano ancora esplosi e quando raccontavo della capacità di Napoleone di segmentare i target e dare il messaggio ad ognuno di questi usando il media giusto venivamo da un trentennio di tv commerciale che aveva appiattito tutto e che aveva abituato comunicatori, aziende e politici ad avere lo stesso messaggio per tutti i target nello stesso modo.

Ma ancora c’è tanto da fare per raggiungere la Napoleone nella sua capacità di costruire i messaggi giusti per ogni stakeholder.

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