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Riina, il conto dello Stato dopo 24 anni di carcere

Una cartella esattoriale con un debito di 2 milioni di euro che la famiglia Riina dovrà pagare allo Stato per gli anni di detenzione del boss mafioso. Ad attivare la procedura di recupero del credito il carcere di Parma, attraverso il ministero della Giustizia, l’ultimo istituto penitenziario in cui il capomafia è stato detenuto e dove è morto.
di Francesca Garofalo
Un conto salato di 2 milioni di euro presentato dallo Stato, dopo ventiquattro anni di carcere, ai familiari non di un semplice malavitoso, ma del boss mafioso Totò Riina, morto il 17 novembre del 2017. A notificare la cartella esattoriale da pagare alla moglie Ninetta Bagarella, è stata Riscossione Sicilia, la società che riscuote i tributi nell’isola. «A noi sembra una boutade- ha commentato il legale dei Riina, Luca Cianferoni- perché la legge esclude espressamente che il rimborso per le spese di mantenimento in carcere si estenda agli eredi del condannato. Perciò stiamo studiando bene la questione per vedere in che termini è».
La legge a cui si fa riferimento è l’articolo 189 del codice penale, secondo il quale dopo aver disposto l’obbligo per il detenuto di rimborsare le spese sostenute dall’Erario dello Stato per il suo mantenimento in cella, esclude che l’obbligazione si estenda agli eredi, in questo caso moglie e figli del capomafia corleonese. Una lunga detenzione per Totò “U curtu” ribattezzato così per la sua statura un metro e 58 avvenuta dopo l’arresto il 15 gennaio del 1993 dopo 23 anni di latitanza, durante i quali iniziò l’eliminazione dei nemici in Cosa nostra e nelle istituzioni,con la condannadi 24 anni al 41 bis. Detenzione alla quale Riina non era estraneo, la prima volta fu a 18 anni con l’accusa dell’omicidio di un coetaneo per rissa, con condanna a 12 anni.Decisivo l’incontro con il mafioso Luciano Leggio, che lo fece entrare in Cosa Nostra. Tornato in cella nel 1963 per una carta di identità rubata e una pistola illegale, ne uscì dopo un’assoluzione per insufficienza di prove nel 1969. Mandato fuori dalla Sicilia sceglierà la latitanza…