Mondo
Quei volti famosi e sconosciuti della nostra Cultura

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Gianni Pezzano storico italo australiano: Anche la nostra musica è volano della lingua italiana, i nostri cantautori sono la chiave per promuovere la nostra lingua sempre di più, a vantaggio dei figli e nipoti degli emigrati italiani
Di Gianni Pezzano
In un certo senso l’anteprima degli Stati Generali della lingua italiana due settimane fa non era a Firenze, ma a Stoccolma con l’annuncio di Bob Dylan come vincitore del Nobel per la Letteratura per quest’anno. La notizia mi ha colpito perché spesso mi ricordo del discorso di Renzo Arbore alla manifestazione di due anni fa e quelle parole mi erano ancora in testa quando sono entrato nella Sala dei 500 per i primi discorsi e presentazioni. Arbore aveva detto che bisognava promuovere di più la musica leggera italiana come introduzione alla lingua italiana agli studenti all’estero e che sono questi artisti che li possono portare verso i livelli più alti come la lirica.
La notizia di Dylan era l’anteprima della manifestazione perché la sua premiazione era la prova che in effetti i cantautori sono anche poeti, un fatto che noi italiani sapevamo da tempo. Ma proprio per noi italiani quella sua vittoria era accompagnata anche dalla tristezza di sapere che c’era un nostro grandissimo e rimpianto cantautore che certamente non era meno di Bob Dylan con il suo uso del linguaggio e con i temi sociali della sua musica. Questo grande musicista e scrittore era Fabrizio de André.
De André, come Dylan e come il nostro ultimo Premio Nobel per la Letteratura, il recentemente scomparso Dario Fo, non trattava solo temi d’amore delle canzonette, ma trattava temi importanti sociali e non. Il cantautore genovese era capace di grande satira, come fece in “Il ritorno di Carlo Martello da Poitiers” scritta insieme a Paolo Villaggio e allo stesso tempo era capace di trasmettere messaggi importanti su temi sociali che spesso erano tasti dolenti della Storia del nostro paese come “Il Bombarolo” sugli Anni di Piombo e “Princesa” nella quale tratta i temi dei transessuali.
Però, per quanto sarebbe stato bello vedere una sua premiazione al Nobel, il nostro rimpianto più grande è che non è conosciuto dal grande pubblico internazionale perché tutte le sue opere sono scritte e cantate in italiano. La sua musica e i suoi temi non erano adatti al pubblico internazionale come quelli di Mogol, Modugno e gli altri musicisti che nel corso degli ultimi decenni hanno avuto moltissimi successi mondiali. Peggio ancora, de André non è la nostra unica voce sconosciuta al pubblico internazionale e particolarmente a quello anglofono. Giorgio Gaber, Ivano Fossati, Francesco de Gregori, Francesco Guccini e Roberto Vecchioni per nominare solo i primi che mi vengono in mente non sono conosciuti in modo adeguato alla qualità delle loro voci e della loro musica.
Benché ci siano cantautori che sono riusciti ad arrivare a un pubblico internazionale importante, come Paolo Conte e Angelo Branduardi, questi sono l’eccezione alla regola. Infatti, Branduardi che sta per iniziare una tournée internazionale ha potuto far conoscere la sua musica al pubblico estero perché ha avuto la saggezza di fare un numero dei suoi album in versioni internazionali. Il suo celebre album “Alla Fiera dell’est” fu tradotto in inglese con la collaborazione del poeta inglese Peter Sinfield per assicurare la fedeltà del testo nuovo con l’originale. Conte ha avuto il pregio di avere il suo successo in Francia in italiano, un mercato notorio per il suo chauvinism linguistico ed è stato premiato non solo con il successo dei suoi spettacoli e album, ma persino dal conferimento della Grande Médaille de Vermeil, la massima onoreficenza della città di Parigi.
Nei casi dei nostri cantanti con successi internazionali importanti come Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Raffella Carrà ed altri, questo successo spesso era legato alla lingua spagnola nell’America Latina con solo una parte legata alle loro versioni originali in italiano. Senza nulla togliere dai loro meriti e successi, questi cantanti e cantautori non trattano i temi sociali e scottanti dei cantautori soggetti di questo articolo, ma allo stesso tempo il loro successo dimostra che esiste un mercato mondiale per i nostri artisti se presentati nel modo giusto.
Con i suoi WOMAD in ogni continente che promuove la cosiddetta world music Peter Gabriel dei Genesis ha messo sulla scena mondiale alcuni dei nostri complessi meno noti al pubblico internazionale come Spaccanapoli e questo suo impegno ci da altra prova del valore di alcuni nostri talenti meno noti. Infatti, Peter Gabriel afferma che per lui il miglior album di world music sia Crêuza de mä di Fabrizio de André. Un riconoscimento importantissimo da una dei maggiori promotori del genere nel mondo.
Naturalmente ogni lettore avrà nomi da aggiungere a quelli già elencati e questo è giustissimo. Nel corso dei decenni abbiamo perso molti cantautori per strada, chi per la forza del destino, chi perché il suo tempo era finito, chi per motivi di moda, o chi per la decisione personale di trovare altre strade. Ognuno ha contribuito a creare un genere importante della nostra Cultura anche se, a torto, alcuni non la considerano aii livelli altissimi della lirica. Ogni nuova canzone, ogni controversia per temi scottanti, ogni riconoscimento internazionale aggiunge ancora più valore al nostro patrimonio culturale e quindi non sono da scartare o da dimenticare.
Anzi, come paese abbiamo il dovere non solo di ricordarli, ma di promuovere tutti i nostri artisti a livello internazionale e nella nostra lingua per mostrarli al loro massimo. Questo discorso vale altrettanto per i nostri autori importanti perché abbiamo il vizio nazionale di scordarli nel corso di pochi anni. Sono la chiave per promuovere la nostra lingua sempre di più, iniziando dai figli e i nipoti degli emigrati italiani che spesso non si rendono conto della ricchezza di tutti i generi della musica italiana, come anche la nostra letteratura.
Dirò di più, non dobbiamo compiacerci più dal fatto che la lingua italiana sia la lingua della musica. Dobbiamo anche cominciare a presentare la nostra lingua come una lingua mondiale della Cultura di ogni tipo perché in ogni campo della Cultura, senza eccezioni, ci sono italiani che hanno fatto onore al nostro paese e alla nostra Cultura.
Facciamo conoscere al mondo quei volti che per noi sono famosi, ma che fuori dei confini del Bel Paese sono sconosciuti al grande pubblico. In quel modo assicureremo che facciamo a loro l’unico vero omaggio valido per un grande paese, assicurando che i loro nomi saranno ricordati dal mondo per sempre.