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Arte & Cultura

René Lalique, l’innovativo interprete dell’Art Nouveau e Decò

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La sua spinta innovativa e la sua creatività, che presero spunto anche dall’arte giapponese, lo portarono a lavorare per i più grandi orafi quali Aucoc, Cartier, Gariod e Destapes da cui successivamente acquisì l’azienda divenendo a sua volta un pregiato orafo.

di Ester Campese

 

René Lalique è stato un gioielliere e maestro vetraio, nonché artista avanguardista. Nacque nel 1860 ad Aÿ nel Dipartimento della Marne. Durante la sua epoca divenne interprete, attraverso i suoi lavori, prima dell’Art Nouveau e poi di quella Decò. Fu consacrato tra gli artisti di maggior successo nel suo campo e divenne riferimento della cristalleria francese.

Giovanissimo, ad appena sedici anni, rimase orfano del papà ed iniziò dunque a lavorare presso il gioielliere Louis Aucoc il quale gli diede i primi rudimenti dell’arte orafa trasferendogli le tecniche. Contemporaneamente, la sera, René frequentava la Scuola d’arte decorativa di Parigi.

La sua spinta innovativa e la sua creatività, che presero spunto anche dall’arte giapponese, lo portarono a lavorare per i più grandi orafi quali, oltre allo stesso Aucoc, Cartier, Gariod e Destapes da cui successivamente acquisì l’azienda divenendo a sua volta un pregiato orafo.

Da subito si indirizzò verso l’utilizzo di molteplici materiali, non solo l’oro e le pietre preziose. Questo è ciò che lo distinse dagli altri gioiellieri suoi contemporanei. Quelli che lui realizzava erano pezzi unici e originali. Realizzava i suoi lavori, con una lavorazione accuratissima, in madreperla, avorio, pelle, agata, bronzo, corno e vetro. Introdusse nell’oreficeria di allora anche l’uso delle pietre semi preziose.

Le sue ricercate interpretazioni, di grande gusto e qualità, riscossero sempre molti apprezzamenti. Tra i grandi successi fu molto importante la sua partecipazione nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi occasione in cui gli venne tributato un premio per le sue creazioni. Fu l’occasione che gli regalò la ribalta e la notorietà in tutto il mondo.

Dopo pochi anni decise di dedicarsi prevalentemente all’arte vetraia, riprendendo l’antica tecnica inventata dai fenici, ovvero quella del vetro soffiato. Lalique però non la soffiava in una canna di metallo, ma si reiventò questa tecnica applicando, a un tubo di gomma, un rubinetto che gli permettesse di regolare il flusso d’aria introdotto. Affianco a questa pratica aggiunse quella del vetro e del cristallo, pressati in uno stampo di metallo, quando ancora vischiosi e modellabili ed utilizzò le sabbiature e l’applicazione degli smalti. Introdusse inoltre nuove forme, inedite per la gioielleria di allora, ad oggetti di uso ornamentale come spille, collane, bracciali e ad oggetti d’arredo come sculture, lampade da scrivania, vasi, accessori da tavola e le note bottiglie di profumo. Le creazioni che realizzò riprendevano figure di animali come pavoni, libellule, ma anche forme tratte dalla natura o creature mitologiche o ancora le delicate silhouette di donne nude.

Aprì una fabbrica di vetro, nel 1921, a Wingen-sur-Moder, oggi ancora esistente, ma ristrutturata e trasformata in un raffinato hotel. Fu molto vasta la produzione dei suggestivi vetri opalescenti e di quelli satinati. Morì nel 1945 e fu sepolto al cimitero Père-Lachaise di Parigi. René Lalique per molti è stato un riferimento di quel magnifico ed effervescente periodo dell’Art Déco con i suoi disegni ed i lussuosi progetti che spiccavano anche per la tecnologia che all’epoca risultava davvero avanzata.

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