Italiani nel Mondo
Quando il meme diventa mezzo di Disinformazione e Manipolazione – When memes become means of Disinformation and Manipulation
Quando il meme diventa mezzo di Disinformazione e Manipolazione
Ormai tutti i nostri lettori conosceranno i meme, i disegni/vignette, ecc. con messaggi più o meno politici che spesso iniziano discorsi online molto accesi sui contenuti. Purtroppo, i temi dei discorsi non sono sempre semplici e non possono essere espressi in pochi righe o parole.
Infatti, proprio per questi motivi questi meme sono diventati il tormentone dei social e ultimamente abbiamo visto il meme che dimostra in modo inequivocabile come fin troppo spesso possono essere mezzi di disinformazione e manipolazione degli utenti.
Senza dubbio chi l’ha condiviso ha visto solo la seconda parte del messaggio, cioè “nati PER DISTRUGGERLA”. Bisogna anche notare che le ultime due parole sono in maiuscolo per enfatizzare il messaggio. Ma c’è un grande problema che fa capire che l’intenzione del meme è di manipolare e non di presentare un caso chiaro e logico e quindi smentisce del tutto il meme.
I soldati “MORTI per fare l’Italia” (questa volta è la prima parola in maiuscola) non sono soldati italiani, difatti dai caschi e le divise si vede chiaramente che i soldati sono britannici della Prima Guerra Mondiale. Quindi, che senso ha il messaggio se il suo ideatore che ama il suo paese, almeno in teoria, non ha capito questo fatto?
Prima di continuare dobbiamo fare una precisazione fondamentale. Non giudichiamo, sia nel bene che nel male, il comportamento dei politici nella seconda foto che sono il vero bersaglio del meme. In fondo, il giudizio del loro operato lo fanno i cittadini italiani quando esprimono il loro voto nella segretezza dell’urna elettorale e non utenti da tutto il mondo che si dilettano a prendere in giro personaggi pubblici a partire da politici che sono sempre stati il bersaglio del pubblico di ogni epoca della Storia dell’Uomo.
Perciò, per via di questa leggerezza con i fatti, questo meme non lascia dubbi che l’intenzione dell’ideatore era di manipolare i sentimenti degli utenti verso certi politici. Come succede anche con altri politici e personaggi pubblici che vediamo più volte ogni giorno sui social.
Gli ideatori dei meme utilizzano didascalie viandanti (come in questo caso), fotografie taroccate per rendere ridicoli personaggi, citazioni false oppure fuori contesto di personaggi celebri per osannare o criticare il comportamento del bersaglio di turno, oppure, come nel caso dell’emergenza sanitaria, spargere statistiche inventate o parziali per criticare regolamenti di sanità pubblica in un periodo che ha visto milioni di persone morire in giro per il mondo di una malattia sconosciuta fino a meno di due anni fa.
Tutto questo con la complicità degli utenti che automaticamente condividono i meme che confermano le loro idee e ancora più spesso i loro pregiudizi.
Il computer, il tablet ed il cellulare hanno reso semplicissimo condividere questi messaggi di disinformazione e manipolazione, basta un click ed è fatto. Ma quanti utenti pensano di controllare i meme prima di condividerli? Quasi nessuno purtroppo.
La stessa tecnologia che rende facile condividere permetterebbe a chiunque di controllare citazioni, foto e statistiche. In moltissimi casi ci vuole meno di un minuto per controllare fonti oppure, peggio ancora, la mancanza di fonti attendibili, dei contenuti dei meme. Eppure quasi nessuno lo fa.
Il risultato di questo è che i meme sono diventati la fonte di “informazioni” degli utenti. La loro semplicità e la bravura dei loro ideatori li rende irresistibili ed è proprio questo il pericolo rappresentato da questi mezzi.
Se poi chiedi a chi condivide i meme perché lo fa la risposta è spesso, “non mi fido dei mezzi giornalistici”. Sembra una risposta veritiera, ma bisogna chiederci perché questi stessi utenti poi si fidano di messaggi misteriosi di cui non si sanno le fonti e le cui informazioni sono, come minimo, vaghe.
Questo aspetto certamente rivela un problema nel mondo giornalistico che nessuno può negare, un problema che deve essere affrontato nel modo più aperto possibile a partire dalle grandi testate, ma la risposta non si trova nemmeno nei meme perché sono proprio l’incarnazione degli stessi problemi che gli utenti attribuiscono alla stampa tradizionale, in tutte le sue forme moderne.
Difatti, la risposta deve venire sia dalla stampa, sia, ancora di più, dagli utenti che dovrebbero analizzare e controllare i meme prima di condividerli. Potrebbe sembrare un’assurdità da parte di alcuni lettori, ma il motivo è allo stesso tempo semplice e profondo.
Ci vantiamo di vivere in Democrazia, ma per funzionare bene la Democrazia ha bisogno di dibattito vero e pubblico e questo dibattito non può esistere se le fonti di informazione sono insicure, come lo sono a volte nei casi dei meme. Infatti, questo è il motivo per cui i dibattiti online diventano così accesi, perché troppi utenti “si fidano” di fonti insicure semplicemente perché confermano le loro idee e altrettanto automaticamente smentiscono qualsiasi fonte che dimostra che non siano vere.
E questo discorso vale anche per i politici che, quando presentano i loro casi, non utilizzano tutte le informazioni a disposizione perché non conformi ai programmi che vogliono presentare ai loro elettori. E questa selettività di informazione da parte loro è soltanto un altro mezzo di disinformazione e manipolazione e merita di essere giudicato per quel che è.
Allora, quando vediamo un meme, prendiamo il tempo per controllare quel che mostra e dice, assicuriamoci che il messaggio sia vero e verificabile e se non è così meglio non condividerlo. In quel modo avremo fatto un passo importante per promuovere un aspetto essenziale della nostra vita, il dibattito leale e aperto che è la base fondamentale della nostra Democrazia.
When memes become means of Disinformation and Manipulation
By now all our readers know what memes are, the drawings/cartoons, etc with more or less political messages with contents that often start very heated arguments online. Unfortunately, the themes of these memes are not always simple and cannot be expressed in a few lines or words.
Indeed, precisely for these very reasons memes have become the catchphrase of the social media and lately we saw the meme that shows unequivocally how all too often memes are means of disinformation and manipulation.
Undoubtedly the ones who shared it saw only the second part of the message “nati PER DISTRUGGERLA” (Born to destroy her). It must also be noted that the last two words are in capital letters to emphasize this message. But there is a big problem that lets us understand that the intention of the meme is to manipulate and not to present a clear and logical case and therefore totally contradicts the meme.
The soldiers “MORTI per fare l’Italia” (They died to make Italy, this time the first word in the original is in capital letters) are not Italian soldiers when in fact, as can clearly seen from the helmets and the uniforms, the soldiers are British of the First World War. So, what is the point of the message if its designer who loves his or her country, at least in theory, did not understand this fact?
Before continuing we must make an essential precision. We do not judge, for better or for worse, the behaviour of the politicians in the second photo who are the real target of the meme. After all, the judgment on their work is made by Italian citizens when they express their vote in the secrecy of the ballot box and not by users around the world who enjoy mocking public people who have always been the target of the public in every period of Human history.
Therefore, due to this carelessness with the facts this meme leaves no doubt that the intention of the creator was to manipulate the emotions of the users towards certain politicians. As happens also with other politicians and public figures many times every day on the social media.
The creators of memes use deceptive captions (as in this case), touched up photos to make people ridiculous, false or out of context quotations by famous people to praise or criticize the behaviour of the day’s target or, as in the case of the health emergence, spread made up or partial statistics to criticize public health regulations in a period that has seen millions of people die around the world of a disease that was unknown until less than two years ago.
All this with the complicity of the users who automatically share the memes that confirm their ideas and even more often their prejudices.
The computer, the tablet and the mobile phone have made it very easy to share these messages of disinformation and manipulation, just one click and it is done. But how many users think to check the meme before sharing? Almost nobody unfortunately.
The same technology that makes it easy to share would allow anyone to check the quotes, photos and statistics. In many cases this would take less than a minute to check the sources or, worse still, the lack of reliable sources, of the contents of the memes. And yet almost nobody does this.
The result of this is that the memes have become the source of “information” of the users. Their simplicity and the skill of their creators make them irresistible and this is precisely the danger represented by these means.
And if you then ask those who share why they do so the answer is often “I don’t trust the newspapers” This seems a true answer but we have to wonder why these same users then trust mysterious messages about which they do not know the source and whose information is, at the very least, vague.
This aspect certainly reveals a problem in the world of journalism that nobody can deny, a problem that must be faced in the most open way possible, starting with the great newspapers, but the response is not found in the memes because they are the very incarnation of the same problems that the users blame the traditional Press, in all its modern forms.
In fact, the solution must come from both the Press and, even more, from the users who should analyze and check the memes before sharing them. This could seem absurd to some readers but the reason is simple and profound at the same time.
We pride ourselves that we live in a Democracy but to function well Democracy needs real and public debate and this debate cannot exist if the sources of information are insecure, as they are in the case of memes. Indeed, this is the reason that online debates become so fiery, because too many users “trust” the insecure sources simply because they confirm their ideas and just as automatically they deny any source that shows they are not true.
And this also applies to politicians who, when they present their cases, do not use all the information available because it does not conform with the agendas they want to present to their voters. And this selectivity of information by them is only a means of disinformation and manipulation and deserves to be criticized for what it is.
So, when we see a meme let us take time to check that what it shows and says is true, let’s make sure that the message is true and verifiable and if not, let’s not share it. In this way we will have made a major step to promote an essential aspect of our lives, the fair and open debate that is the essential basis of our Democracy.