Attualità
Processo Mediaset, Cassazione deve fissare udienza prima della prescrizione
La Suprema Corte: Berlusconi trattato come qualsiasi imputato.
Roma, 1° luglio – “…E’ imposto inderogabilmente alla Corte di Cassazione di determinare l’udienza di trattazione di ogni ricorso prima della maturazione del termine di prescrizione di alcuno dei reati oggetto del procedimento, a pena di responsabilita’ anche di natura disciplinare”. Con questo post su facebook ( il social network che solo in Italia conta 22 milioni di utenti) l’avvocato Pasquale Gallo, penalista e cassazionista di Roma, commentava 24 ore fa le notizie riportate da una serie di testate giornalistiche che individuavano come atto persecutorio la fissazione anticipata dell’udienza di ricorso del processo Mediaset. E puntuale oggi anche la smentita del presidente della Cassazione Giorgio Santacroce “Non c’è nessun accanimento. Il senatore Berlusconi è stato trattato come qualunque imputato in un processo con imminente prescrizione”. E sicuramente la prescrizione non può essere un diritto come commentato da qualcuno su FB.
La Corte, sollecitata dalle reazioni dei difensori di Silvio Berlusconi e di buona parte del Pdl, ha ritenuto inoltre di diramare un comunicato dove sottolinea l’obbligo per il supremo Tribunale di non arrivare ai termini di prescrizione del reato a pena di responsabilità anche di natura disciplinare, e che la Corte di Cassazione ha sempre adempiuto a tale dovere.
“Nel caso in esame – spiega il comunicato – nella assoluta normalità della doverosa prassi sin qui sempre seguita, l’ufficio addetto all’esame preliminare dei ricorsi ha rilevato che la maturazione della prescrizione di uno dei reati sarebbe potuta cadere il primo agosto 2013, compreso nel periodo feriale, e il presidente della sezione feriale ha conseguentemente fissato la trattazione del ricorso per una udienza antecedente a tale data, previa richiesta di abbreviazione dei termini, proposta, nel rispetto della normativa processuale, della procura generale”.
Evidenze di legge che il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, che dalle pagine del Messaggero tuona: “Non c’è nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo”, non può disconoscere, ma che sicuramente non possono essere alla portata di qualsiasi elettore con percorso formativo differente dalla laurea in Giurisprudenza. Il fatto è che un’eventuale condanna emessa sul processo Mediaset, anche dalla Corte di Cassazione, porterebbe come conseguenza immediata per Silvio Berlusconi l’interdizione dai pubblici uffici. A causa di un solo cittadino il Governo in queste ultime ore traballa: “Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta”, ha fatto sapere ancora Renato Schifani. Dunque lavori in Parlamento bloccati per un giorno, come da richiesta del Pdl e tensioni nel Partito democratico, in parte stremato dalle larghe intese che assiste ancora una volta al blocco della vita politica del Paese, perché un intero partito interviene in difesa di un unico cittadino. Tenta di calmare le animosità Dario Franceschini che afferma “il Governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento.”