Regione Lazio, che fine ha fatto il medico scolastico?
In tempi di Covid la tutela della salute dei bimbi, per cui peraltro ancora non c’è vaccino sotto ai 12 anni, dovrebbe essere una priorità tra le priorità.
E invece non mancano anomalie o “dimenticanze” in merito. Come nel caso del Lazio.
di Alessandro Coccia
“Da figura essenziale a mitologica: che fine ha fatto il medico scolastico delle scuole del Lazio? A quasi un anno dall’annuncio, in Consiglio regionale, della reintroduzione della figura sanitaria da parte dell’allora consigliera Roberta Lombardi, dei colleghi da impiegare nelle scuole non c’è nemmeno l’ombra”.
Lo dice Patrizio Veronelli, segretario regionale della Confederazione italiana pediatri – Cipe del Lazio.
“Ci troviamo davanti ad una grave occasione persa di avvicinamento ai bisogni della collettività, soprattutto in questa fase di pandemia e di grande emergenza sanitaria: un progetto con una copertura finanziaria di 3 milioni di euro nella Legge di Stabilità 2021” aggiunge Veronelli.
“Mi auguro che la Regione Lazio batta un colpo e si attivi a stretto giro per mantenere l’impegno, viste peraltro le grosse risorse impegnate di denaro pubblico. Il medico scolastico, che può coinvolgere tanto i pediatri quanto i medici di base, rappresenta una risorsa determinante per dare supporto sanitario agli studenti, alle famiglie e agli istituti: la gestione dei tamponi in tempo reale, in caso di malessere a scuola, ad esempio, può essere decisiva per la tutela della salute di tutta la comunità scolastica” conclude Veronelli.