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Rinviato il processo di appello per l’omicida del giovane Giuseppe Parretta

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Condannato all’ergastolo in primo grado, l’omicida Salvatore Gerace ha fatto appello alla sentenza di ergastolo per l’efferato omicidio del 18enne Giuseppe Parretta nonostante al momento dell’arresto in flagranza di reato disse : “Tranquilli, tranquilli, quello che dovevo fare l’ho già fatto”.

di Benedetta Parretta

E’ stato rinviato per un problema di notifiche il processo a carico dell’assassino di Giuseppe Parretta, il giovane barbaramente trucidato in pieno centro a Crotone davanti agli occhi della mamma, Katia Villirillo e della sorella Benedetta.

La Corte di Assise di Appello di Catanzaro constatato che vi erano dei problemi con riferimento alle notifiche del decreto di citazione a giudizio, ha rinviato d’ufficio il processo per l’udienza del 21 gennaio 2021, in detta udienza si dovrà discutere dell’appello proposto dalla difesa dell’imputato che in primo grado è stato condannato alla massima pena.

Intanto la Procura Generale, seguendo le disposizioni previste dal Dpcm cd. Ristori –bis, ha depositato le proprie conclusioni scritte con le quali ha richiesto il rigetto di tutte le istanze e richieste avanzate dalla difesa del Gerace, ivi compresa la richiesta di perizia psichiatrica sull’autore dell’omicidio, ed ha altresì richiesto la conferma della condanna all’ergastolo.

Anche le parti civili difese dagli avv.ti Emanuele Procopio e Jessica Tassone del foro di Locri, hanno richiesto il rigetto dell’appello proposto dalla difesa, evidenziando che, da quanto è emerso nell’istruttoria dibattimentale di primo grado, risulta  acclarato che il Gerace abbia agito con  dolo e premeditazione.

Sul punto basti ricordare quanto riferito dai testi in dibattimento i quali hanno specificato che al momento del suo arresto l’imputato, vedendoli con le armi in pugno, ha affermato: “Tranquilli, tranquilli, quello che dovevo fare l’ho già fatto”.

Inoltre, dato atto del comportamento processuale tenuto dal Gerace che ha sempre offeso e denigrato sia gli operatori di polizia giudiziaria che la mamma della vittima Katia Villirillo, che gestisce un’associazione a tutela delle donne, l’imputato non può beneficiare di alcun attenuante o sconto di pena.

Si ricorda che il fatto omicidiaro è avvenuto all’interno dell’associazione ‘Libere donne’ di Crotone e che la mano omicida è stata armata dal fatto che la presenza di questa associazione disturbava i traffici illeciti in cui era coinvolto il Gerace.

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