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Attualità

Resistenza e resilienza

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Oggi la Resistenza si fa in buon parte all’interno dell’immane sistema di comunicazione che sta generando una altrettanto immane Infosfera, e i moschetti e la montagna sono diventati anticaglie, modernariato.

Di Sergio Bevilacqua – Sociologo e Sociatra

Sono appena passate le celebri ricorrenze primaverili della società italiana: il 25 aprile, che è anche la festa di un millenario emblema italiano, cioè quel S. Marco che oltre a essere simbolo primario evangelico dell’Occidente cristiano-culturale è simbolo leonizzato di una delle più importanti civiltà umane e italiane, la civile Serenessima Repubblica di Venezia; il Primo Maggio, sempre e per sempre festa del Lavoro, anche se di un lavoro che è cambiato con l’home working e la Quadrivoluzione (globalizzazione, antropocene, mediatizzazione estrema con la fusione web-telefonia cellulare, ed emersione della Donna ovunque).

Ma è anche passata da poco la grande pandemia, come che sia stata, con il suo terrore sulle psicologie individuali e di massa, che ha imposto di rielaborare le nostre tecniche e strategia di vita anche corrente.

Lo stato di allerta dei cervelli umani ovunque causa Covid ha cambiato priorità difensive: e anche temi stimati fondamentali, anche se visibilmente già demodé prima, sono risultati come non più base ferrea, giuridica addirittura, della società civile. La Resistenza contro il nazi-fascismo, anziché quella contro tutti i totalitarismi, è una di queste, forse la più veloce a crollare: il suo oggetto di attenzione è decaduto, e lo si è visto in Italia col crollo delle partecipazioni agli eventi diffusi sulla Resistenza (quelli secondari locali) a differenza dei sostenutissimi eventi Nazionali, kermesse alla Casa dei Fratelli Cervi ecc. ecc.

Il messaggio che passa ancora, e che è concausa secondaria del crollo, è l’anacronismo delle argomentazioni: che la Resistenza si fa in montagna, coi moschetti; che dietro al concetto di libertà c’è il grande contributo dato da Stalin e dalla Russia comunista con milioni di morti, invece sanzionata come Totalitarismo dalla delibera europea nostra casa comune 19-09-19; che i morti di una parte e dell’altra della guerra civile e tentata rivoluzione comunista in Italia tra il 43 e il 46 siano “diversi”.

Oggi la Resistenza si fa in buon parte all’interno dell’immane sistema di comunicazione che sta generando una altrettanto immane Infosfera, e i moschetti e la montagna sono diventati anticaglie, modernariato. E, se la parte concettuale stalinista della narrazione è stata cancellata con disonore mediatico dalla Unione Europea con la 19-09-19, con la pandemia un diverso concetto di Morte ha colpito l’umanità. Primum vivere, deinde philosophari è motto latino riemerso oggi con estremo vigore dopo la pandemia, quando destre e sinistre, famiglie di ex-partigiani e di ex-fedeli repubblichini o borghesi anti-stalinisti, che se si sono pestati o uccisi davvero durante la Liberazione, le hanno prese insieme di santa ragione nello stesso idioma, ed erano tutte chiuse in casa con paura di Monna Morte di nuovo signora suprema, senza colore, a parte il buio.

C’è stato così un grande cambiamento nella narrazione della Resistenza. Allora, intendo parlare a tutti da un pulpito scientifico-sociologico che ha l’instabilità come condizione epistemologica, né più né meno. Per cui, dimenticare l’opinionismo! La Nuova Sociologia Sociatria Organalitica è scienza dei Sistemi Aperti oppure seria Politica, MAI semplice opinione, come è invece quella di chi non ha vissuto almeno centinaia di casi clinici e mai ha avuto un progetto scientifico sulla materia sociologica come il sottoscritto, che di casi clinici di società umane ne ha trattati circa 1000. Quindi, per evitare dissidi inutili, la chiamo “narrazione” poiché non è ancora Storia, troppo viva, e quindi si tratta di un testo aperto, che può prevedere ancora diversi colpi di scena.

Come quello avvenuto con la pandemia.

Il messaggio che davvero resiste oggi è figlio della resilienza. Basta retoriche esagerate su fatti di rispetto per farne fondamenta di un Paese, le relative messe in scena sono un interessante passato, oggi drammaturgico, magari da ricordare nei teatri o all’Archivio storico, ma inadeguato politicamente all’oggi, in particolare post-pandemia.

E allora da una parte spunta la Schlein della via radicale della nostra sinistra, e dall’altra la Meloni, nuova destra antifascista sdoganata dai poteri sovraordinati mondiali. Entrambe per essere fedeli alleati nella NATO, Europa, O.N.U. ed olistici o antropocentrici di varia estrazione. E poi, donne.

E allora Monna Morte pandemica come ha agito sulle nostre coscienze? In Italia, ha fatto fuori la retorica del bravo artista reggiano Marino Mazzacurati (vedi Monumento al Partigiano di Parma) che così ascende vigorosamente come opera d’arte, libera, senza essere più evitata, causa ideologia, da molta Italia. Poi, ha ascritto al passato quasi remoto la minaccia di morte sempre presente nella retorica resistenziale, per la liberazione democratica fatta col moschetto, pubblicità tossica anche più subdola del “Libro e moschetto, balilla perfetto” di altra fazione.

E adesso, allora?

Nuova base della cultura resistenziale:

  1. Amnistia per tutti i reati contro la persona, contro la proprietà e contro la Repubblica Italiana e il suo Stato compiuti nel periodo 1939-1947, senza distinzioni di parte;
  2. Sostituzione della colorita retorica resistenziale locale con una Resistenza resiliente al Covid, seria e cosmopolita, che difenda i valori comuni della civiltà occidentale, il processo democratico e la sua economia globale, oggi sotto l’attacco del passato e anche di forze emergenti, il Drago cinese, con radici molto diverse ma anche più pacifiche dei nostri qui e lá.
  3. Soppressione della Festa nazionale del 25 aprile e sua sostituzione con ricorrenze storiche nazionali.
  4. Modifica della Costituzione Italiana con l’estensione della proibizione di ricostituzione del disciolto Partito fascista con i contenuti della 19-09-19 U.E. contro tutti i totalitarismi e logiche conseguenze (apologia, ecc.)
  5. Istituzionalizzazione della raccolta di dati e testimonianze su tutti i delitti politici compiuti nel periodo 1939-1947 e suo completamento, con l’urgenza dovuta all’invecchiamento dei testimoni diretti.
  6. Riaffermazione dei principi democratici, con rifondazione sulla cultura giudaico-cristiana, sull’esperienza democratica post-bellica e sulla delibera 19-09-19 U. E. e sulla società laica.
  7. La ripulsa della guerra dev’essere moderata con un’affermazione più adatta ai tempi, e cioè più attinente ai principi O.N.U. (non agli interessi del Consiglio di sicurezza…) sull’intervento della stessa in caso di grave disturbo bellico.
  8. Una importante strategia da ridefinire con UNESCO, UNICEF, UNHCR e altre realtà dell’organismo di Governo mondiale per la tutela dell’“Identità Italiana” quale Patrimonio civile, artistico, culturale e naturale dell’Umanità, occidentale in particolare.

Insomma, avere una politica e una narrazione resistenziale ancorata a mitologie e visceralismi non sanati non è intelligente oggi, abbiamo passato la pandemia e abbiamo di fronte la più grande tempesta perfetta sull’umanità globale, la Quadrivoluzione, che se fa il gioco di qualcuno, non è certo quello degli italiani.

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