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Raffaele Rubin in diretta con Starting Finance: “Dopo il Coronavirus l’immobiliare può ripartire dalle periferie”

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Il broker, fondatore e partner di Josas Immobiliare ospite sulla Instagram Live della startup di investitori e divulgatori under 25

“Investire nell’immobiliare è qualcosa che non passa mai di moda; ma soprattutto all’indomani di questa grande emergenza Coronavirus, mi viene da consigliare a chiunque voglia sceglierlo di puntare a contesti meno battuti, più originali, andando a cercare delle realtà diverse; io credo ad esempio che l’immobiliare vedrà una fortissima ripartenza nelle zone decentrate”: è questo il parere di Raffale Rubin, founder e partner di Josas Immobiliare, società leader nel brokering per il settore retail. L’esperto e consulente ha partecipato, nel giorno di pasquetta, agli Instagram Live di Starting Finance, la startup e network di giovani esperti e millennials appassionati di finanza che punta a lavorare per diffondere in Italia la cultura dell’informazione finanziaria: “Negli ultimi anni”, ha continuato Rubin, “i centri storici delle nostre città sono stati rinforzati moltissimo, con interventi molto importanti da Milano a Napoli. Il centro storico ha degli indubbi vantaggi, ha dalla sua la presenza dei grandi monumenti e lo shopping può girare con facilità intorno a questi asset. Nel prossimo futuro dovremo allora essere bravi noi del settore, insieme ai proprietari di immobili nelle zone di prima periferia, a immaginare un sentiero diverso. Ad esempio penso all’area intorno alla Fiera di Roma, una zona che è alla nostra attenzione e verso la quale abbiamo accolto recentemente la sfida di dare un contributo specifico. Ma la questione cruciale rimane quella di creare una città dei distretti, di zone specifiche progettate intorno a delle parole chiave  – lusso, fashion, food di qualità. Parliamo di un fenomeno che a Milano è già partito e questa crisi da Coronavirus accentuerà questa tendenza anche in altre città, come la Capitale”. 

I giorni del distanziamento sociale, si capisce, hanno creato specifiche difficoltà agli attori del settore retail, spiega Rubin: “Stiamo passando un momento particolarissimo nel comparto dell’immobiliare business – negozi, uffici, ristoranti e somministrazione; in particolare, come è facile, immaginare il mondo dei negozi è molto colpito. I luoghi del classico shopping – tessile, elettronica, casalinghi, occhiali, ma anche il mondo della ristorazione – sono chiusi; una situazione di questa ampiezza non si era mai vista, probabilmente è il momento peggiore degli ultimi 70 anni e si accumulano preoccupazioni per il futuro, per le riaperture. Al momento l’unica agevolazione diretta è stata il credito di imposta per le locazioni, per le tasse e contributi che hanno riguardato il mese di marzo. Si tratta di un intervento specifico sulla categoria catastale C1, il che significa per esempio che sono tenuti fuori gli studi professionali – avvocati, commercialisti, immobili di categoria A10, soggetti a cui è chiesto di pagare tutte le spese di marzo, per quanto riguarda aprile chissà. Aspettiamo che il governo ci dica qualcosa in proposito”.

Le abitudini degli italiani, intanto, cambiano; forzati dall’impossibilità di fare shopping liberamente i cittadini si concentrano sul commercio online. Un fenomeno, spiega il broker, che è però giusto analizzare in profondità e considerando correttamente il contesto: “Online e offline sono complementari nel mondo del retail e dello shopping. Oggi l’impressione è che il commercio online abbia scavalcato stabilmente l’esperienza del contatto umano, ma non è così. Sugli online market gli articoli più comprati sono spesso prodotti mirati, tecnologia, libri, accessori per animali. Per gli oggetti che hanno bisogno di emozionalità il negozio, il giro in boutique rimarrà invece sempre imprescindibile. Prendiamo un settore su tutti, quello del mondo del lusso: chi vuole comprare una borsa di un grande brand vuole vivere quell’esperienza, vuole quella sensazione anche fisicamente, vuole uscire con la busta della grande marca. Questi giorni di chiusura totale”, continua Rubin, “sicuramente segneranno il futuro e velocizzeranno un po’ alcuni processi, ma non concordo sull’idea che stravolgeranno ogni cosa. Altro è dire che il mondo dello shopping deve rivoluzionarsi, deve cambiare e questo è certamente vero: il digitale serve aiutare l’offline, i due canali devono sempre andare insieme”.

Tutto dipenderà allora da quanto potente saprà essere la forza della reazione del paese, sostenuta anche da politiche specifiche: “Temo che chi ci governa non abbia ancora capito cosa stia succedendo alle nostre imprese”, conclude Rubin, “e fra l’altro, anche prima di queste chiusure, in Italia non stavamo passando un momento fantastico: solo Milano si stava distinguendo, nelle altre città la tendenza era a scendere. Splendide aree del paese hanno un potenziale che in questi anni non sono riuscite a dimostrare. Questa chiusura oggi ci spinge a ripartire e ciò sarà possibile se il governo riuscirà ad imporsi realmente sia a livello europeo che a livello interno. Serve un piano strategico fortissimo grazie al quale, io ne sono convinto, potremo avere una ripresa che ci porterebbe a livelli anche maggiori del pre-crisi. Servono però strategie, mezzi, soldi: l’entusiasmo è importante ma non è sufficiente”. 

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