Attualità
Portella della Ginestra e l’eccidio del 1º maggio ancora senza mandanti

Settantacinque anni fa l’eccidio di Portella della Ginestra in Sicilia. La strage del 1º maggio del ’47, in cui persero la vita undici persone riunite a festa è ancora oggi senza il volto di un mandante.

Foto di Giuseppe Savo
Il vento spira tra le pietre calcaree di Portella della Ginestra, comune in provincia di Palermo, e sfiora i fili d’erba, “testimoni” di quella che viene considerata la prima strage politica mafiosa al tempo dell’Unità d’Italia.
1 maggio del 1947, ore 9.30 nel comune di Piana degli Albanesi ci sono quasi 2000 persone tra braccianti e contadini, uniti per celebrare con i familiari la festa dei lavoratori da quando l’Italia è diventata Repubblica. L’incontro è anche occasione per festeggiare la vittoria dei partiti di sinistra e manifestare contro i latifondisti.
Improvvisamente, durante un comizio, si sentono degli scoppi. I presenti, inizialmente pensano a dei mortaretti dato il clima di festa, ma in realtà sono degli spari. In un quarto d’ora si compie una strage: uomini, donne, bambini cadono sotto i colpi di mitra. Il bilancio è di 11 morti (di cui 9 adulti e 2 bambini) e 27 feriti.
A sparare alla folla sono il brigante Salvatore Giuliano e i compagni della sua banda. Uomini usati come strumento dalla mafia, dai proprietari terrieri e dai politici per raggiungere un fine: liberarsi di quei lavoratori che aspiravano a un modello di società equo e, di conseguenza, pericoloso per i loro interessi.
La colpa di questi lavoratori? Aver occupato dei terreni incolti. Nel 1944 il ministro dell’agricoltura Fausto Gullo, con alcuni decreti permise l’occupazione dei terreni non usati e una ripartizione del raccolto con maggiori vantaggi per gli agricoltori rispetto ai proprietari terrieri. Un cambiamento epocale, che avrebbe alterato gli equilibri politici della regione gestiti anche dalla mafia.
Il primo processo per stabilire i colpevoli della strage è istituito a Viterbo nel ’52, due anni dopo l’assassinio di Salvatore Giuliano per mano del bandito Gaspare Pisciotta; proprio quest’ultimo e gli altri membri della banda furono incolpati della strage e condannati all’ergastolo. Nonostante le condanne, a distanza di anni quell’eccidio rimane ancora senza mandanti. A nulla servono le accuse, dichiarate infondate, di Pisciotta verso deputati monarchici e democristiani, che avrebbero pianificato con Giuliano la strage. A nulla serve la decisione di Pisciotta di rivelare la firma sulla lettera che commissiona a Giuliano il massacro a Portella della Ginestra; sarà avvelenato in carcere nel ‘54.
Portella della Ginestra e le celebrazioni del 1º maggio 2022
Il 1º maggio 2022, dopo due anni di assenza, si torna a manifestare a Portella della Ginestra, con un corteo per ricordare una strage che, a distanza di 75 anni, non ha ancora i nomi di chi l’ha voluta a tutti i costi; mentre, su quelle pietre calcaree che «Bevvero sangue», primeggiano in rosso vermiglio i nomi di uomini, donne e bambini che, poveri di ricchezze, ma assetati di libertà urlavano: «Viva il primo maggio, viva i lavoratori».
In memoria delle vittime:
- Margherita Clesceri (37 anni)
- Giorgio Cusenza (42 anni)
- Giovanni Megna (18 anni)
- Francesco Vicari (22 anni)
- Vito Allotta (19 anni)
- Serafino Lascari (14 anni)
- Filippo Di Salvo (48 anni)
- Giuseppe Di Maggio (12 anni)
- Castrense Intravaia (29 anni)
- Giovanni Grifò (12 anni)
- Vincenzina La Fata (8 anni)